Risponde lo psicologo – Aggiungere fatica a fatica
La nascita del fratellino e, in concomitanza, un’esperienza in ospedale hanno “bloccato” una bimba, che sembra essere perfino regredita. Che fare? I consigli della psicologa Manuela Arenella.
DOMANDA
Ho una bimba di due anni e un bimbo di un mese. Le scrivo perché mia figlia da quando ero in gravidanza ha modificato alcuni suoi comportamenti.
Una bambina troppo protetta?
Premetto che la bambina ha vissuto in casa accudita dalla nonna materna durante le ore in cui lavoravo, forse troppo protetta, circondata da giochi, TV e video di canzoni per bambini, e forse allontanata dalla realtà e isolata nel suo mondo. Il suo legame con me è fortissimo, quasi di simbiosi: è sempre stata diffidente degli altri e non è mai voluta andare con qualcuno che non sia io.
Ha chiamato mamma e papà intorno ai 10/12 mesi, ma dopo non ha continuato, anzi era così presa dai giochi e, dai suoni che non si girava se la chiamavamo. Ci siamo allarmati e su consiglio del pediatra abbiamo tolto i giochi sonori, ridotto la TV ed eliminato i video musicali.
Ciò è coinciso con la nascita del fratellino, che mi ha portata fuori casa per quattro giorni e anche se veniva a trovarmi col papà era turbata e nervosa.
Un ricovero in ospedale
Al nostro rientro a casa la mia piccola di ammala e dopo dieci giorni di febbre subisce una settimana di ricovero da cui esce così impaurita che ora trema alla vista di un estraneo.
Tornata a casa è diversa, se cambio stanza piange. Io la coccolo, la rassicurò, mia mamma è con noi per badare al piccolino in modo che a lei non manchi nulla, ma ha crisi di pianto immotivate e improvvise. Appena si sveglia piange, si addormenta in braccio su di me come da piccola e dorme nel lettone, perché ha sempre dormito con noi e cerca il contatto fisico anche mentre riposa.
Un ritardo nel linguaggio?
Inoltre ancora non parla, dice mamma di continuo, e poi sillaba la s facendo “siiii”, sussurra papà e vocalizza la a,la e e la i.
Nient’altro; medici in ospedale mi hanno fatto notare che potrebbe trattarsi di un ritardo nel linguaggio.
Che cosa posso fare per rendere mia figlia felice, per farle superare le sue paure e renderla serena come prima?
RISPONDE LA DOTTORESSA MANUELA ARENELLA
Gentile lettrice, dalla sua mail traspare tutta la sua ansia e preoccupazione rispetto alle manifestazioni di disagio della sua bimba.
La sua bambina, da ciò che racconta, si è trovata ad affrontare la fatica relativa alla nascita del fratellino (fatica evolutiva, cioè utile alla crescita) in concomitanza alla fatica della malattia, del ricovero e di tutti gli altri aspetti connessi all’ospedalizzazione.
Nascita del fratellino e ricovero ospedaliero: una fatica eccessiva
Probabilmente la somma di questi due eventi ha rappresentato un carico emotivo eccessivo, che ha portato ad un aumento delle paure, del bisogno di contatto fisico, delle angosce di abbandono che spingono la sua bambina ad aver bisogno della sua presenza costante.
Piccole regressioni, maggiori paure e bisogno di contatto sono fisiologici quando si affronta la nascita di un fratellino, ma in questo caso si è sommato un vissuto di ulteriore fatica, rappresentato dal ricovero.
Il tutto, su una struttura di base che, a quanto descrive, presentava già delle fragilità (ritardi in diverse aree, tendenza all’isolamento, iperprotezione che rende più insicuri, ecc…).
Gestire l’ansia, anche dei genitori
Quanto al cosa fare, credo che la sua bimba abbia bisogno di essere rassicurata sul fatto che la mamma c’è; per essere rassicuranti però, dobbiamo trovare il modo di gestire l’ansia, di trasmettere una presenza ferma e fiduciosa del fatto che questo momento faticoso sarà superato.
Immagino che, avendo da poco avuto un altro bambino, lei possa essere in un momento di particolare fragilità emotiva; suo marito è presente? Sarebbe importante il suo contributo, sia per aiutarla a gestire l’ansia, sia nel cercare di coinvolgere la bimba in attività e cose “da grandi”, mentre lei si occupa del cucciolo appena arrivato.
Rassicurare la bambina
Parli con la sua bambina, provi a verbalizzare quello che sente “hai ragione, amore, hai avuto tanta paura in quell’ospedale, vero?” oppure “forse la mia bambina è preoccupata per questo fratellino, pensa che la mamma non ci sarà più come prima,ecc… Ma il cuore della mamma si allarga sempre di più ad ogni figlio, quindi l’amore si moltiplica!”
Trovi le sue parole, ma non abbia paura di dar voce a quelle che pensa possano essere le fatiche della sua bambina, in modo da farla sentire capita, tenuta e sostenuta.
Non trascurare il fratellino
È importante, però, non tagliare fuori il fratellino, affidandolo sempre alla nonna. È il più piccolo che ha maggiore bisogno della mamma, e questa può essere l’occasione per allenare la bimba a delle piccole frustrazioni, che possono avere a che fare con il dover aspettare un attimo, perché la mamma deve allattare, o comunque il non poter avere la mamma sempre e solo per sé.
Amare un figlio, a mio avviso, significa anche attrezzarlo e allenarlo ad affrontare i piccoli limiti che la realtà ci pone.
Una volta rassicurata la bambina e ristabilito un clima di fiducia ed ascolto, vi suggerirei, tuttavia, di rivolgervi a una neuropsichiatra infantile per avere indicazioni più precise riguardo alle difficoltà delle vostra primogenita, antecedenti alla nascita del fratellino.
MANUELA ARENELLA, psicologa psicoterapeuta, specializzata in psicoterapia dell’infanzia e dell’adolescenza a Bologna, già da alcuni anni tiene corsi di formazione per educatori di asili nido e personale docente, ma anche per genitori, in varie località della Romagna e a San Marino.
Svolge attività libero-professionale presso proprio studio a Bellaria (via Conti 37) e a Bologna. Ha rapporti di collaborazione consolidati con i Servizi Educativi di San Marino e con il Centro per le Famiglie di Rimini, organizzando serate a tema su diverse tematiche, in particolare sui bisogni dei bambini, le relazioni interfamiliari e il valore delle regole.