La difficile arte del rimprovero

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I rimproveri ci vogliono, eccome! Servono per segnare i “paletti” che i bambini non devono superare, per far loro rispettare quel complesso di regole, di comportamento ma anche etiche, che hanno a che fare con i valori da trasmettere, necessarie per la loro educazione.
Questo non significa però che rimproverare un bambino sia semplice. E per noi nonni, poi, è davvero complicato!| Provate a farci caso: per strada o ai giardini, mentre i bambini giocano (e litigano, come succede spesso tra compagni di giochi… e come ci ricordiamo bene), capita di sentire i rimproveri dei genitori (e qualche volta anche dei nonni). Tutto normale, se non fosse che qualche volta i rimproveri vengono espressi con frasi del tipo “Sei cattivo”, “se fai così non ti voglio più bene”, “sei sempre il solito”… e simili. Frasi che rivelano l’esasperazione degli adulti che seguono i bimbi, ma finiscono con l’essere controproducenti, se non dannose, rischiando di minare la sicurezza in se stessi dei piccoli.

Chiarire le “regole” 

Ma allora, che fare? Rinunciare ai rimproveri? No certamente: conosciamo troppo bene i tanti modi dei bambini, anche dei più piccoli, non solo di fare marachelle, ma anche di sfidarci per mettere alla prova la nostra tenuta e vedere fino anche punto possono spingersi, per pensare che non sia necessario rimproverarli.
Però dobbiamo anche farci un esame di coscienza. E la prima domanda è: abbiamo comunicato correttamente le regole che devono rispettare? Ci sono cose che a noi sembrano talmente ovvie che forse non le abbiamo comunicate con sufficiente chiarezza: non strappare di mano agli altri bambini i giochi, non buttarli per terra, non urlare, non giocare con il cibo, non picchiare gli altri bambini quando nascono discussioni… Regole semplici e intuitive, ci sembra; ma prima di partire con i rimproveri dobbiamo essere certi che i bambini le conoscano e che siano loro ben chiare. Quindi, ripetiamole; ripetiamole però una sola volta, in tono fermo e senza urlare, in modo che siano chiare e che il bambino (o la bambina) sappia che non siamo disposti a lasciare che superi il limite.

Rimproveri mirati

Ma poi, quando le ha di nuovo infrante, interveniamo con il rimprovero e, se serve, la punizione. Però anche qui dobbiamo stare attenti e ricordarci che bisogna rimproverare sempre la singola “trasgressione”, il fatto specifico, evitando di urlare e di dire frasi che implicano un giudizio complessivo, e naturalmente negativo. Sono le frasi che vengono fuori ai genitori (qualche volta anche ai nonni, benché loro abbiano il vantaggio di occuparsi in genere dei nipoti per un numero inferiore di ore e quindi di riuscire a non  arrivare a esaurire la “scorta di pazienza”) per stanchezza, esasperazione, accumulo di incombenze diverse… tutte condizioni che fanno “saltare in aria”. Però sono frasi che, alla lunga, possono fare molto male, perché agiscono sull’autostima dei bambini.
Insomma, sta prima di tutto a noi adulti mantenere la calma, fare un bel respiro e spiegare al bambino o alla bambina, in modo conciso (non servono lunghi discorsi), perché ha sbagliato e, se necessario, quale punizione lo aspetta.

E le punizioni?

E per le punizioni: certo, capita di dover dare anche queste, ma attenzione a due aspetti. Come per le regole, è bene comunicarle prima: “non si buttano a terra i giocattoli, anche se sei arrabbiato. Se lo fai, fino a domani non potrai più giocare con il tuo gioco preferito”; “è permesso guardare la televisione solo per mezz’ora; se alla fine del cartone fai i capricci per vederne un altro, domani non accenderemo neanche la tv”… (naturalmente, sono esempi: ogni famiglia ha le sue “tecniche”, che variano anche in base all’età dei bambini). E poi, devono essere punizioni possibili e non eccessive, commisurate sia alla “marachella”, sia, appunto, all’età dei bambini. E una volta esplicitate, vanno mantenute, quindi attenzione a dichiarare punizioni “possibili”  e per le quali siete pronti ad affrontare, eventualmente, anche rimostranze  vivaci.

Insomma, il rimprovero è un percorso a ostacoli, in cui bisogna trovare ogni momento il modo e la misura. Ma non è anche questo il bello di occuparsi dei bambini e di seguirne la crescita?

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