Maschietti e femminucce: sempre giocattoli diversi?
Macchinine per i maschietti e bambole per le femminucce. Certo, sono i giochi che abbiamo comprato tutti, prima come genitori e ora come nonni. Eppure… a tutti noi è capitato di chiederci in che misura siamo stati noi a indirizzare le scelte e i gusti dei nostri bambini, nutrendo fin da piccolissimi aspettative diverse per i maschietti e per le femminucce.
Un tema molto dibattuto dagli psicologi , che non hanno ancora trovato una risposta univoca. Nel frattempo, noi nonni – e, naturalmente, i genitori – cerchiamo di usare un po’ di buon senso.
Che cosa dicono gli psicologi
La scelta di un giocattolo piuttosto che un altro è innata, oppure nasce da precisi condizionamenti? È un tema molto dibattuto anche dagli psicologi. Secondo alcuni studi condotti da studiosi americani, per esempio, già prima che il bambino nasca i genitori hanno un diverso atteggiamento rispetto al sesso del figli; se pensano che sarà un maschio, lo immaginano portato per le attività sportive, sicuro di sé, forte e indipendente; se invece pensano che sarà una femmina, la immaginano bella, sensibile, piena di talento artistico, materna, pronta a prendersi cura degli altri. Secondo questa scuola di pensiero ci sono quindi condizionamenti sociali che determinano fin dai primi anni i gusti dei bambini e le tipologie di gioco che prediligono.
Altri psicologi invece ritengono che le differenze tra maschi e femmine, nei giochi, siano innate, tanto che si manifestano fin da piccolissimi: secondo alcuni studi, già a 9 mesi i bambini, posti di fronte a diversi giocattoli, si orientano in base al loro genere, e quindi i maschietti prendono i considerazione macchinine e palloni e le femminucce bambole e orsacchiotti.
Naturalmente, il dibattito è molto ampio e non risolvibile, almeno per la scienza attuale: alcuni psicologi potrebbero obiettare che già a 9 mesi i bambini hanno assorbito i modelli offerti dai genitori e dagli adulti che li circondano in maniera così profonda da orientare i loro giochi…
In ogni caso, si tratta di generalizzazioni, mentre ogni bambino ha la sua storia, il suo carattere, il suo modo di porsi nei confronti del mondo, e insomma, come noi nonni sappiamo bene, ha fin da piccolissimo una personalità definita, anche se in via di sviluppo.
Il modello familiare
D’altra parte è inutile negare che i bambini apprendono da noi, dal nostro modello, ed è indubbio che nella maggior parte delle famiglie, in Italia, la differenza di ruolo tra le figure maschili e quelle femminili sia ancora ben marcata. Come è indubbio che, come sottolineano più o meno tutti gli studi condotti finora su questo tema, i genitori tendono fin dai primi mesi a fare con i bambini giochi diversi a seconda del loro sesso: per esempio, con i maschietti si tende a fare giochi più fisici (la palla, la lotta, la corsa), con una forte componente di competitività, mentre con le femminucce si fanno più spesso giochi di simulazione (facciamo che io sono la mamma e tu la figlia…), che invece sviluppano le capacità di espressione e inducono a imitare comportamenti di dolcezza, pazienza, empatia verso gli altri.
Il ruolo degli adulti di riferimento (genitori, nonni, zii… insomma, tutti coloro che entrano in contatto in maniera continuativa e autorevole con il bambino) è dunque fondamentale nel far acquisire al bambino quella che si chiama “identità di genere”, cioè la sua visione di se stesso come maschio e femmina. E questo va benissimo: è infatti un elemento fondamentale per lo sviluppo armonioso della sua personalità. Però è anche importante non forzare la mano: se una bambina è irruente e ama fare i giochi da “maschiaccio”, o viceversa un maschietto si diverte a giocare a “far finta”, non bisogna reprimerli (neanche con commenti apparentemente benevoli, ma che sottolineano il fatto che li riteniamo diversi dai loro coetanei). Si tratta anzi per loro di un modo per dar voce a tutte le proprie emozioni, sia quelle positive sia quelle negative, come la dolcezza, l’aggressività o l’impulsività, presenti in ognuno di noi, indipendentemente dal nostro sesso.
I giochi e l’industria del giocattolo
Per questo molti psicologi ritengono negativo il modo in cui l’industria dei giocattoli, a fini chiaramente commerciali, tende a differenziare in maniera molto netta i giochi per i maschietti e per le femminucce.
Pensiamo già ai colori: nei grandi negozi di giocattoli, i diversi reparti sono immediatamente distinguibili dal colore degli arredi, il rosa e l’azzurro, ripresi da tutti i giocattoli. Una scelta di marketing che alcuni studiosi arrivano a condannare come discriminatoria nei confronti delle bambine.
Senza giungere a tanto, però, il tema merita una riflessione: è proprio sempre indispensabile comprare giochi così mirati ai maschietti e alle femminucce? Vanno bene le bambole, le macchinine, i robot: è evidente che in questi casi la differenza di genere è molto netta, ed è giusto che sia così… Ma pensate quanti giochi trasversali ci sono, adatti a entrambi e con cui passare tante ore di divertimento: i puzzle, le costruzioni, i giochi da tavolo, i libri, la pasta da modellare, i pastelli…
E poi, quando scegliamo un giocattolo, cerchiamo di non lasciarci convincere solo dalle pubblicità e dalle strategia di marketing. È difficilissimo, lo so, con il bombardamento pubblicitario a cui i nostri bambini sono sottoposti, soprattutto dalla televisione, e con le loro conseguenti richieste, ma… proviamoci!
Tanto per fare un esempio, la Lego ha messo sul mercato una linea di mattoncini rosa per le bambine. Ma è proprio necessario? Con i Lego hanno sempre giocato tutti i bambini, maschi e femmine, costruendo magari oggetti diversi, ma divertendosi insieme allo stesso modo, senza alcun bisogno di mattoncini rosa. Perché non continuare? E, più in generale, come sottolineano ancora una volta gli psicologi, spesso sono i giochi più semplici quelli che stimolano di più la fantasia e la creatività dei bambini. Quindi, lasciamoli liberi di inventare, di sognare, di correre, di scatenarsi, di raccontare… sono questi i giochi più belli! Avranno tutto il tempo, dopo, di diventare piccoli uomini e piccole donne, liberi di esprimere al meglio tutte le potenzialità della loro personalità!
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Risponde lo psicologo – Bisogna diversificare i giocattoli per maschietti e femminucce?