Nonna Annalisa racconta – Al mare con la nipotina
Una settimana al mare da sola con la piccola E.: sensazioni ed esperienze. Tante, diverse e con un comune denominatore: la tenerezza (ma anche la paura per la responsabilità!). Ecco il racconto di nonna Annalisa. Com’è per voi?
Le scoperte
- L’attrazione per la danza classica (un balletto che ho sintonizzato per caso sul pc in un pomeriggio per tenerla buona qualche minuto… e che poi è stato oggetto di mille capricci e trattative).
- La passione per i libri e le storie, che ama farsi raccontare e che poi ripete, facendo finta di leggere mentre sfoglia le pagine.
- La mancanza di pazienza con cui affronta i giochi, il nervosismo quando sbaglia e butta tutto all’aria. Dovrà imparare, però…
- La gioia con cui gioca con l’acqua, la fantasia con cui inventa giochi e “interpreta” i sassolini e gli altri “tesori” raccolti in spiaggia, trasformandoli in oggetti con cui giocare (una pietra diventa un telefonino con cui chiama la mamma; un’altra diventa il piatto per la pappa della bambola…).
- La facilità con cui fa amicizia, in spiaggia o al parco giochi (e per me, le amicizie con le mamme e i nonni degli altri bimbi, che sono straordinari catalizzatori di discorsi, confidenze, racconti…).
Il sonno
- Farla addormentare vicino a me, sul lettone, raccontandole una storia. Sentire in che modo resiste al sonno per chiedere “ancora”, con la voce già impastata e gli occhi che si chiudono.
- Spostarla nel suo lettino e addormentarmi con le orecchie tese, con la paura di non sentire il suo richiamo, di notte.
- La dolcezza di sentirlmi chiamare “nonnina” (sì! Non sempre mi chiama così, ma quando lo fa, come resistere?) quando si riscuote nel cuore della notte, e cogliere la palla al balzo per trasferirla di nuovo nel lettone, vicino a me (ogni scusa è buona: ma a mia discolpa dico che i genitori lo sanno).
- Sentire il suo piedino che mi preme sulle costole, nella pancia… ovunque; dormire con un occhio solo per la paura che si sposti troppo verso il bordo del letto e possa ruzzolare giù.
- Addormentarmi vicino a lei, il pomeriggio, senza neanche provare a far finta di spostarla nel lettino (e da quanti anni non dormivo più il pomeriggio)?
I capricci
- Fare l’errore di accendere la televisione sui suoi cartoni preferiti pensando di spegnerla dopo venti minuti, e scoprire di dover affrontare pianti e proteste.
- Partire con il monopattino per andare al parco giochi e al ritorno ritrovarsi a portare in braccio lei e a trascinare il monopattino (faticosissimo: povera schiena!).
- Fare lunghi giri per evitare accuratamente di passare vicino alle gelaterie dopo le 6,30 del pomeriggio per salvaguardare la cena.
- Ritrovarsi a mangiare qualcosa in qualche modo, facendo la spola tra la cucina e la stanza da pranzo, mentre cerco di far mangiare lei (sbagliatissimo! Dov’è finita l’dea del pasto condiviso, tutti a tavola ordinatamente, parlando e mangiando come si deve? Bah, ci penseranno i genitori…).
- I capricci per vestirsi, perché vuole scegliere lei cosa indossare (a due anni!!!). Trattative… e cedimenti!
La responsabilità
- L’attenzione sempre all’erta per averla sott’occhio in ogni momento, dappertutto, anche in situazioni protette.
- Farmi forza per non impedirle di misurarsi con i giochi per i bambini appena un po’ più “sfidanti”, ma stare sempre un po’ in tensione quando la vedo arrampicarsi, aggrappata alle corde, cercando di imitare gli altri.
- La paura che prenda freddo, che le venga mal di gola/febbre/raffreddore. Con i miei figli non ero così…