Bambini: quale sport?
Settembre significa ritorno a scuola. Ma significa anche spesso, per genitori, la scelta di un’attività sportiva alla quale indirizzare i bambini. Una scelta importante soprattutto per i “bambini di città”, che hanno sempre meno occasioni di giocare all’aria aperta, di correre per i campi, di arrampicarsi sugli alberi, di scorazzare in bicicletta… e che, anzi, spesso non hanno alcuna “educazione motoria” e passano lunghe ore davanti alla televisione, al computer o ai videogiochi.
Quindi, sì assolutamente allo sport fin da piccoli: in genere, le società sportive propongono corsi di avviamento allo sport a partire dai cinque anni. L’importante però è valutare bene sia il tipo di sport, sia l’atteggiamento da tenere nei confronti dei bambini che si cimentano con l’attività sportiva.
Come affrontare l’impegno sportivo?
In linea di massima, quasi tutti gli sport sono adatti ai bambini. Quindi, più che chiedersi quale sport scegliere bisogna spostare l’attenzione al “come” il bambino e la famiglia affrontano l’attività sportiva. Infatti per i bambini, soprattutto per i più piccoli, sport vuol dire solo gioco e movimento, mentre spesso i genitori scelgono una determinata attività sportiva in base ad altri criteri (comodità delle strutture, orario dei corsi, sport che appassionano il papà o la mamma…). Criteri condivisibili, a patto però che il bambino non venga forzato: per lui, lo sport deve essere prima di tutto divertimento. Se si diverte, il bambino si impegna molto nello sport e ci mette una grande passione e anche un certo spirito agonistico, inteso come desiderio di autoaffermazione e di interazione con gli altri. Viceversa, se percepisce che i genitori desiderano fortemente che lui eccella in un determinato sport, può sentirsi inadeguato e frustrato perché ha paura di deluderli.
Sport per lo sviluppo fisico e psicologico
Fare sport, quindi, ha sempre importanti risvolti anche psicologici, che è bene non sottovalutare. La cosa fondamentale è che lo sport sia presentato dai genitori (e, in seconda battuta, dagli istruttori), come qualcosa di divertente, a prescindere dai risultati. Tra l’altro, questo aiuterà il bambino anche in futuro (e anche se dovesse poi continuare sulla strada dello sport agonistico) ad affrontare le prove senza quella paura dell’insuccesso che talvolta blocca perfino atleti promettenti e che fa sì che smettano di lottare dopo un risultato negativo. Bisogna sempre ricordare che l’atleta adulto lavora e si allena in funzione del risultato, mentre il bambino fa sport perché gli pace e si diverte. Ed è sbagliato anche avviarlo a un’eccessiva specializzazione fin da piccolo: i grandi campioni spesso sono quelli che da piccoli hanno fatto le esperienze più diverse di movimento, e quindi si sono sviluppati armonicamente non solo dal punto di vista fisico (evitando di specializzarsi troppo presto), ma anche psicologico.
In generale, è bene non indirizzare il bambino verso società sportive che esasperano l’agonismo fin dai primi anni. Come sottolineano gli esperti, si tratta di un atteggiamento dannoso sia dal punto di vista fisico che psicologico. Purtroppo invece ci sono società che puntano in maniera molto decisa sull’agonismo, come succede per esempio nel mondo del calcio, dove i cosiddetti “pulcini”, i bambini più piccoli, sono spinti a dare grande importanza ai successi ottenuti nei tornei di categoria.
I criteri per scegliere lo sport giusto
I programmi per i centri di avviamento allo sport per i bambini tra i 5 ei 7 anni redatti dal CONI pongono l’attenzione su quattro fattori fondamentali:
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- La crescita del bambino, che proprio in questa fascia d’età fa un primo importante salto. Le ossa si allungano, soprattutto quelle delle gambe, ma non c’è un parallelo e contemporaneo sviluppo dell’apparato muscolare. Quindi il movimento non deve essere forzato.
- Il suo sviluppo psicologico, che nel corso di questi tre anni conosce un’autentica evoluzione passando da una dipendenza affettiva degli adulti, e in particolare dal genitore del proprio sesso, con cui il bambino tende a identificarsi, a una maggiore indipendenza, mentre dal punto di vista sociale il bambino impara pian piano a muoversi sempre meglio e più consapevolmente nel gruppo, interagendo e coordinandosi con i compagni.
- L’acquisizione delle abilità basilari di movimento del bambino, e in particolare la cosiddetta lateralizzazione, cioè la definizione del controllo nervoso delle due metà del corpo. Si tratta di un processo che inizia già nella primissima infanzia e continua durante l’età scolare, e che fa sì che un lato (in genere il destro, a meno che non si tratti di un bimbo mancino) del suo corpo ha la funzione di slancio e di attacco mentre l’altro (in genere il sinistro) ha la funzione di sostegno e di difesa. Finché il bambino non raggiunge una completa lateralizzazione, il suo controllo dei movimenti resterà impreciso. L’attività motoria è preziosa per lo sviluppo di questo processo, che non riguarda solo la mano o i concetti di destra/sinistra, in alto/in basso eccetera, ma l’intera percezione del proprio corpo e delle sue posizioni sia quando è fermo, sia quando è in movimento.
- La valutazione attenta del livello di abilità raggiunto dal bambino per proporgli attività sempre adeguate e che sia in grado di svolgere. Infatti proporre a un bambino un’attività per la quale non sia ancora maturo può essere addirittura controproducente e può provocare ansia e frustrazione. Bisogna poi sempre tener presente che non basta mostrare a un bambino un determinato movimento perché lui sia in grado di eseguirlo, ma occorre gradualità, per permettergli di acquisire via via abilità sempre più elevate. Senza dimenticare, come già abbiamo sottolineato, l’importanza di presentare anche l’attività sportiva come un gioco divertente.
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Sport per tutti
Ma, in concreto, quale sarà lo sport più adatto per i bambini? Prima di tutto, sfatiamo un mito: una delle idee-guida che indirizzano le scelte delle famiglie è quella dello “sport completo”. Ebbene, gli esperti dicono che nessuno sport è davvero completo: neanche il nuoto, che spesso viene scelto per la sua caratteristica di agire su tutti i più importanti gruppi muscolati, è un realtà uno sport “completo”, perché non aiuta a l’abilità di coordinare il corpo rispetto allo spazio circostante, di saltare, correre o lanciare oggetti, di socializzare e di lavorare insieme agli altri per un obiettivo comune.
Anche la distinzione tra sport di squadra, che favorirebbero le capacità dell’allievo di socializzare e di inserirsi in un gruppo, e sport individuali, che promuoverebbero maggiormente la capacità del singolo di assumersi la responsabilità del risultato finale, per i bambini piccoli non è così decisiva, soprattutto se l’istruttore riesce a creare un forte clima di squadra e di solidarietà anche in sport individuali. A quest’età invece è fondamentale la figura dell’istruttore, che deve essere non solo tecnicamente preparato, ma anche capace di accendere entusiasmo dei bambini e di coinvolgerli e farli partecipare.
Riportiamo qui una tabella che può fornire qualche indicazione di massima utile per una prima valutazione degli sport più diffusi da proporre ai bambini tra i 5 e i 7 anni (fonte www.benessere.com).
Arti Marziali e sport di combattimento |
Sono attività spesso malviste dai genitori che temono per l’incolumità dei figli. In realtà, se ben gestite, sono discipline utilissime allo sviluppo dei bambini, che lavorano sulla coordinazione, la mobilità articolare, entrano in contatto con la propria aggressività ed imparano a conoscerla. |
Atletica leggera |
Lanciare, correre, saltare: qui si impara quasi tutto quello che il corpo umano può fare. Inoltre non si può praticare l’atletica senza incrementare notevolmente le proprie qualità fisiche, quindi di sicuro si intraprende un percorso di crescita. In più si pratica all’aria aperta! |
Badminton |
Certamente è divertente e se al bambino piace è un ottimo sport. |
Ballo e danza |
Eccezionali per strutturare le attività basilari di moto. L’apprendimento degli schemi motori ne trae un’enorme vantaggio. Ci si coordina nello spazio e con le altre persone, il tutto imparando a tenere il tempo musicale. Da non sottovalutare anche il fatto che si ingentiliscono i movimenti, contrastando la perdita di coordinazione che si ha nei periodi di veloce crescita fisica. Si imparano cose che, in età più avanzate diventano difficili da sviluppare. Sottovalutati, a torto, dai maschietti. |
Baseball e softball |
Divertenti, veloci, ricchi di esperienze motorie e praticati all’aperto |
Biathlon |
Sport splendido, ma aspetterei qualche anno. Nel frattempo il bambino può comunque praticare attività nelle quali impari a sciare e a tirare ad un bersaglio. |
Calcio |
Si corre e si salta, ci si coordina con gli altri e nello spazio. Non è un caso che sia lo sport più seguito in Italia. Rispetto agli altri ha il limite di non interessare in modo massiccio l’uso di mani e braccia. |
Canoa, canottaggio e kayak |
Sono sport bellissimi che hanno il vantaggio di essere visti, dal bambino, come giochi entusiasmanti. Per una sua crescita completa, dovrebbero essere integrati anche da altre attività. |
Ciclismo, Mountain Bike, BMX |
In questa fascia di età mettere un bimbo su di un rettilineo e chiedergli di pedalare è veramente difficile. È molto meglio sottoporgli un percorso ad ostacoli che stimoli la sua fantasia. |
Equitazione |
Insostituibile è l’arricchimento umano che dà lo stare all’aperto, in ambiente campestre e a contatto con un animale come il cavallo. Come sport per la crescita necessita dell’integrazione di altre attività. |
Football americano e rugby |
Sport spesso malvisti dai genitori, al pari forse degli sport da combattimento, ma ricchissimi di esperienze motorie. Qui si impara a correre, saltare, lanciare, afferrare, cadere, rotolarsi, coordinarsi con compagni, avversari ed oggetti che si trovano a 360° attorno a noi, ma anche sopra di noi. In ogni momento il praticante deve sapere dove si trova rispetto agli altri e rispetto al campo di gioco. Altri elementi? Grinta, spirito di squadra, lavoro di gruppo ma anche esaltazione dell’individualità e necessità di assumersi le proprie responsabilità. Aspetti negativi: rischio di eccedere nell’agonismo. |
Ginnastica artistica e ritmica |
Anche qui si impara a fare quasi tutto quello che il corpo umano può fare. La ricchezza di stimoli che viene fornita è enorme, inoltre non si può praticare la ginnastica senza incrementare notevolmente le proprie qualità fisiche, quindi di sicuro si intraprende un percorso di crescita che può servire per il futuro a chi voglia poi cimentarsi con successo in altre discipline. Vanno smentite poi tutte le dicerie prive di fondamento in merito al fatto che questi sport influirebbero negativamente sullo sviluppo dell’altezza corporea. |
Hockey |
Ci si muove tanto, e si impara a tenere l’equilibrio in posizioni veramente difficili. Inoltre ci si coordina con gli altri e nello spazio. |
Nuoto |
Praticato a queste età offre il vantaggio di fare apprendere la cosiddetta “acquaticità”, cioè la capacità istintiva di muoversi a proprio agio nell’elemento acqua. Per di più il bambino, essendo svestito, sviluppa maggiore consapevolezza del proprio corpo. Il rischio che va evitato è quello della monotonia. In ogni caso dovrebbe essere abbinato anche ad attività motorie svolte fuori dall’acqua. |
Nuoto sincronizzato e pallanuoto |
Offrono i vantaggi del nuoto e possono essere più facilmente arricchiti di momenti ludici. Anch’essi dovrebbe essere abbinati anche ad attività motorie svolte fuori dall’acqua. |
Pallacanestro e pallamano
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Ecco altre due discipline nelle quali, oltre che correre, saltare e lanciare, il praticante deve afferrare, guardarsi attorno, prendere decisioni, capire quello che sta accadendo attorno a lui. Sicuramente sono due sport molto interessanti. |
Pallavolo |
Possiede molte caratteristiche della pallacanestro e della pallamano e, a livello di avviamento sportivo, non se ne discosta molto. |
Pattinaggio a rotelle e su ghiaccio: artistico e velocità |
Ancora una volta abbiamo un gioco che può diventare uno sport per il bambino. Avviarlo alla pratica è senz’altro positivo. Gli elementi artistici possono essere ricondotti a quanto si è già scritto per la ginnastica ed il ballo e la danza. |
Scherma |
Imparare a praticare la scherma significa apprendere rapidità ma anche capacità di resistenza, gestire i riflessi, l’aggressività, la lucidità mentale, l’autocontrollo. Un’unica perplessità: si tratta di uno degli sport con le maggiori caratteristiche di asimmetria. Occorre che l’insegnante lavori a lungo e con maestria a dare uno sviluppo corporeo equilibrato al praticante, onde evitare il nascere di paramorfismi e dimorfismi. |
Sci e snowboard |
Ancora uno sport divertentissimo per il piccolo praticante. Il fatto che un bambino si diverta a praticare una certa attività già di per se la rende preferibile ad altre. Certo, alla luce di quello che abbiamo detto, queste non sono tra le discipline più ricche di stimoli. |
Tennis |
Per questa fascia di età è forse un po’ prematuro, a meno che non si tratti di un corso di lavoro di crescita generale nel quale l’aspetto ludico sia rappresentato in modo significativo da qualche attività propedeutica al tennis. |
Tennis tavolo |
È un po’ presto, ma ogni tanto fa sicuramente bene far giocare il bambino con una racchetta ed una pallina. Il grosso del lavoro, però dovrebbe essere diverso. |
Tiro a segno e tiro con l’arco
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Ottimi come gioco, ma I bambini hanno bisogno di muoversi. |
Tuffi |
Presenta molte delle caratteristiche positive della ginnastica, ma, se l’insegnante non è veramente bravissimo, è forse un po’ presto. |