Nonni e famiglie: uno sguardo dal drone
Costanza Marzotto, psicologa, mediatrice familiare e docente presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, risponde ad alcune domande sul ruolo dei nonni nelle famiglie di oggi.
Riceviamo diverse lettere di nonni che, per varie ragioni, si prendono cura in modo permanente dei nipoti, tenendoli anche a dormire da loro. In base alla sua esperienza, questo tipo di organizzazione ha delle conseguenze sull’assetto delle “nuove” famiglie?
Il quesiti che mi pone fa riferimento a un osservatorio molto attuale sulla nuova identità del “corpo famigliare” a seguito di trasformazioni sociali, anagrafiche ed economiche in atto nella nostra società. È evidente il prolungamento della vita media, per cui i nonni vivono molto più a lungo e sono pieni di risorse anche fino a settanta, ottanta anni, fattore che determina nuovi bisogni, ma forse anche nuove risorse.
Questa vitalità fa si che anche quando il lavoro esterno viene meno per il pensionamento, gli anziani hanno un sacco di energie da dedicare alla comunità, e se non riescono ad aggregarsi con i loro coetanei, a focalizzarsi su nuovi interessi propri, cercano di dedicare queste risorse all’interno della propria famiglia.
Una nuova disponibilità che si affianca a una scarsità di risorse sociali (nidi, scuole a tempo pieno, ecc.) per cui i genitori affidano ai nonni e alle nonne i propri figli, forse anche per facilitare la propria vita lavorativa e sociale. Pensiamo ad esempio a chi non riesce ad andare a prendere i figli all’uscita di scuola e arriverebbe in ritardo a preparare la cena: dunque, dato che il figlio è rimasto tutto il pomeriggio dai nonni, perché non lasciarlo lì anche a dormire? Ma questo non sempre è positivo. Da una funzione supportiva si rischia di passare alla delega.
Per i bambini, che cosa comporta avere dei nonni che assumono anche un ruolo di “supplenza” delle funzioni educative proprie dei genitori, come talvolta succede?
I bambini rischiano di sentirsi “abbandonati”, nel senso di confondere una “cura generosa” con una sostituzione dei propri punti di riferimento. I riti dell’addormentamento in capo a papà e mamma vengono sostituiti da una presa in carico che potrebbe loro apparire “squilibrata”.
Anche i nonni, poi, necessitano di momenti di fine giornata adatti alla loro età, che non coincidono con la messa a dormire dei nipoti. Si sacrificano, lasciano perdere le loro antiche passioni per la musica o i film western tipici della loro età, per appiattirsi nel baby-sitting. Il rischio è quello di un’eclissi della “gratuità” tipica della funzione nonnesca, sostituita da una delega da parte della generazione di mezzo. A volte poi alcune nonne non hanno tanta fiducia nelle competenze genitoriali dei propri figli/figlie e non avendo ancora attuato quel riconoscimento indispensabile delle competenze educative della nuova coppia, pensano che sia più funzionale sostituirsi, senza aver mai effettuato una vera “separazione” da loro figli.
Sposarsi, o iniziare una convivenza tra due giovani, vuol dire assumersi delle responsabilità verso se stessi, verso la coppia e verso la comunità; responsabilità anche nei confronti del figlio, naturalmente, ma che non decollano se non c’è modo di svolgere il rito del bagno, della cena, della fiaba prima della nanna, del risveglio notturno se il bimbo fa un brutto sogno… e dell’alzata mattutina per andare a scuola.
Spesso i nonni sostengono le famiglie dei figli anche dal punto di vista economico. Questo però non può far sì che talvolta si sentano autorizzati a ingerirsi nelle decisioni della coppia?
Siamo ben consapevoli che a volte le giovani famiglie hanno anche bisogno di un contributo finanziario per campare, e se i nonni hanno maggior disponibilità economica sono i benvenuti. Qualcuno diceva che senza i soldi dei nonni, l’Italia farebbe ancora meno bambini; che le famiglie oggi ricevono dai vecchi non solo un contributo affettivo di ricordi e di tradizioni, di affetto e di cure, ma soprattutto di tempo e denaro. Ma a questa necessità si può ovviare esplicitando la questione.
In questo periodo di pandemia – in cui alcuni padri e madri hanno meno introiti – non c’è dubbio che parte delle pensioni di anzianità servono ai nipoti; questa generosità però potrebbe assumere il volto di un investimento fiducioso/fiduciario per il futuro, sotto forma di contributo per gli studi, di un libretto di risparmio per le nuove generazioni, ma mantenendo il riconoscimento che la responsabilità genitoriale resta in capo a chi ha generato il figlio. Il rischio possibile è quello di annullarne la funzione. Uno dei temi ricorrenti anche nelle recenti ricerche sulla figura dei nonni è quello di individuare le buone prassi per salvaguardare le differenze, e portare in salvo per i nonni il piacere della gratuità, della eccedenza e per i genitori il piacere della riconoscenza da parte dei figli.
Qual ritiene che sia il ruolo corretto dei nonni, nei confronti dei nipoti e, più in generale, nei confronti delle famiglie dei figli?
Una nonna piace perché offre ai nipoti momenti di gioco, di lettura, di chiacchierate extra. A un nonno si è legati perché racconta di com’eravamo, di come si giocava e si lavorava una volta. Se il ruolo dei nonni diventa puro accudimento si perdono quegli spazi speciali tipici della nonnità… A volte i nonni aiutano i ragazzi a fare i compiti (se poi uno dei nonni ha anche fatto l’insegnante tutta la vita, perché non aiutare in una versione di latino o in problema di matematica?), ma il rendimento scolastico del giovane deve essere in capo a papà e mamma, sono loro che parlano con le maestre, che vanno alle riunioni genitori. Non possiamo vedere le nonne alle riunioni di classe, sarebbe un annullamento delle responsabilità parentali.
Ma se io ho più tempo, sono più competente – si chiedono certi nonni – perché non sostituirmi a mia figlia o mia nuora che è tanto presa…? Bella domanda; ma allora ecco la domanda successiva: “Io credo veramente che la madre sia adeguata”? O forse non le ho ancora dato quel credito indispensabile affinché, come e quando può, svolga lei la funzione si crescere i propri figli? Noi nonni dovremmo essere un di più, una eccedenza, un dono gratuito che resta in secondo piano, che valorizza quanto papà e mamma “riescono a fare”, anche se non corrisponde al modello che abbiamo in mente.
In parallelo, la domanda che mamme e babbi dovrebbero porsi potrebbe essere così formulata: “Com’è concepita la nostra relazione coniugale? Come si connota la nostra identità genitoriale anche in relazione a ciò che è stato appreso nelle nostre famiglie di origine?” Per usare un’espressione molto bella di alcuni colleghi, la transizione della nuova coppia può essere intesa come epifania delle relazioni familiari. Hai scelto un partner, sei uscito di casa, hai messo al mondo un figlio, e questo evento si manifesta nel momento in cui altri (nonni, suoceri, cognati, maestre, ecc.) ti riconoscono, ti attribuiscono pregi e difetti, ti fanno sentire che ci sei. Non ti “sottraggono” il bimbo. In queste circostanze ai nonni è richiesto di fare un passo indietro, una sorta di arretramento per riconoscere che il figlio/a è anche marito/moglie, padre e madre, processo non rapido né semplice, ma che richiede una riflessività da parte di entrambe le generazioni.
La metafora del drone, utilizzata nel titolo, allude proprio a questo atteggiamento di alzarsi ed acquisire un nuovo punto di vista con cui guardare alle relazioni familiari!
Questo rischio di sostituirsi ai figli diventa ancora più evidente nei casi di separazione o divorzio. Mi sono occupata a fondo di questa questione e ho incontrato molti nonni preoccupati di questa circostanza, e a volte li ho sentiti colpevolizzati per quanto accaduto, e li ho visti esagerare nell’assunzione della cura dei nipoti, trasmettendo anche involontariamente un discredito verso la coppia genitoriale che ha deciso per la separazione.
Certamente è molto difficile non andare in soccorso della figlia lasciata dal marito, o del figlio che passa il fine settimana con i bambini collocati prevalentemente con la mamma. Alcuni padri sono aiutati dalla presenza della nonna paterna in queste circostanze, ma un supporto corretto mira a portare in salvo il legame genitoriale. Sappiamo infatti che la relazione tra nipoti e nonni, che resteranno “sempre al tuo fianco”, produce maggior benessere non solo nelle nuove generazioni, ma anche nei nonni che si sentono valorizzati in quanto rappresentano un punto di riferimento stabile, come confermano le numerose indagini compiute.
È dunque fondamentale “distinguersi” tra le generazioni e ogni nuova coppia ha il compito, non facile, di porsi in posizione di continuità innovativa, riconoscendo il patrimonio ricevuto e trasformandolo. Ai nonni compete il passaggio delle consegne, con fiducia e speranza.
Trovi altri interessanti contributi della professoressa Costanza Marzotto anche a questi link:
Nonni nelle famiglie ricostituite: il rapporto con i “primi” partner
I nonni nelle famiglie ricostituite: accogliere il nuovo partner
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