Il cane e i pericoli della bella stagione: la processionaria

La veterinaria Arianna Del Treste ci parla di un pericolo che minaccia i nostri amici animali nella bella stagione: la processionaria, un lepidottero che causa gravi danni.

 

Il nome scientifico è Traumatocampa pityocampa. Sarà capitato a tutti di vedere le larve di questo lepidottero avanzare in fila, come in una processione: da qui il nome gergale di “processionaria”. Le larve, oltre alla peculiarità di spostarsi una dietro l’altra, hanno anche quella di essere fitofaghe: si nutrono cioè del fogliame degli alberi del genere Pinus e, solo eccezionalmente, dei generi Larix e Cedrus. L’attività defogliatrice delle larve è talmente distruttiva da rappresentare un fattore limitante per la sopravvivenza delle pinete.
Da sempre presente nel bacino del Mediterraneo, a causa dell’innalzamento della temperatura globale la processionaria negli ultimi anni è andata incontro a un incremento della popolazione. Nonostante sia un insetto dannoso, c’è da dire che si resta incantati di fronte alla perfezione dei vistosi nidi sericei, che per forma e colore ricordano lo zucchero filato. La temperatura interna dei nidi resta relativamente elevata anche in inverno, grazie a particolari secreti “coibentanti” prodotti dalle larve. In primavera i bruchi lasciano i nidi sui rami terminali dei pini e si interrano in punti soleggiati, per poi evolvere allo stadio adulto di falena. Il momento dello “sfarfallamento” varia in base a latitudine, altitudine ed esposizione del luogo.

Una sostanza irritante

Annusando il terreno in primavera, i cani possono imbattersi nelle larve di processionaria. Come riconoscerle? Una volta mature, si presentano come bruchi grigio-giallastri non più lunghi di 4 centimetri e ricoperti da numerosi peli uncinati che nascondono un’insidiosa azione urticante, grazie alla taumetopoeina. Questa proteina viene prodotta dalle larve in caso di pericolo e costituisce, a sua volta, un pericolo per persone e animali.
Nel cane, la sintomatologia varierà a seconda della modalità e della localizzazione dell’entrata in contatto con la pericolosa peluria, che potrà semplicemente irritare la cute del muso e gli occhi, così come essere inalata o ingerita. Di solito il primo sintomo è una massiva salivazione che non tende al miglioramento. A causa del processo infiammatorio imponente, è possibile che la lingua si gonfi al punto da soffocare l’animale, o vada incontro a fenomeni lesivi irreversibili, come la necrosi con conseguente perdita di parti della lingua. La condizione più grave è legata all’ingresso dei peli di processionaria nell’apparato digerente o respiratorio del pet: a volte il danno è talmente importante da risultare invalidante o fatale.

Il primo intervento

Dall’inizio di marzo bisogna porre la massima attenzione durante le passeggiate del ane, badando bene a dove mette il muso. In caso di un malaugurato contatto con il lepidottero, la regola è solo una: lavare subito con acqua, in modo da rimuovere la dannosa peluria. Durante il lavaggio evitare assolutamente lo sfregamento, che peggiorerebbe il quadro, e munirsi di guanti. Anche l’uomo infatti può andare incontro a reazioni dermatologiche o allergiche che, in alcuni casi, possono determinare gravi conseguenze. Se sei un joggers, occhio alle pinete nella stagione calda: i peli urticanti possono essere facilmente trasportati dal vento. E attenzione a non far “giocare” i bambini con questi bruchi… Oltre al cane in pericolo anche i cavalli, che sono soliti cercare l’erba ai piedi degli alberi. Per quanto riguarda il pet, portalo dal veterinario il prima possibile! Soprattutto nei quadri più complessi il fattore tempo può fare la differenza.

Cosa dice la legge

Il Decreto Ministeriale 30 ottobre 2007 stabilisce che la lotta obbligatoria alla Traumatocampa pityocampa è di pertinenza del Servizio Fitosanitario in caso di minaccia per il popolamento arboreo e delle Autorità Sanitarie locali, se si profila un rischio per la salute di uomini e animali. Oltre alla disinfestazione meccanica o chimica con pesticidi, esiste un’efficace lotta biologica con il Bacillus thuringensis var. kurstaki, batterio innocuo per persone e animali e a basso impatto ambientale, ottimizzabile con l’impiego di trappole a feromoni che interferiscono con l’accoppiamento. In ogni caso, dati i possibili rischi per la salute pubblica, affidarsi a ditte specializzate ed evitare il fai da te.

Arianna Del Treste

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