In visita al Museo del sale di Paceco (Trapani)
È una storia lunga secoli, anzi millenni, quella delle saline della zona di Trapani, in Sicilia. Una storia che ci riporta indietro fino al tempo dei Fenici, i grandi navigatori e commercianti del Mediterraneo, anche se per la prima testimonianza storica della presenza di queste saline dobbiamo aspettare diversi secoli, e la dobbiamo a un geografo arabo, Al-Abi ‘Abd Allah Muhammad, che nel 1154 ne parla nel suo “Libro per lo svago di chi ama percorrere le regioni”.
Ma non sono solo ragioni storiche a suggerire una visita alle saline di Paceco e al Museo del sale ad esse collegato. C’è il fascino paesaggistico di queste distese bianche che spiccano accanto a un mare di un azzurro intenso; ci sono i mulini, con le loro grandi pale; c’è la sua collocazione, all’interno di un baglio, un’antica fattoria-fortezza del Seicento adibita alla molitura del sale, con il suo grande mulino a vento, le cui pale si stagliano contro quel cielo siciliano dalle tonalità incredibili.
Una visita da fare anche con i bambini, per portarli a scoprire una delle grandi tradizioni storiche della nostra terra.
Si può partire dalla visita al museo, un percorso in cui seguire non solo la storia dell’estrazione del sale sulle coste della Sicilia occidentale, ma anche il lungo iter per la lavorazione dell’“oro bianco”, come veniva un tempo chiamato.
Il museo raccoglie ed espone gli antichi strumenti di lavoro dei salinari e tante vecchie foto in bianco e nero, preziose testimonianze di un lavoro che oggi, con l’introduzione di tecnologie moderne, è in parte cambiato.
I pannelli esplicativi permettono di comprendere l’uso degli strumenti esposti: i ruzzoli per compattare il fondo delle saline, le ceste per trasportare il sale, la vite di Archimede usata per aspirare l’acqua dalla vasca “fridda”, la macina per macinare il sale… Così, tutto un mondo pian piano prende forma davanti ai nostri occhi; un mondo fatto di uomini che lavoravano duramente, in questo paesaggio lunare, dominato da colori forti.
E poi ci sono i mulini: qui sono due, uno detto olandese, il più antico, con pale lunghe, e uno all’americana, con pale metalliche più corte. Erano usati un tempo per estrare l’acqua dalle vasche o per muovere le macine, e c’era un operaio addetto proprio a montare le vele sulle pale e a spostarle in modo da far loro seguire il vento. Oggi, imponenti e suggestivi monumenti di archeologia industriale.
Dopo la visita al museo, è possibile visitare anche le saline, passeggiando tra le vasche, per rendersi davvero conto di come è organizzato e come funziona l’affascinante mondo delle saline. Una gita che rimane negli occhi e nel cuore, e che permette di scoprire il passato recente di un mestiere che oggi la tecnologia ha profondamente modificato.
Informazioni: www.museodelsale.it