Nonna Annalisa racconta: scoprirsi fragili

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Basta pochissimo per farci toccare con mano la nostra fragilità. A me, è bastata una banale operazione alla mano, che si è risolta in qualche settimana. Una di quelle operazioni di routine, per le quali basta una mattinata in ospedale e a cui, quando ne sentivo parlare da amici e conoscenti, non attribuivo poi molta importanza. Invece, mi sono vista all’improvviso tornare bambina – una bambina con i capelli bianchi, bisognosa di aiuto anche per le cose più banali. E la “gara” tra le mie figlie per aiutarmi e assistermi, il loro prendere accordi (oggi passo io a portarle la spesa…; io ho cucinato il ragù, gliene porto un po’…; bisogna aprirle le bottiglie di acqua minerale, da sola non ce la fa…), mi ha commosso moltissimo, ma mi ha fatto vivere anche un rovesciamento di prospettiva a cui non ero preparata: da sostegno per loro e per le loro famiglie mi sono ritrovata a considerarmi “problema”; da accudente, accudita, anche nelle mansioni più semplici.

È la ruota della vita, mi ripeto; è normale, prima o poi sarebbe successo. Anzi, ora si tratta di un periodo limitato e tutto sommato di un aiuto parziale, visto che, anche usando una sola mano, posso comunque fare l’80 per cento delle cose che comporta la vita quotidiana; più avanti, chissà…
Però è il primo vero scontro con un assaggio di vecchiaia, che non è legata ai dati anagrafici, ma proprio all’autonomia, a dover restringere il proprio orizzonte. Televisione invece di cinema e teatri, passeggiate vicino a casa invece di escursioni in montagna… Ma, soprattutto, dover chiedere aiuto invece di offrirne. Una grande lezione anche di umiltà, questa virtù oggi fuori moda e, diciamocelo, piuttosto scomoda: prendere atto dei miei limiti, e accettare di delegare ad altri dei compiti che avevo sempre considerato banali, ma che si rivelano essenziali. E una riflessione, ancora una volta, su quanto siano importanti i legami, non solo familiari ma anche di amicizia, che si stringono nel corso della vita. Non solo perché, come si dice, quello che si è dato ci viene restituito sempre, prima o poi, ma perché il calore da cui ci sentiamo circondati è il più bel regalo che la vita ci può fare, anche (e soprattutto) nei momenti di difficoltà.

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