Un meraviglioso regalo di Natale

bambina-cagnolino-cucciolo_Anastasia-Nekrasova-_-Dreamstime.comUna delicata fiaba di Natale che ci invia l’autrice, Rosetta Spinelli.
È pubblicata nel libro Favole di Natale – A Natale siamo tutti più buoni (Bds-Jr, Sanremo, www.edizionileucotea.it).
Una fiaba che parla della meravigliosa amicizia tra una bambina e un cagnolino e che aiuta i bambini a riflettere sulle tante, gratuite crudeltà che spesso vengono compiute ai danni degli animali.

 

Era una fredda e limpida giornata di dicembre e c’era un vento che rendeva le guance di Eleonora rosse come le meline da appendere all’albero di Natale.
Eleonora, detta Lulli, era una bambina con gli occhi scuri e attenti e tanti capelli che nessun nastro e nessun elastico riuscivano a contenere. Aveva cinque anni e quel giorno stava tornando a casa, insieme alla mamma, che era andata a prenderla all’uscita dalla scuola materna. Era felice perché l’indomani sarebbero iniziate le vacanze di Natale.
– Allora, hai deciso cosa chiedere a Babbo Natale? Non hai ancora scritto la letterina, cosa aspetti? Mancano pochi giorni.
– Tu lo sai cosa voglio da Babbo Natale e anche lui lo sa. Non ho bisogno di scrivere la letterina.
– Oh, no, Lulli, non vorrai ricominciare con la storia del cane, vero?
– È la cosa che più desidero al mondo!
– Intanto non è una “cosa” e questo te l’ho già spiegato. E poi, lo sai che non vogliamo animali. Ma non perché non li amiamo, semplicemente perché abbiamo tanti impegni e non potremmo prendercene cura.
– E io ti ho già detto che lo curerei io.
– Ma tu hai solo cinque anni e…

All’improvviso Lulli si fermò. Stavano passando accanto a un cassonetto dei rifiuti e lei aveva sentito un rumore. Ma non era proprio un rumore, era un lamento: prima flebile, poi forte come un urlo strozzato, poi ancora flebile. Anche la mamma aveva sentito e si era bloccata.
– Mamma, cos’è?
Lulli cominciò ad agitarsi mentre la mamma era terrorizzata al pensiero di dover mettere le mani tra le immondizie e trovarci chissà quale animale.
Tornarono di corsa davanti alla scuola e chiamarono il custode, il quale, benché non entusiasta all’idea, scoperchiò il cassonetto ed estrasse un cucciolo riccioluto e sanguinante, sporco e puzzolente, che guaiva piano e tremava come una foglia.
Aveva un occhio completamente chiuso da quale usciva un rivolo di sangue e le zampe posteriori sembravano due bastoncini spezzati.

La mamma guardò la figlia e non ci pensò su neppure un attimo. Tolse dalla borsa una serie di salviettine struccanti e di fazzoletti di carta e vi avvolse il cagnolino; poi, di corsa, seguita da una Lulli singhiozzante, salì in macchina e portò il cucciolo dal veterinario più vicino.
Quando il dottore vide l’animale in quelle condizioni pensò che, forse, sarebbe stato meglio sopprimerlo per non farlo soffrire ancora. Poi però guardò il volto rigato di lacrime di Lulli e decise di tentare. Il cagnolino aveva ormai perso un occhio perché vi si era conficcata una scheggia di vetro e le zampe posteriori erano fratturate. Era denutrito e disidratato.
– Come si chiama il tuo cagnolino? – chiese a Lulli.
– Non è il suo cane – rispose la mamma. – L’abbiamo trovato in un cassonetto.
– È il mio cane adesso e si chiama Berto – ribatté risoluta la bambina.
La mamma si rassegnò e non la contraddisse.
Il veterinario trattenne il cagnolino e dopo averlo ripulito e disinfettato gli somministrò un sedativo per fargli superare lo shock.
– Morirà? – chiese Lulli.
– Spero di no, però perderà l’occhio – le rispose il veterinario.
– Non importa, gli vorrò bene lo stesso.
– Dovrai curarlo per molto tempo perché ha le zampe spezzate.
– Lo curerò, perché lui è mio amico.
– Adesso vai a casa, allora, e domani torna a vederlo.
– Va bene, ma tu guariscilo perché lui è stato mandato da Babbo Natale. È il mio regalo.

In macchina, Lulli e la mamma rimasero in silenzio. Un po’ sottosopra dopo quell’avvenimento, ognuna di loro aveva pensieri diversi.
A un tratto la mamma disse: – Scusa, ma perché hai detto al dottore che si chiama Berto?
– Perché ha una faccia da Berto – rispose la bambina.
– E com’è la faccia da Berto?
– È così, un po’ buffa, come la sua. Una faccia da Berto, insomma.
E a questo punto la mamma si mise a ridere, ma a ridere proprio di gusto, mentre ripeteva: – Una faccia da Berto, una faccia da Berto…
Lulli la guardò in modo strano, poi cominciò a ridere anche lei, mentre la tensione si scioglieva e finalmente si sentiva felice.

Berto si salvò e divenne il migliore amico di Lulli…

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