Il momento del “no!”

Verso i due anni di età (alcune volte un po’ prima) i bambini scoprono  improvvisamente la magica parolina “no!”, che sembra piacer loro in maniera particolare, tanto che la usano continuamente, e riescono spesso senza molta fatica a portare all’esasperazione chi si occupa di loro.
Qualsiasi cosa proponiamo loro, la risposta è no. Bisogna vestirsi? No. È ora di fare merenda? No. Andare a letto? No, naturalmente! E opporre ai loro “no” degli altri “no” non fa che peggiorare la situazione, innestando un’escalation che non ottiene nessun risultato.

 Il significato dei “no” dei bambini

Perciò, cerchiamo prima di tutto di capire il significato di questi “no”. Si tratta di una fase che gli psicologi chiamano quella della “crisi di opposizione”, che in realtà è fondamentale per la crescita psicologica ed emotiva del bambino perché attraverso di essa si apre la strada verso l’autonomia: opponendosi all’adulto il bambino rivela infatti il suo desiderio di fare da sé e quindi definisce la sua personalità. Ora che si sente un essere umano autonomo, con desideri propri, il bambino vuole porsi come tale e, per farlo, si oppone ostinatamente a ogni proposta che gli viene dagli adulti. I suoi “no” quindi non significano sempre un rifiuto, anche se sono spesso pronunciati con grande convinzione e… ostinazione.

 L’importanza di dare dei limiti

Detto questo, perciò, rassegniamoci a fronteggiare questi periodo. Il che non significa però dargliele sempre vinte; anzi, un comportamento di questo tipo sarebbe dannoso per il suo sviluppo. Sì, perché il bambino ha anche bisogno di sentire che ha di fronte una personalità più forte della sua che sappia dar prova di fermezza. È questo a dargli sicurezza: l’adulto che fissa dei limiti permette al bambino di convivere con la frustrazione. I limiti sono per i bambini come dei “cancelli” che lo fanno sentire protetti e al sicuro. I bambini infatti hanno bisogno di sapere ciò che possono o non possono fare e devono sapere che, sulle cose importanti, non possono decidere da soli, ma anzi devono far riferimento a chi è più grande, e più saggio, di lui.
Se sentono questo, i bambini non solo si sentono più sicuri, ma imparano a dominare le proprie frustrazioni e imparano che la strada non è quella di opporsi a tutto e di fare capricci.

 Come affrontare le crisi di opposizione

Come sempre, bisogna evitare gli estremi. Il che significa non solo non lasciarsi trascinare nell’escalation di “no” di cui parlavamo prima, ma anche trovare il giusto equilibrio tra il “lasciar fare” e l’essere troppo esigenti.
Prima di tutto, quindi, armiamoci di pazienza. Il bambino a questa età non sa ancora controllare bene le sue azioni e le sue parole, quindi non cedete alle sue provocazioni e reagite il più possibile con calma, senza lasciarvi andare a urlare (come ogni tanto succede anche ai bene intenzionati…. genitori compresi, beninteso!).
Questo però non significa rinunciare a farsi obbedire con fermezza e autorevolezza. Quindi, calma: al suo no, spiegategli brevemente perché è proibito fare qualcosa (o è consigliabile farne un’altra, come per esempio vestirsi…), in modo che non si senta vittima di un arbitrio, ma senza piegarvi a lunghe trattative e a patteggiamenti, come per giustificare un’imposizione  (se ti vesti ti porto ai giardini; se ti lavi ti lascio mangiare una caramella…). Se nonostante questo il rifiuto continua, porre fine alle discussioni e, senza gridare (o, peggio, ricorrere agli scapaccioni), far capire al bambino che, voglio a non voglia,  si fa come dice il nonno (o la mamma, il papà, la baby-sitter… o, insomma, l’adulto al quale è affidato).
Regola d’oro: meglio dar prova di pazienza all’inizio e poi mettere con fermezza un termine ai “no”, piuttosto che cominciare col dire a nostra volta dei “no” e non farli poi rispettare!
E comunque, una buona notizia: intorno ai tre anni, i “no” cominciano a diminuire, segno che il bambino sta entrando in una nuova fase psicologica. Quindi, anche noi possiamo tirare un sospiro di sollievo!

Sul tema dei capricci, su noinonni.it trovi altri articoli anche a questi link:
S.O.S. capricci
Risponde lo psicologo – Quando il bambino ci sfida
Le esplosioni di ira dei bambini

4 commenti su “Il momento del “no!”

  1. Sono nonna di un bambino di 4 anni. Non è semplice come dite: il dialogo va bene, ma a volte non vogliono sentire ragione e quando ci sono degli orari da rispettare è dura. Finora me la sono cavata decentemente facendolo partecipe sui perchè delle cose che gòli venivano richieste e a volte alle sue richieste ho detto io di no.

    1. Hai perfettamente ragione, le cose non sono semplici. I bambini spesso ci mettono a dura prova, ma è anche il loro modo per tastare il terreno e capire fino a che punto possono spingersi. E non bisogna dargliele tutte vinte, non solo perché ne faremmo dei piccoli despoti, ma anche perché hanno bisogno di sentire che noi “grandi”, i suoi adulti di riferimento, siamo forti e sicuri di noi: solo così lui si potrà sentire a sua volta sicuro e protetto. E, come sempre nella vita, questo richiede un estenuante lavoro di mediazione e di equilibrio, e anche ogni tanto un notevole autocontrollo per non cedere alla voglia di una bella urlata (anche se sappiamo che non serve a nulla). Mi pare perciò che il tuo atteggiamento sia molto equilibrato, anche se immagino che sia ben faticoso!
      Tanti auguri di buon anno anche alla tua famiglia da parte di Noinonni!

  2. Salve dottoressa! Sono la mamma di una bambina di due anni e mezzo dal carattere molto difficile! Tutto il giorno fa capricci. Qualsiasi cosa per lei è motivo di dire no: vestirsi, cambiare il pannolino, uscire… E poi se io insisto un po lei diventa molto aggressiva, piange, strilla, mena da calci e né io né il padre riusciamo a gestirla. Si procura il vomito mettendosi le dita in bocca. Alla fine la lasciamo piangere e dopo un po’ si calma. Tutti i giorni così!
    Lei è molto attaccata me, un attaccamento morboso! Se c’è il padre a volte gli dà calci e schiaffi perché vuole solo stare con me e cerca sempre di rimanere sola con me! Ha sempre paura che io vada a lavoro e quando vado a lavorare lei diventa una pazza! Io sono rientrata al lavoro che lei aveva sette mesi, quindi un bel po’ di tempo fa!

    1. Cara Sonia,
      scusa per il ritardo con cui ti rispondo, ma siamo un po’ travolti dalle domande!
      Quanto alla tua richiesta, pensiamo che con la tua bimba ci sa un prolema di regole. Né tu né tuo marito potete permettere che si comporti così, né lasciarvi “ricattare” da lei. È importate riuscita e stabilire dlele reogle chiare, da rispettare. In merito, posso consigliarti di leggere alcuni artcoli; eccoti i link:
      http://www.noinonni.it/1_filo-diretto/risponde-lo-psicologo/risponde-lo-psicologo-le-regole-e-la-crisi-di-opposizione/
      http://www.noinonni.it/1_filo-diretto/risponde-lo-psicologo/risponde-lo-psicologo-limiti-e-regole/
      http://www.noinonni.it/1_filo-diretto/impariamo-a-dare-delle-regole-ai-bambini/
      Tanti auguri per la tua bimba!
      Annalisa Pomilio
      noinonni.it

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