Nonna Annalisa racconta: E. e le parolacce (le sgridate, e poi… fare pace!)

Abbraccio tra ninna e nipote
Dopo i rimproveri… la pace (Designed by Freepik.com)

Inutile: le parolacce hanno per i bambini un fascino inarrivabile. Riflettevo a questo mentre cercavo con molto tentennamenti di capire quale poteva essere la reazione adeguata, dopo averne ascoltata una appena uscita dalla bocca di quell’”angioletto” della mia nipotina.
E. già da un po’ ha scoperto il fascino delle parole “pipì” e soprattutto “cacca”, che si diverte a declinare in tante combinazioni diverse, ma ora ha alzato il tiro, arricchendo il repertorio con una parola che non rientra più nel lessico familiare e che sa benissimo di non dover dire; e infatti l’ha pronunciata a mezza bocca, guardandomi di sottecchi, in attesa di capire come reagivo. Siccome però la nonna non è di quelle che fanno finta di niente… ho contato fino a cinque, mi sono accovacciata davanti a lei e le ho spiegato, senza alzare la voce, ma con fermezza e con espressione severa, che quella parola non si dice. E. mi ha guardato seria, vicina al pianto, ma poi l’ho abbracciata stretta e mi ha buttato le braccia al collo: un attimo, e “pace” era fatta.
Avrò fatto bene a reagire così? Chissà…  Certo, E. sapeva già che quella parola era inappropriata (e peraltro l’ha pronunciata isolata, fuori contesto, evidentemente proprio per saggiare il terreno), quindi sarebbe stato meglio lasciar correre, far finta di non aver sentito fidando sul fatto che, passato il gusto del proibito, i bambini smettono di dirle se nell’ambiente che frequentano (famiglia, scuola…) si usa un linguaggio corretto? Forse è così, e con la mia reazione non ho fatto altro che rimarcare che si tratta di una parola “proibita”… e il gusto del proibito, si sa, c’è a ogni età, anche nei bambini alti un soldo di cacio che solo un anno fa avevano un vocabolario limitato a poche parole.
Chissà se i genitori avrebbero reagito in modo diverso, mi chiedo. Ma tant’è, ora è fatta. A essere onesta ai miei tempi, con le mie figlie, non avrei esitato a far volare uno scapaccione, quindi mi sembra di aver avuto una reazione più che misurata. E d’altra parte nel rapporto con i bambini (figli o nipoti che siano) finisce che, al di là delle teorie, ognuno esprime quello che è, viene fuori il carattere, la formazione… Così E. capirà che, fatta salva la condivisione delle linee educative e dei valori di fondo che la nonna e i genitori le stanno trasmettendo, ognuno ha un proprio modo di affrontare le cose. È una lezione anche questa.
E poi, penso che forse i bambini si aspettano di trovare uno stop, quando fanno qualcosa che non si fa, e soprattutto quando sanno che non si fa. Anche una parolaccia è, a suo modo, una piccola sfida, preludio delle grandi sfide che arriveranno tra qualche anno. Ma non crescere troppo in fretta, piccola E.: permetti alla nonna di godere ancora per un po’ la magia della tua infanzia, delle tue scoperte… e anche delle tue marachelle e delle piccole sfide che ci lanci.
Annalisa Pomilio

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