La magia della Grotta Azzurra di Capri

È stata “riscoperta” solo poco meno di due secoli fa grazie a un pugno di uomini: un poeta prussiano, August Kopisch; un pittore, Ernesto Fries; un marinaio di Capri, Angelo Ferraro. Sono stati loro, il 17 agosto 1826, ad avere il coraggio di entrare per primi nella stretta apertura che porta alla Grotta Azzurra, una grande cavità scavata dal mare nel versante nord-occidentale dell’isola di Capri.
Ed è stato Kopish a dare alla grotta il suo nome suggestivo, colpito dall’intesa tonalità dell’acqua al suo interno, dovuta alla luce particolare che vi penetra attraverso strette fenditure.

Tra storia e leggenda

Non che la grotta prima non fosse nota. Anzi, in epoca romana era probabilmente collegata a una delle ville dell’imperatore Tiberio attraverso un passaggio andato distrutto. Ai tempi di Tiberio, era un ninfeo marino, una sorta di tempio, come testimoniano le statue che vi sono state rinvenute, e che si pensa si trovassero lungo il passaggio che conduceva alla grotta: una del dio del mare Nettuno e due di Tritone, altro dio marino, figlio di Nettuno.

Col passare del tempo, dopo la caduta dell’Impero romano, la grotta non fu più frequentata, e su di essa nacquero delle leggende fosche. Una per esempio voleva che all’interno della grotta abitassero diavoli e spiriti maligni, e che di due sacerdoti, entrati nella grotta nel Seicento per scacciali, si fossero perse le tracce. Quindi, nessuno più osava penetrarvi!

Dopo la riscoperta di Kopish, invece, la grotta divenne molto celebre; e la sua celebrità aumentò quando Andersen vi ambientò la storia de L’improvvisatore.

La visita

Ancora oggi, una gita alla Grotta Azzurra è una vera emozione. Per visitarla, bisogna rivolgersi ai pescatoli locali, che vi entrano con le loro piccole barche a remi.
L’ingresso è così angusto che per varcarlo è necessario sdraiarsi sul fondo della barca ma, una volta dentro, la magia è tale da affascinare. Splendida la luce e i colori dell’acqua, che qui è particolarmente profonda: raggiunge i 22 metri di profondità, in una cavità larga circa 25 e lunga 66, co n un’altezza di circa 7 metri, che si alza nelle zone più interne.
E la grotta continua ad ingrandirsi: infatti sulla destra si apre una cavità scavata dall’umidità e dalle variazioni termiche, che fanno sì che la roccia continui a frantumarsi a poco a poco.

La visita prosegue in una galleria, detta Galleria dei Pilastri, che giunge alla Sala dei Nomi, una cavità che deve il suo nome alle firme che i visitatori dell’Ottocento e del Novecento hanno lasciato sulle sue pareti (ora è proibito scrivere!).

Infine si giunge alla Sala della Corrosione, che si spinge molto addentro nelle viscere dell’isola. Qui finisce la visita: i cunicoli che proseguono oltre questa sala non sono infatti visitabili, a causa dell’aria, che diventa irrespirabile.

La luce

Ma… e la luce blu, a che cosa è dovuta? È dovuta a un fenomeno ottico: infatti subito dopo l’entrata, attraverso la quale penetra la luce, c’è una specie di “finestra” subacquea molto profonda che la filtra, assorbendo i colori rossi e lasciando passare solo quelli blu. Una vera magia, unica al mondo!

Informazioni: www.capri.it www.comunedianacapri.it

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