Nonna Annalisa racconta – La lunga strada verso il pediatra…
La piccola E. non è stata bene e oggi è rimasta a casa dalla scuola materna. Niente di particolarmente preoccupante (a parte che per la nonna… tutto lo è): come molti bambini, ieri sera aveva la febbre ma oggi è più pimpante che mai. Però il pediatra preferisce vederla, i genitori sono al lavoro e quindi… tocca alla nonna portarla! Ma questa personcina, a dispetto dell’età e delle dimensioni, non è propensa ad obbedire senza far sentire la sua voce.
Primo round
– Non voglio andare dal dottore.
– Perché?
– Non mi piace andare in automobile.
Purtroppo bisogna andare in automobile: lo studio medico è piuttosto distante. Perciò, prima trattativa. Pattuiamo mezz’ora di cartoni animali prima di partire.
Fatto l’accordo, mi preparo a godermi un po’ di tregua mentre Cenerentola balla con il suo principe. E riesco perfino a misurare la temperatura a E., che in genere è un’anguilla, senza proteste. Miracoli della televisione!
Secondo round
È ora di uscire, ma si apre il problema di quali giocattoli portare. Servirebbe una valigia: praticamente, E. vorrebbe fare un trasloco.
Seconda trattativa. Dopo aver scartato diverse possibilità (e aver limitato le richieste), ci accordiamo per un orsetto di peluche e per il passeggino, mentre la nonna infila un libro nella sua borsa capiente (quella che prendo quando vado da E.: sembra la borsa di Mary Poppins).
Poi ci sono le scarpe da infilare, il giubbotto, la piccola (per fortuna) lotta per farle mettere il cappello. Finalmente siamo fuori.
L’automobile è parcheggiata a cento metri da casa, ma per percorrerli impieghiamo almeno venti minuti. E meno male he ci siamo mosse per tempo!
Il passeggino traballa sull’asfalto sconnesso e devia verso il margine del marciapiede. Sosta per rimetterlo in rotta. Prende una buca e l’orsetto si inclina da un lato. Sosta con proteste risentite perché io, per accelerare, cerco di convincerla che non importa se non è perfettamente dritto. Sosta per raccogliere un rametto di legno (sporchissimo) da terra, che diventa una bacchetta magica per una bimba che si trasforma in un batter d’occhio in una fatina e si lancia in una (fortunatamente breve) dimostrazione di poteri… a cui la nonna naturalmente si presta sorridendo e assicurando che l’incantesimo è riuscito e lei è assolutamente invisibile…
Terzo round
Ed eccoci giunte alla macchina. Ci abbiamo messo un po’, ma ci siamo. Prima di poter sistemare lei, c’è il problema di sistemare il passeggino. Attenzione che non si inclini! Meno male che poi, una volta sul seggiolino, non potrà controllare!
Finalmente si è arrampicata sul seggiolino. Orsetto in braccio, mi guarda e ride. Sì, perché qui parte un altro siparietto, un momento di complicità nonna/nipote. Questo, ha per tema la nonna alle prese con le chiusure complicate dei seggiolini moderni, che richiedono studio e concentrazione (e soprattutto occhiali, che non sempre sono a portata di mano) per trovare l’incastro giusto. In realtà ormai ho imparato e ci metto decisamente meno di qualche tempo fa, ma mi diverto a far finta di avere ancora delle difficoltà per ridere un po’ insieme a E.
E ora, pronti via! Imposto il navigatore e riusciamo perfino ad arrivare dal pediatra in tempo!
Certo, penso poi la sera, da mamma non avrei avuto la disponibilità (e il tempo) per tutto questo. Sarei stata perentoria (“ora si va e basta”, “presto, o arriviamo tardi!”…) e sbrigativa, come tutte le mamme che hanno mille cose da fare e devono conciliare le esigenze di tutti. Ma come nonna, che privilegio potermi prendere il tempo per fare delle soste, giocare, godermi le cose buffe che dice, farla ridere e sì… perfino sorridere ai suoi capricci (senza fargliene passare troppi)!
Nonna Annalisa