Risponde lo psicologo – La gelosia per il fratellino
La gelosia per il fratellino: un problema che tutte le famiglie si trovano a dover fronteggiare, alla nascita del secondogenito. Ecco il parere della psicologa.
Inutile negarlo: la gelosia per il fratellino è spesso uno dei problemi che i genitori devono affrontare alla nascita del secondo bambino. E qualche volta la reazione del maggiore porta veramente all’esasperazione le mamme e i papà. Che fare? Una lettrice (una mamma, perché ci leggono anche le mamme!) lo chiede alla dottoressa MANUELA ARENELLA, psicologa psicoterapeuta consulente, oltre che di noinonni.it, del sito www.bimbimbiarimini.it. Ecco la sua risposta.
DOMANDA
Cara Dottoressa,
ho 2 figli, il primo di quasi 4 anni, il secondo di 16 mesi.
Sono rimasta incinta del secondo quando il primo aveva 21 mesi, e da allora si è trasformato. Da dolce, affettuoso e ubbidiente è diventato dispettoso e capriccioso. Non so se dipenda dall’età o dal fratellino, fatto sta che sono esasperata da un comportamento al limite.
Torniamo a casa dall’asilo e gli dico “togli scarpe, giacca, beretto…”; non fa nulla di ciò che gli dico; lo metto nella doccia col piccolo e gli infila le dita negli occhi, gli fa dispetti vari; esce dalla doccia e cerca il piccolo che riposa nel letto per disturbarlo e farlo piangere… Va avanti così finché non vanno a letto. Fa esattamente tutto quello che non deve fare e non c’è verso che cambi atteggiamento. Per farsi un minimo ascoltare è necessario urlare.
Sono veramente distrutta, non ce la faccio più. Che cosa dovrei fare?
RISPONDE LA DOTTORESSA MANUELA ARENELLA
Cara Signora,
la gelosia nasce quando, con la nascita di un fratellino, si concretizza la più antica delle paure di un bambino: l’angoscia di essere abbandonato, rifiutato o escluso.
Il piccolo “intruso” minaccia tutto il suo mondo e soprattutto il suo rapporto con la madre. È quindi fisiologico che il bambino reagisca con violenza a questa minaccia così estrema e reale, alla quale risponde con la prima delle difese, cioè attaccando.
Di solito l’aggressività è soprattutto verbale, ma talvolta può trasformarsi in “botte” o nello buttarsi addosso o in altre forme di aggressività fisica.
È fondamentale proteggere il fratello minore dall’aggressività, che è sempre presente nella gelosia che il maggiore manifesta.
Questo non significa sgridarlo o colpevolizzarlo per ciò che prova. È bene, anzi, verbalizzare la fatica che sta facendo e concedergli di esprimere questa gelosia, sia verbalmente che maltrattando il suo orsacchiotto o pupazzo che sia.
La cosa importante è impedire che maltratti il fratellino, ancora piccolo e incapace di difendersi.
Però, prima di pretendere che il primogenito voglia bene al fratellino, i genitori, e soprattutto la mamma, devono riuscire a confermargli il proprio amore, in modo da potergli insegnare poi a condividerlo con il piccolo.
È importante dare conferme al grande, ritagliandosi dei momenti esclusivi con lui, valorizzando le cose “da grande” che può fare, ma è altrettanto importante ribadire che il piccolo c’è e che fa parte della famiglia. Ci si può occupare di lui cercando contemporaneamente di coinvolgere anche il grande, affinché non si senta escluso, ma accettando il fatto che il conflitto, l’alternanza di amore e odio, una certa “rivalità”, resterà per sempre.
È bene aver ben chiaro che:
– una quota di gelosia è fisiologica e strettamente connessa al legame di fratellanza;
– non devono essere tollerate manifestazioni di aggressività diretta sui fratellini, che vanno tutelati;
– si può dire al grande che capiamo che è molto arrabbiato perché è arrivato il fratellino e teme di perdere l’amore della mamma, ma quanto più aumentano i figli, tanto più l’amore si moltiplica.
La fratellanza è un legame che cresce giorno dopo giorno, nutrendosi di genitori che non agiscono sulla spinta di continui sensi di colpa (ora verso l’uno, ora verso l’altro), e della possibilità di sperimentare amore e odio per la stessa persona, senza che succeda niente di grave.
Entrando nello specifico della domanda, mi verrebbe da chiedere com’è questo bambino a scuola. L’atteggiamento provocatorio è verso tutti o solo verso la mamma?
Il chiaro esordio di questi disagio è la nascita del fratellino. Com’è stata gestita? È stato spiegato cosa sarebbe accaduto, anche legittimando la rabbia e la gelosia? Si è cercato di trasmettere a ciascuno dei figli la propria unicità, o si è cercato a tutti i costi di fare le cose uguali, per non far torto a nessuno? Questo è uno degli atteggiamenti più diffusi tra i genitori, che però non considerano che in questo modo tendono a omologare e annullare le differenze, e perciò a far sentire ogni figlio non visto.
L’atteggiamento che lei descrive, parlando di suo figlio, fa pensare a una sofferenza portata con tanta rabbia.
L’ipotesi è che il suo bimbo si sia sentito in qualche modo “derubato” da questo fratellino, che gli ha portato via il tempo e la disponibilità della mamma. Da quello che dice, sembra che suo figlio sia molto arrabbiato con lei e manifesti tanta più rabbia, quanto maggiore è il suo bisogno di sentire la sua mamma vicina.
È importante che lei si renda conto che dietro le provocazioni del suo bambino c’è una richiesta, un bisogno di recuperare il rapporto che avevate prima, altrimenti si rischia di instaurare un circolo vizioso in cui lei si sente attaccata e rifiutata e trasmette delusione e insofferenza che fa aumentare l’opposizione del bambino, e quindi il suo sfinimento, e così via….
Forse suo figlio avrebbe bisogno di sentirsi dire che lei vede che sta facendo una gran fatica, che si rende conto che è molto arrabbiato con questa mamma che forse per tanto tempo non l’ha capito, che questo fratellino vi ha un po’ tolto del tempo insieme, che anche a lei piacerebbe ritrovare il vostro rapporto speciale, ecc…
Trovi lei le parole più congeniali, l’importante è che trasmetta a suo figlio il fatto di avere capito cosa c’è dietro la sua rabbia, che la traduca nel suo bisogno di mamma, di recuperare un rapporto unico, tutto vostro. E in seguito a questo sarebbe importante avere dei momenti dedicati al suo primogenito, delle occasioni in cui la mamma è tutta per lui e si possa ricostruire un rapporto unico, basato su comprensione, dialogo e sul valorizzare gli aspetti positivi!
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MANUELA ARENELLA, psicologa psicoterapeuta, specializzata in psicoterapia dell’infanzia e dell’adolescenza a Bologna, già da alcuni anni tiene corsi di formazione per educatori di asili nido e personale docente, ma anche per genitori, in varie località della Romagna e a San Marino.
Svolge attività libero-professionale presso proprio studio a Bellaria (via Conti 37) e a Bologna. Ha rapporti di collaborazione consolidati con i Servizi Educativi di San Marino e con il Centro per le Famiglie di Rimini, organizzando serate a tema su diverse tematiche, in particolare sui bisogni dei bambini, le relazioni interfamiliari e il valore delle regole.
Risponderà alle vostre domande e sollecitazioni (per scrivere potete utilizzare l’indirizzo mail: [email protected]), anche su temi legati all’attualità e a fatti di cronaca.