Nonna Annalisa racconta – E. e il fratellino: amore e un po’ di gelosia

“Facciamo che tu sei la nonna e io la mamma. Ora andiamo al parco. Anna la metto sul passeggino, ma lui è piccolo e devo tenerlo in braccio. Uff, che fatica spingere il passeggino con un bambino in braccio!”.
Mi accoglie così la piccola E., appena metto piede in casa.
“Io però posso spingere il passeggino” mi offro, volenterosa.
“No, Anna non vuole: vuole che la spinga la sua mamma. E lui è piccolo e ha bisogno di me. Poi al parco devo allattarlo. Tu porta la borsa con la merenda” ordina E., come sempre piuttosto perentoria. Non mi resta che obbedire.
È questa la personale messa in scena della piccola E. della nuova vita familiare, ora che è nato il fratellino. Una messa in scena movimentata, che prevede complessi cambi di pannolino, il momento dell’allattamento (è tenerissimo vederla con il bambolotto in braccio, che si alza la maglietta per far finta di farlo succhiare al seno), la nanna con canzoncina e la passeggiata. Insomma, tutto da manuale, nel gioco di “facciamo che io ero…” (chissà perché, per i bambini è sempre al passato: forse perché in fondo in fondo sono consapevoli che si tratta di un momento di fantasia?) con il quale i bambini ripercorrono, reinventano e fanno proprie le loro esperienze.
La piccola E. sembra anche aver preso bene l’arrivo del fratellino: ha rumorosi e un po’ scomposti slanci di affetto che bisogna cercare di contenere senza smorzare, lo stringe e lo bacia, chiede continuamente di tenerlo in braccio e, fosse per lei, lo caccerebbe nei passeggini e nelle culle delle sue bambole. Parla e richiede attenzione molto più di prima; con la nonna e gli zii, poi, è un vero piccolo “sequestro”, per avere tutta l’attenzione possibile. Difficile abdicare al ruolo di principessa di casa! Una vitalità che è difficile contenere e che fa tenerezza, anche se… è piuttosto faticosa.
Tutto da manuale, insomma; ma c’è un però. Il però è il momento della nanna di E., soprattutto quando – e capita spessissimo – coincide con le poppate del fratello, che come tutti i lattanti verso sera diventa particolarmente inquieto (“l’ora delle streghe”, l’ha definita l’ostetrica di mia figlia). E questo significa che la mamma non può più fermarsi a lungo con lei a leggere storie, cantare canzoncine: un bacio, e poi il compito passa al papà o alla nonna.
La piccola E. non protesta, però… addormentarsi diventa difficile sapendo che la mamma è nell’altra stanza con in braccio il fratellino. E quindi a una fiaba ne segue un’altra, e poi ha sete, e poi le dà fastidio il lenzuolo, e poi vuole la ninna nanna che le cantavamo quando era piccina, e poi vuole un altro peluche, e poi ha caldo, e poi ha di nuovo sete… Insomma, il momento della nanna diventa un lungo rito, finché la mamma finalmente riesce ad acquietare il piccolo e arriva, pronta a dedicarsi a lei.
E per me, nonna… quanti ricordi, e che tenerezza, nell’assistere “da fuori” a questo rapporto mamma-figlia che cambia, come deve essere, a ogni snodo della vita, ma solo per rinsaldarsi e approfondirsi. Un rapporto e un amore che si modifica restando però unico e uguale, in un processo di crescita e di trasformazione che, sa nonna lo so, durerà tutta la vita.
Nonna Annalisa