Quando c’è un po’ di nervosismo…

Pubblichiamo qui la testimonianza di una nonna, che ci racconta un’esperienza  probabilmente comune a molti di noi.

Ero così anch’io, mi dico mentre passeggio con mia figlia e mia nipote in una strada, pedonale ma piuttosto affollata, del centro storico del paese in cui abitiamo. Sicuramente non è il contesto ideale per una bambina di tre anni “libera” dal passeggino (si considera ormai troppo grande per usarlo e si rifiuta di salirci), ma che a camminare si stanca – e si stufa – piuttosto presto. E l’aver portato il mini-monopattino sul quale invece le piace sfrecciare, se da un lato facilita gli spostamenti, dall’altro aggiunge un motivo di tensione: costringe me o mia figlia, alternativamente, ad allungare il passo, se non a correre, per riacciuffarla, mentre lei gira fiera della velocità che riesce a raggiungere e incurante non solo degli altri pedoni, contro i quali rischia ogni tanto di andare a inciampare, ma anche degli ostacoli sul suo cammino, tanto da andare a sbattere, fortunatamente senza conseguenze,  contro un palo della luce.
Insomma un po’ di nervosismo ci sta tutto. Però, visto da fuori, mi chiedo se sia proprio necessaria quella serie di rimproveri che mia figlia fa, ogni dieci minuti circa, alla bambina: guarda dove vai, non correre avanti, ferma ferma!, attenzione, fai inciampare il signore!, se fai così non ti compro il gelato, non fare questo capriccio, tanto non riesco a prenderti in braccio, ora entriamo in questo negozio ma tu stai ferma e non toccare nulla…
Ogni tanto cerco di intervenire, ma  il difficile è farlo senza darlo troppo a vedere: quando mi accorgo che la bimba si sta avviando in una china che porterà inevitabilmente al rimprovero (sempre più che giustificato, per carità!) cerco di distrarla, di spostare la sua attenzione, di raccontarle qualcosa che possa interessarla, e così di fermare un attimo questa personcina che ha l’argento vivo addosso ed è ben decisa a farsi valere.
Però, mi dico,  io sto con lei due ore in un pomeriggio tranquillo, non ho alle spalle un weekend di capricci e, prima, una settimana di lavoro e di corse. E mi ricordo benissimo com’era quando i miei bambini erano piccoli, la sensazione di essere quasi sotto assedio, di non avere un attimo per me, di non avere il tempo di tirare il fiato dopo un capriccio che ne nasceva un altro, per motivi quasi incomprensibili…
Certo, per la piccola l’ideale è il parco, a scatenarsi con il triciclo e il monopattino tra altalene, giostrine e scivoli, ma non sempre è possibile. E poi, anche la sua mamma si merita ogni tanto un pomeriggio di passeggiata, di vetrine, di incontri… Fa tutto parte della difficile arte di essere genitori e del diverso “occhio” dei nonni che oggi, a distanza di tanti anni, si rivedono nei loro figli e si dicono che sì, anche loro hanno sbagliato, ogni tanto hanno tirato troppo la corda… però tutto sommato è andata bene lo stesso!

Nonna Rosaria

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