Carlo Collodi – Le fate

L’adattamento di una bella fiaba classica di Carlo Collodi da leggere ai nipotini.

C’erano una volta due ragazze, Maria e Nina. Avevano lo stesso papà, ma la mamma di Maria era morta quando lei era molto piccola, e il papà si era risposato con una donna antipatica e superba, la mamma di Nina.
Le due sorelle erano molto diverse tra loro: Maria era dolce e buona, mentre Nina era superba e antipatica.

Un brutto giorno il papà morì, e la mamma di Nina cominciò a dimostrare apertamente la sua preferenza per la figlia. Per Maria iniziò un triste periodo: doveva mangiare in cucina, e tutte le fatiche e le faccende di casa toccavano a lei.
 Fra le altre cose, doveva andare due volte al giorno ad attingere acqua a una fontana distante più d’un chilometro e mezzo, e portare a casa una brocca piena.

Un giorno, mentre stava appunto lì alla fontana, le apparve accanto una vecchina che la pregò di darle da bere.
– Ma volentieri, nonnina mia… – rispose la fanciulla. – Aspettate, vi sciacquo la brocca…
E subito dette alla brocca una bella risciacquata, la riempì di acqua fresca, e gliela presentò sostenendola in alto con le sue mani, affinché la vecchina bevesse con tutto comodo.
Quand’ebbe bevuto, la nonnina disse:
- Tu sei tanto bella quanto buona, figliuola mia; perciò non posso fare a meno di lasciarti un dono. A ogni parola che pronunzierai ti uscirà di bocca un fiore o una pietra preziosa
In realtà quella era una Fata, che aveva preso la forma di una vecchina di campagna per vedere fin dove arrivava la bontà della giovinetta.

Maria arrivò a casa con la brocca piena, ma in ritardo, e la madre la sgridò.
– Mamma, abbi pazienza, ti domando scusa – disse la ragazza, e mentre parlava le uscirono di bocca due rose, due perle e due brillanti.
– Ma che roba è questa?… – esclamò la madre stupefatta. – Sbaglio o tu sputi perle e brillanti!… E come mai, figlia mia?…
La fanciulla raccontò quel che le era accaduto alla fontana, e durante il racconto rubini e topazi continuarono a caderle dalla bocca!
– Oh, che fortuna… -, disse la madre. – Bisogna che ci mandi subito anche quest’altra. Senti, Nina, guarda che cosa esce dalla bocca di tua sorella quando parla. Ti piacerebbe lo stesso dono?… Basta che tu vada alla fonte; e se una vecchia ti chiede da bere, daglielo con buona maniera.
– Ci mancherebbe altro!… –  rispose quella sbadata. – Andare alla fontana ora!
– Ti dico di andarci… e subito! –  gridò la madre.

Nina brontolò e brontolò; ma brontolando prese la strada portando con sé la più bella brocca d’argento che c’era in casa.
Appena arrivata alla fonte, eccoti apparire una gran signora vestita magnificamente, che le chiese un sorso d’acqua. Era la stessa Fata apparsa poco prima alla sorella, ma aveva preso l’aspetto e il vestiario di una principessa, per mettere alla prova la ragazza.
– O sta’ a vedere – rispose Nina superba – che sono venuta qui per dar da bere a voi!… Sicuro!… Guardate, se avete sete, la fonte è lì.
– Avete poca educazione, ragazza, – rispose la Fata – e giacché siete così sgarbata, il mio dono sarà che a ogni parola che pronuncerete vi esca di bocca un rospo o una serpe.

Appena la madre vide Nina tornare da lontano, le gridò:
– Dunque, com’è andata?
– Non mi seccate, mamma! – replicò la ragazza; ma le dirlo sputò due vipere e due rospacci.
– Cielo!… che vedo!… –  esclamò la madre. – La colpa deve essere tutta di tua sorella, ma me la pagherà…
E scacciò di casa la povera Maria, che 
andò a rifugiarsi nella foresta.
Il figlio del Re che ritornava dalla caccia la incontrò per un viottolo e, vedendola così bella, le domandò che cosa faceva in quel luogo sola sola, e perché piangeva tanto.
– La mamma – disse lei – mi ha mandato via di casa
Il figlio del Re, che vide uscire da quella bocca cinque o sei perle e altrettanti brillanti, la pregò di raccontare come mai era possibile una cosa tanto meravigliosa. E la ragazza raccontò per filo e per segno tutto quello che le era accaduto.
Il Principe se ne innamorò subito e, considerando che il dono della Fata valeva più di qualunque grossa dote che potesse avere una principessa, la condusse senz’altro al palazzo del Re suo padre e la sposò.

(adattamento da Carlo Collodi, Le fate, in I racconti delle fate)

Trovi un’altra fiaba di Carlo Collodi anche a questo link:
Carlo Collodi – La Bella dai capelli d’oro

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