Come reagire all’aggressività dei bambini

bambina-piange-Daria-Filimonova-_-Dreamstime.comBambini tranquillissimi che a un certo punto, superati i due anni, cominciano a reagire “alzando le mani” non solo sui coetanei, ma anche sugli adulti. Spesso una vera sorpresa per i genitori, i nonni e, in genere, le persone che affiancano la loro crescita. E certo non una bella sorpresa.
Però, come sempre, non bisogna demonizzarla iniziando a parlare di “bambini aggressivi”, ma cercare di comprenderla.

Come mai i bambini sono “aggressivi”?

E allora, ecco che cosa ci dicono gli esperti: che verso i due anni i bambini entrano in una fase di crescita in cui cominciano a percepirsi come esseri distinti, con un “io” diverso dal “tu” (gli atri), e cominciano ad avvertire il bisogno di affermare la propria individualità. Insomma, sentono e cercano di far capire agli altri che esistono e che hanno un proprio ruolo. E, non avendo ancora sviluppato degli strumenti comunicativi validi, talvolta esprimono tutto questo con calci o tirate di capelli… verso gli adulti di riferimento, ma anche verso gli amichetti o i compagni del nido.
In alcuni casi, poi i bambini usano l’”aggressività” anche per attirare l’attenzione degli adulti, dai quali si sentono trascurati, per manifestare dei disagi (tipicamente, la gelosia verso un fratellino), e perfino per misurare la “tenuta” dei grandi e vedere, quasi sfidandoli, se è proprio vero che quella tal cosa non si può fare, come dicono.

Come reagire?

Ma come reagire a queste manifestazioni? È fondamentale avere un atteggiamento fermo nei confronti del bambino, spiegandogli che certe cose non si fanno e perché. Quindi non dire solo “non si mordono gli altri bambini” (la semplice regola), ma anche sottolineare che certo comportamenti fanno del male agli altri (“vedi, gli hai fatto male, ora il tuo amichetto piange…): i bambini infatti non sanno mettersi nei panni degli altri, e anche questa è una cosa che dobbiamo insegnare loro.
Nel rimproverarli, però, ricordiamoci la “regola aurea” delle punizioni e dei rimproveri: riprendiamo il singolo episodio e il singolo comportamento, ma evitiamo di dare giudizi complessivi, per esempio dicendo “sei cattivo” o simili. Invece, cerchiamo di studiarlo e di capire da che cosa nasce questa aggressività, se è solo legata a una fase di crescita o se è dovuta ad altri fattori, e se in questo caso possiamo aiutarlo a superarla rimuovendo le cause che la generano.

Le punizioni

Se il rimprovero non basta, possiamo anche ricorrere a delle punizioni, a patto di spiegarle chiaramente al bambino (“hai dato uno schiaffo alla nonna, quindi stasera non vedi il tuo cartone animato preferito alla televisione”), ma ricordandoci che se decidiamo una punizione, poi dobbiamo impartirla: inutile urlare (sempre inutile!) e minacciare punizioni esemplari e durissime, e poi cedere al primo strillo.
Quindi armiamoci di pazienza e ricordiamoci che dobbiamo essere coerenti. E non solo noi, ma tutti gli adulti che affiancano il bambino: è importante che lui sappia che se si comporta male non può ricorrere ai nonni, al papà, alla tata… E, nonni… questo è difficilissimo!
Naturalmente le punizioni devono essere piccole cose, spiegate molto chiaramente (certo, anche ai bambini così piccoli!), e mai fisiche: non si reagisce all’aggressività con l’aggressività!

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