Il libro della Giungla

“Il mondo è tuo, con tutto ciò che ha dentro. E, ancor di più, ragazzo mio, sei Uomo!”, scrive Rudyard Kipling un una sua celebre poesia, “a patto che tu sappia realizzare una serie di condizioni. Se sai trattare allo stesso modo due impostori – Vittoria e  Sconfitta – quando ti capitano innanzi, per esempio. Oppure: se di tutto quello che hai vinto sai fare un solo mucchio. E te lo giochi all’azzardo un’altra volta. E se perdi, sai ricominciare senza dire una parola di sconfitta”.
Una poesia di tale assoluta modernità che qualche anno fa l’allenatore di una squadra di calcio di serie A ne regalò una copia a ciascuno dei giocatori.
L’opera più famosa di Kipling, lo scrittore e poeta britannico nato in India nel 1865 e premiato con il Nobel  a soli 41 anni, è però Il libro della giungla (The Jungle Book),  una raccolta di racconti pubblicati su giornali e riviste nel 1893 e 1894, che oggi torna in libreria con un libro della collana Il Battello a Vapore  .

Sono tutti racconti di una forza straordinaria, ma i più noti  sono quelli che narrano le avventure del “cucciolo d’uomo” Mowgli, abbandonato nella giungla indiana e adottato da un branco di lupi. Una storia di grande modernità, come sottolinea Luigi Garlando nella sua introduzione, e che ancora oggi affascina i ragazzi, proprio come aveva affascinato i nonni, diventando così una storta di testimone che passa di generazione in generazione, trasmettendo non solo l’affetto per Mowgli e per gli altri protagonisti del libro(la mangusta  Rikki-Tikki-Tavi, il piccolo Toomai degli elefanti, il paradiso delle foche…), ma anche un mondo di valori universali in cui continuare a riconoscersi.
Per esempio, il valore della fratellanza e della solidarietà tra tutti gli esseri viventi. Pensate a Mowgli: il “cucciolo d’uomo”  impara da Baloo tutte le voci della giungla, conosce i versi di ogni animale. Quando deve comunicare con Rann, lancia la Parola dell’Ordine degli Avvoltoi: “Siamo dello stesso sangue, tu ed io” e stabilisce il contatto. Così fa con gli altri abitanti della giungla. “Siamo dello stesso sangue, tu ed io” è perciò un ponte gettato verso chi è diverso: una grande lezione la nostra  civiltà, dove  la diversità di sangue spesso diventa pretesto di guerra.
Quando Mowgli decide di andare a vivere tra gli uomini, si comporta come ha imparato nella giungla. Getta un ponte, va incontro all’altro. “Devo imparare la loro lingua – s’impone. – Che serve essere uomo se non si comprende la lingua degli uomini? Ora sono stupido e muto”.
Ma al villaggio Mowgli non trova la stessa “umanità” che ha conosciuto tra gli animali. Anzi, Kipling sembra che si diverta a ribaltare i ruoli. Gli animali parlano, molti sono sensibili e solidali. I lupi sono l’amorevole famiglia del cucciolo d’uomo. L’avvoltoio dà una mano decisiva al ritrovamento di Mowgli. Il pitone Kaa si accoda a Bagheera e Baloo alla ricerca di Mowgli (“Anch’io so volere bene”) e combatte eroico contro le scimmie.
Le scimmie, al contrario, le più simili all’uomo, rappresentano un mondo anarchico, senza valori né leggi. La tigre che, grazie alla sua bellezza, ha sempre goduto di ottima stampa, è zoppa e perfida.
Questo ribaltamento dei ruoli, in cui Kipling è maestro, è un ottimo allenamento contro il pregiudizio. Così, dopo oltre un secolo, Rudyard Kipling continua a educare  i cuccioli d’uomo.

M.M.

Kudyard Kipling, Il libro della giungla, Edizioni Piemme, collana Il battello a vapore,
10,5 euro


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