Nonni di un bambino adottivo

Dice un antico proverbio africano: “Per fare crescere un bambino ci vuole un intero villaggio”. E il villaggio di un bambino siamo noi, tutta la sua famiglia nel senso più ampio. I genitori certo, in primo luogo, in quanto a loro spettano tutte le scelte, ma anche i fratelli, i nonni, gli zii, i cugini… e insomma tutti coloro che con il loro amore lo aiutano nel suo percorso di crescita.  E questo è tanto più vero nel caso dei bambini adottivi, che arrivano spesso da situazioni difficili e hanno “ferite dell’anima” che possono guarire solo grazie all’apporto di tutti.

Il consenso all’adozione

L’adozione è una scelta che coinvolge tutta la famiglia nel senso più ampio, e quindi anche i nonni, il cui ruolo “istituzionale” è da sempre quello di essere l’anello di congiunzione tra passato e futuro e di rappresentare la storia, le radici della famiglia. Un ruolo importante, che anche la legge ha voluto valorizzare, tanto che i nonni sono oggi chiamati a dare il proprio consenso all’adozione.
L’adozione è infatti un modo diverso di formare una famiglia, ma i legami affettivi e le relazioni sono le stesse e si basano sull’accoglienza di un bambino o bambina come figlio per accompagnarlo nella vita e proteggerlo.
Le cose però non sono così scontate, anche perché entrano in gioco i rapporti tra la coppia figlio/nuora o figlia/genero e i genitori. Quando una coppia arriva a fare richiesta di adozione, infatti, ha fatto un percorso personale preciso, che implica una riflessione sulla propria volontà di diventare genitori e quindi famiglia al di là del legame biologico con il bambino, ma anche sulle caratteristiche dei bambini abbandonati e quindi adottabili. Un percorso in cui la coppia è stata coadiuvata da esperti (psicologi e assistenti sociali) che hanno illustrato loro tutte le implicazioni dell’adozione, anche quelle sul piano psicologico e giuridico.
Non è detto che i futuri nonni abbiano seguito questo percorso, o siano stati messi a parte delle motivazioni della coppia nel fare questa scelta. In questi casi non è detto che la reazione sia sempre positiva, anche nel caso di “futuri nonni” che in realtà aspettavano con ansia l’annuncio della nascita di un nipotino.

L’attesa

Una volta fatta richiesta di adozione, e quando gli aspiranti nonni hanno dato il loro consenso, comincia… l’attesa. Un’attesa che dura diversi anni, ma che per la coppia è scandita in diverse fasi: i colloqui e le pratiche per avere l’idoneità all’adozione; l’attesa di essere chiamati per la sospirata notizia che c’è un bambino che potrebbe essere loro assegnato; il viaggio per andare a prenderlo (nel caso dell’adozione internazionale)… E i nonni? Anche loro non possono far altro che aspettare, ma sono lasciati soli dalle istituzioni, quindi molto dipende dai rapporti con i futuri genitori, ma anche, diciamocelo, dal tatto con cui i nonni sono riusciti a gestire la situazione. Se per esempio la decisione di adottare è stata dettata dalla difficoltà di avere un bambino, i nonni potrebbero aver vissuto male la cosa, ingerendosi pesantemente nella vita della coppia, con il risultato di provocare una “chiusura” e un allontanamento che poi è difficile ricucire.

L’assegnazione del bambino

Infine, arriva la chiamata fatidica: c’è un bambino che potrebbe diventare il nostro nipotino! Nel caso di adozione nazionale, i genitori vengono convocati insieme ad altre coppie dal giudice del Tribunale dei Minori, che sceglierà a chi abbinarlo. In questo caso, ogni volta è una pesante altalena emotiva di speranza e delusione (nel cosa che la coppia scelta sia un’altra), in cui magari i nonni non sono coinvolti, ma che, in caso contrario, va gestita con una discrezione esemplare.
Nel caso di adozione internazionale, invece, la chiamata vuol dire che un bambino è stato abbinato alla coppia. A questo punto, ai futuri genitori vengono mostrate delle foto del bambino e vengono fornite anche delle informazioni sulla sua storia, che essi potranno o meno raccontare ai nonni. E poi, partono per andare a prendere il bambino.

L’incontro dei nonni con il bambino

Quando il bambino sarà arrivato a casa, i nonni… dovranno aspettare ancora un po’, a dispetto della loro ansia di conoscerlo. Infatti gli psicologi consigliano di lasciare al bambino il tempo di abituarsi al nuovo ambiente e di costruire quello che chiamano “imprinting”, cioè conoscere la mamma e il papà e costruire un legame affettivo con loro. Solo a questo punto i nonni potranno incontrarlo. Ma è un incontro delicato, che suscita sentimenti contrastanti e profondi. Se il bambino è molto piccolo, è difficile non lasciarsi travolgere da un’ondata di tenerezza. Se è più grandicello, le cose potrebbero complicarsi. Prima di tutto perché può accadere che bambini che vengono da situazioni difficili e traumatiche abbiano reazioni di rifiuto in cui è come se volessero mettere alla prova gli adulti che li circondano per essere certi di potersi fidare di loro. E poi, più in generale, perché ogni rapporto, e anche quello tra nonni e nipote, ha bisogno di tempo per crescere e costruirsi e diventare quel legame saldo e insostituibile capace di dare calore e forza ad entrambi.

Il rapporto tra nonni, genitori e bambino adottivo

Col passare dei giorni, i nonni comunque entrano in genere a far parte stabilmente della cerchia di adulti di riferimento del bambino. A questo punto, è importante concordare con i genitori le linee di comportamento da seguire, in modo da non passare al bambino modelli contraddittori, soprattutto quando i nonni si trovano a trascorrere diverso tempo con i bambini e hanno quindi anche un ruolo educativo.
Se questo è vero in generale, in tutti i rapporti nonni-nipote, un aspetto di cui tenere conto, nel caso dei bambini adottivi, è come trasmettere loro la storia della famiglia, che deve naturalmente includere anche la loro. Ai bambini infatti piace molto sentir raccontare la propria storia. Se non ci sono molte notizie da raccontare, nonni e genitori possono concordare una storia un po’ arricchita e “mitica” delle origini del bambino. Potrebbe darsi anche che nella storia del bambino ci siano aspetti molto dolorosi, che i genitori decidono di non rivelargli, almeno finché non diventerà più grande. In questi casi, sta alla coppia valutare se rivelare tutto ai nonni e concordare con loro la linea da seguire, o se non sia meglio non gravare i nonni anche della responsabilità di mantenere un segreto e quindi evitare di raccontare loro quello che i genitori hanno deciso di nascondere al bambino.

Per informazioni approfondite e aggiornate sul “mondo” delle adozioni, potete consultare il portale www.italiaadozioni.it

Su questo tema trovi altri articoli anche ai seguenti link:
Liliana Gualandi, la”nonna di tutti”
Il ruolo dei nonni nella famiglie adottive

 

1 commento su “Nonni di un bambino adottivo

  1. E pensare che c’è chi ancora ha dei pregiudizi, ma un bambino è un bambino, un genitore è chi desidera esserlo e un nonno è sempre e comunque un nonno! 🙂

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