Per il 45° anniversario della caduta del muro di Berlino

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© Maigi | Dreamstime.com – Berlin Wall Photo

Il 9 novembre del 1989 cadeva il muro di Berlino, forse il simbolo più noto della divisione del mondo in due blocchi, quello Occidentale e quello orientale, che si erano minacciosamente fronteggiati per tanti anni.
In occasione del venticinquesimo anniversario di questa data storica, riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera di un nonno, arrivato in Italia dall’Europa dell’Est dopo la caduta del muro, alla sua nipotina italiana. Una lettera struggente, in cui le racconta com’era la sua vita “al di là” del muro, augurandosi che tra vent’anni questo anniversario venga ancora ricordato a festeggiato e che la sua nipotina continui a ricordare. Perché viva la memoria, come ogni nonno vorrebbe.
A mandarcela è sua figlia, oggi mamma, Mariana Ada, a cui dobbiamo anche altri contributi interessanti e toccanti pubblicati sul sito.

Cara Eleonora,
ti scrivo questa lettera in questi giorni quando tutto il mondo festeggia venticinque anni dalla caduta del muro di Berlino e tu sei troppo piccola per festeggiare questo evento insieme a noi .
Tu e i tuoi compagni dell’asilo festeggerete forse il suo quarantacinquesimo anniversario o forse no, chissà se nel 2034 si festeggerà ancora la caduta del muro di Berlino…

A me piace immaginare che sì, lo festeggerai! Mi piace pensare che la mia piccola, sopranominata “ la sindacalista” della sezione Delfini dell’asilo, fra vent’anni sarà all’università e organizzerà qualche dibattito culturale scatenato sul quarantacinquesimo anniversario della caduta del muro! Mi piace immaginare la scena del tuo arrivo a casa a tarda sera con i capelli impregnati di fumo e odore di caffè e con la macchina piena di manifesti e materiale del dibattito, la faccia arrabbiata di tuo padre per il tuo arrivo ben oltre l’orario stabilito e quella preoccupata di tua madre, che detto fra me e te (io lo posso dire giacché la conosco veramente dal giorno in cui è nata) è nata preoccupata! Soltanto in quell’occasione e non per altre avrai però una buona scusa che sicuramente funzionerà, e loro due non ti sgrideranno. Dovrai solo dirle: “Il nonno Dan sicuramente avrebbe festeggiato con me fino al mattino la caduta del muro mentre voi mi parlate di arrivo in ritardo e preoccupazioni!”
E non sarebbe una bugia!Il nonno Dan non t’insegna mai di dire le bugie! Festeggerei tutta la notte insieme a te come festeggio adesso, nonostante il busto, il bastone e i problemi di salute.

Eleonora, amore mio, venticinque anni di mondo vissuto senza il muro di Berlino, credimi, valgono la pena di essere festeggiati anche con busto, bastone, persino in barella. Soprattutto per uno come me, che il muro l’ha visto nascere e l’ha vissuto ogni giorno della sua esistenza. Sì, perché tuo nonno Dan non solo è uno della generazione del muro, ma è uno dell’altra parte del muro.
“Come dell’altra parte del muro, nonno?”
Sai, Eleonora, il muro di Berlino non era un muro liscio, bello e colorato come quelli che tu costruisci con i lego e mi fai vedere orgogliosissima: “Nonno, guada che muro alto e bello ho costruito!”
Era un muro che divideva Berlino, Europa, le famiglie, le nostre anime in due: Ovest ed Est. Tutto era diviso in due: Blocco Occidentale e Blocco Comunista, noi e loro, ALT e AVANTI.
Non voglio riempire i tuoi begli occhi “kazachi” di tristezza con queste righe, però mi piacerebbe che tu sentissi e apprezzassi tutta la bellezza della vita di un mondo senza il muro di Berlino. Il mondo in cui vivi e in cui vivrai quando festeggerai il quarantacinquesimo anniversario avrà sicuramente tanti problemi: non sono arrivato alla mia età con alle spalle la seconda guerra mondiale, la guerra fredda, le guerre dell’ex Jugoslavia e tanto altro, illudendomi che il mondo fra venti anni sarà perfetto!
Non sarà un mondo perfetto, però per la mia generazione un mondo senza il muro di Berlino non si poteva neanche immaginare. Nella città piena di neve in cui sono nato, dall’altra parte del muro, l’altra Europa era un sogno vietato!
I divieti erano tanti e avevano degli ottimi difensori, certo con nomi diversi da paese a paese. La Stasi, La Securitate, il KGB pensavano a controllare ogni nostro passo, ogni nostro respiro.
Cosa controllavano?   Quello che facevi, quello che dicevi, quello che pensavi.
Sì, soprattutto quello che pensavano tutti: le mamme, i papà, i nonni come me e i bambini come te.

Se una bambina come te avesse raccontato all’asilo che il nonno andava in giro lamentandosi della mancanza di riscaldamento in casa in inverno con venti gradi sotto zero, il giorno dopo il nonno avrebbe smesso di lamentarsi.
Nel caso sfortunato in cui avevi qualche parente sfuggito alle raffiche di mitra e passato dall’altra parte del muro, le tue pene non sarebbero mai finiye:

  • Non avresti mai neanche saputo di che colore fosse il passaporto del tuo paese.
  • Non potevi iscriverti all’università perché avevi un’origine sociale non sana.
  • Non avresti potuto più abitare nella tua casa.
  • Non avresti potuto avere più il tuo posto di lavoro.
  • Saresti potuto finire in un campo rieducativo.
  • Saresti potuto finire in prigione.

Io sono stato un cittadino dell’est europeo esemplare: non ho mai sognato l’Occidente! A cosa servono i sogni impossibili? A creare problemi alla famiglia sicuramente: la tua bisnonna, figlia di un generale d’aviazione prima della guerra, qualche anno prima di morire usciva ogni settimana per strada suonando i campanelli e avvisando tutti che stavano per atterrare gli aerei americani per liberarci. Io e i miei due fratelli eravamo una settimana sì e una no o alla sede del partito (o a quella della Securitate, dipendeva fino a dove arrivava “la soffiata” dell’informatore di turno) che non era stato informato che si trattava di un’anziana signora affetta da demenza senile, con tanto di certificato firmato e timbrato. Conservo ancora il suo certificato consumato e quasi illeggibile nonostante la custodia di plastica pesantissima, come non ne esistono più adesso. Lo tenevo sempre a portata di mano, addirittura più al sicuro della pillola per il cuore perché era più facile che la tua bisnonna rischiasse la pelle per i voli immaginari degli americani che per l’aritmia cardiaca di cui soffriva per davvero. Alla fine fu l’aritmia a portarsela via ed io mi ricordo, oltre il grande dolore per la sua morte, un grande sollievo. Ero sollevato a vederla spenta tranquilla, a casa sua, fra le lenzuola ricamate da lei prima della guerra e non in qualche prigione senza riscaldamento a venti gradi sottozero o in qualche campo dove si pensava che una signora di settant’anni affetta di demenza senile potesse essere rieducata ancora…

Ma torniamo a me, nonno Dan cittadino esemplare dell’est europeo. Dunque non ho mai sognato l’occidente, non ho mai chiesto il passaporto e non ho mai viaggiato neanche nel mondo buono dei paesi amici del patto di Varsavia; ho avuto la tessera del partito e un lavoro dignitoso di dieci ore al giorno da lunedì al sabato, mentre la domenica facevo lavoro patriotico.
Ho insegnato a tua madre, quando aveva quasi a tua età, a dire che lo scarico della stufa abusiva che avevo costruito di nascosto era una modifica dell’antenna del televisore perché quella classica dava sempre problemi. Certamente valeva la pena modificare l’antenna per vedere due ore di televisione al giorno di cui un’ora di telegiornale e un’ora di canti patriottici! Però io avevo insegnato a tua madre a dire che era stata lei a insistere tanto perché non riusciva a vedere i trenta minuti di cartoni animati che venivano trasmessi sabato pomeriggio. Lei, nonostante i soli quattro anni, è stata bravissima e non abbiamo mai avuto nessun accertamento per l’antenna!
Sono stato un perfetto cittadino dell’est europeo onesto, tranquillo ed esemplare fino alla caduta del muro, il 9 novembre 1989!
Certo: un perfetto cittadino e un uomo senza sogni e senza libertà !

La mia vita non è stata facile neanche dopo la caduta del muro, ma è stata una modesta e dignitosa vita di lavoratore tranquillo. Nei miei venticinque anni senza il muro di Berlino ho viaggiato tranquillamente in pullman, in aereo, in macchina, da entrambi i lati del muro, ho visto Berlino senza muro, ho visto il colore del mio passaporto, ho visto tua madre viaggiare in tutta Europa senza il bisogno del passaporto. Poi vedo te con un passaporto i colore diverso dal mio e nonostante questo non ho nessun problema a tenerti in braccio, a coccolarti e a vederti quando voglio .
Fino a venticinque anni fa questo mondo era un sogno irrealizzabile, un’utopia, una cosa in cui credevano le signore con certificato timbrato di demenza senile, non i cittadini esemplari come me.
Adesso però che ho io l’età della tua bisnonna ti voglio dire una cosa importante, anche se la capirai solo per il quarantacinquesimo anniversario della caduta del muro di Berlino, quando io non ci sarò più per potertelo dire di persona. È bellissimo vivere un mondo dove i nonni non devono tenere nel cassetto un certificato firmato e timbrato per potere sognare in pace insieme ai loro nipotini.

Per quanto difficile sarà la tua vita, vorrei che tu sapessi che opportunità hai avuto a non aver mai incontrato il mostro uccidi sogni della mia generazione: il muro di Berlino.
Ti voglio bene
Nonno Dan

 

Trovi altri contributi di Mariana Ada anche a questi link:
Due semplici grazie a due semplici nonni
Nonni sempre pronti a imparare!

 

 

1 commento su “Per il 45° anniversario della caduta del muro di Berlino

  1. Ho letto tutto d’un fiato quanto scrive questo nonno e mi sono commossa. Io che andavo alle manifestazioni contro il muro, io che ho festeggiato con gli amici quando è caduto, io che ho mandato mia figlia in viaggio a Berlino raccomandandole di andare a vedere dove sorgeva il muro, io che ho guardato le foto scattate da lei quasi con orgoglio, come se le mie manifestazioni avessero contribuito a quella caduta. Bellissime parole nonno Dan che tu possa vivere ancora tanti giorni sereni insieme alla tua nipotina all’ombra della “Democrazia”

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