Hugo Cabret

Con Hugo Cabret, il suo primo film in 3D, tratto dal premiato e fantasioso romanzo di Brian Selznick La straordinaria invenzione di Hugo Cabret, il regista Martin Scorsese ci invita ad intraprendere un viaggio magico e insolito nel mondo… del cinema!

Il film racconta l’avventura di un ragazzo pieno di inventiva, Hugo Cabret, che  vive nascosto nella stazione di Paris Montparnasse. Rimasto orfano, Hugo si occupa di far funzionare i tanti orologi della stazione e coltiva il sogno di aggiustare l’uomo meccanico che conserva nel suo nascondiglio e che rappresenta tutto ciò che gli è rimasto del padre. Per farlo, sottrae gli attrezzi di cui ha bisogno dal chiosco del giocattolaio, che però lo coglie  in flagrante dal vecchio lo deruba del prezioso taccuino di suo padre con i disegni dell’automa. Riavere quel taccuino è per Hugo una questione vitale. Nella sua impresa è aiutato da una ragazza, Isabelle, grazie alla quale scopre che l’automa conserva segreti che riportano a galla vicende del passato. Sono storie e ricordi che coinvolgono anche il padrino della ragazza, Georges Méliès, una delle figure più importanti della storia del cinema, a cui si deve l’introduzione e la sperimentazione di numerose novità tecniche e narrative e che è considerato il “padre” degli effetti speciali.

Un film sull’infanzia, dunque, ma anche un film sul cinema. Una storia, quella raccontata da Brian Selznick, che sicuramente ha toccato molte corde del cuore di Martin Scorsese, figlio di un appassionato di cinema che ben ricorda i pomeriggi passati da bambino con suo padre nelle sale cinematografiche.
Scorsese ricorda: “Ho ricevuto il libro quattro anni fa, ed è stata un’esperienza molto intensa… L’ho letto tutto d’un fiato, in brevissimo tempo.  Ho sentito subito un’affinità con la storia di questo ragazzo, con la sua solitudine, il suo interesse nel cinema, i meccanismi della creatività.  Gli oggetti meccanici del film, che comprendono cineprese, proiettori e gli automi, consentono al ragazzo di stabilire un contatto con il padre, e al regista Georges Méliès di ritrovare se stesso e il suo passato”. per verificare la “tenuta” del romanzo, Scorsese l’ha letto alla figlia minore, che gli ha confermato la magia di questa storia: “Quando leggo i libri a mia figlia, vivo il racconto in modo nuovo.  Riscopro l’opera attraverso gli occhi di un bambino”.

Un libro che ha avuto una genesi complessa e particolare, come ci racconta l’autore, Brian Selznick:  “Ricordo di aver visto Viaggio nella luna, l’incredibile film del 1902 di Georges Méliès, e la memorabile scena in cui un razzo si schianta sull’occhio della luna che ha la forma di un volto umano si è radicata fermamente nella mia immaginazione.  Volevo scrivere la storia di un ragazzino che incontra Méliès, ma non sapevo quale potesse essere la trama. Sono passati anni. Ho scritto e illustrato oltre 20 racconti. Poi, nel 2003 mi è capitato fra le mani un libro intitolato Edison’s Eve di Gaby Wood.  È una storia che parla degli automi, e con mia grande sorpresa, c’era un capitolo dedicato a Méliès.
Immaginai un ragazzino che rovista fra l’immondizia e trova una di queste macchine rotte.  Non sapevo ancora chi fosse questo bambino, né conoscevo il suo nome… Mi venne in mente il nome Hugo e lo associai alla parola cabaret, trasformando quest’ultima in Cabret, per darle un suono  francese. Ed ecco come è nato Hugo Cabret”.
Le ricerche condotte sugli automi e sugli orologi, la vita di Méliès e la Ville Lumière degli anni ’20 e ’30 alimentarono l’immaginazione dell’autore, e il racconto di un ragazzo avventuroso che vive all’interno della stazione ferroviaria di Parigi iniziò a prendere vita.  Aggiungete al tutto un automa abbandonato e un regista sul viale del tramonto, ed ecco  il libro di Selznick con le sue splendide illustrazioni.
Pubblicato nel 2007, The Invention of Hugo Cabret (A Novel in Words and Pictures) ha vinto la Caldecott Medal 2008 (con cui la Association of Library Service to Children premia l’autore del “più bel libro illustrato americano per bambini”) ed è stato selezionato dal  New York Times come Miglior Libro Illustrato del 2007.  Ha occupato inoltre il primo posto dei bestseller del New York Times ed è stato finalista del National Book Award.

Il libro  ha incantato il produttore Graham King, che si è rivolto a John Logan – lo sceneggiatore di The Aviator –  affinchè trasformasse le parole e le illustrazioni di Selznick in una sceneggiatura. Commenta Logan: “Ho dovuto tagliare e cambiare alcuni elementi presenti nel libro di Brian per realizzare un film più breve e più snello.  I disegni mi hanno aiutato molto perché ricordano gli storyboard di un film.  In effetti sono stati una vera e propria mappa da seguire.  La sceneggiatura inizia con una descrizione molto simile ai primi disegni di Brian nel libro”.

Per rendere omaggio all’opera di Selznick, Scorsese ha scelto di servisti delle potenzialità tecniche dei film in 3D: “Lo spettatore di un film non ha il vantaggio di un lettore, che ha accesso ai pensieri e ai sentimenti più reconditi del protagonista.  Ma nel film c’è il suo viso straordinario, e le sue azioni esaltate dal 3D.  La storia aveva bisogno di essere modificata, perciò alcuni elementi del libro sono stati eliminati.  Ma penso che certe immagini – in particolare nel 3D – siano così eloquenti da riuscire a raccontare l’intero libro”. Un film che è anche un omaggio alla storia del cinema fatto da un grande regista e da un vero appassionato della “settima arte”.

M.S.

 

 

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