Lo zar Saltan

Lo-zar-Saltan- principesse-cignoC’erano una volta tre sorelle che vivevano in una graziosa casetta. Un giorno, mentre erano nel giardino davanti alla casa, cominciarono a chiacchierare tra loro.
– Se fossi zarina – disse la prima – cucinerei con le mie mani un banchetto per tutta la gente del reame.
– Se fossi zarina – disse la seconda – tesserei un abito meraviglioso per ogni abitante della terra.
– Se fossi zarina – disse la terza dolcemente – regalerei allo zar un figlio eroe.

In quel momento un giovane entrò nel giardino e disse: – Sono lo zar Saltan. Passavo da queste parti e ho sentito i vostri discorsi. Vuoi essere mia sposa, graziosa fanciulla? – aggiunse rivolgendosi alla terza sorella. – E voi, damigelle, volete essere la cuoca e la tessitrice di corte?
Lo zar fece salire la sua futura sposa su un cavallo bianco e la condusse a palazzo. Quando vi giunsero si celebrarono subito le nozze, con un grandioso banchetto. Le due sorelle, però, si rodevano per l’invidia.

Poco tempo dopo lo zar dovette partire per la guerra. Rimase lontano a lungo, e nel frattempo lamessaggio zarina ebbe un bimbo bellissimo. Subito fu inviato un messo allo zar con la bella notizia.
Ma le due invidiose sorelle e la comare Barbarica fermarono il messaggero, lo distrassero e gli infilarono nella bisaccia un altro messaggio che diceva: “La nostra zarina ha donato allo zar un essere mostruoso, simile a un animale. Che dobbiamo fare?”
Dopo aver letto questa notizia lo zar, col cuore stretto dall’angoscia, scrisse di attendere il suo ritorno.
Il messaggero ritornò al castello, ma le due sorelle lo fecero subito scendere da cavallo e lo condussero in cucina. Qui riuscirono di nuovo a sostituire il messaggio con un altro che diceva: “Che la zarina e la sua creatura siano chiusi in una botte e gettati in fondo al mare. Ordine dello zar”.
Il messaggero portò il messaggio ai nobili ed essi, benché inorriditi, dovettero eseguire l’ordine del loro sovrano. Presero la zarina e il suo bellissimo bimbo, li chiusero in una botte e li gettarono nel mare.

botteScese la notte: le stelle si accesero, i raggi della luna inargentarono le onde del mare.
Laggiù, tra le onde, una botticella continuava il suo viaggio. Al suo interno la zarina piangeva, mentre il principino cresceva di ora in ora, diventando grande, bello e forte.
Alla fine la botticella fu deposta sulla spiaggia. Il principino si alzò in piedi e riuscì a rompere la botte. La zarina e suo figlio uscirono e scoprirono di essere su un’isola deserta, coperta di prati e dominata da una collina su cui s’innalzava una quercia.
Il fanciullo si diresse verso la quercia e ne spezzò un ramo. Con questo e con il cordone di seta che portava al collo si costruì un arco, quindi s’incamminò lungo la spiaggia per procurare la cena per sé e per sua madre.

A un tratto gli giunsero all’orecchio dei gemiti.
“Chi può essere? “ pensò il principino, allarmato. Andò avanti e scorse tra le alghe un cigno meraviglioso, con le ali candide, che cercava di difendersi dagli assalti di uno sparviero. Lo arco-e-freccesparviero aveva già sfoderato gli artigli quando la freccia del principino lo colpì. L’uccello piombò nel mare lanciando un urlo lacerante.
Allora il cigno levò verso il fanciullo il suo lungo collo flessuoso e cominciò a parlare:
– Grazie, figlio dello zar, per avermi salvata. Io non sono un cigno, ma una fanciulla vittima di un incantesimo, e quello che tu hai trafitto non era uno sparviero, bensì il mago crudele che mi teneva prigioniera. Io ti sarò grata per sempre e sarò al tuo fianco quando avrai bisogno di me.
Quindi volò via.

Il principino tornò da sua madre ed entrambi si addormentarono sulla riva del mare. Il mattino dopo li attendeva una meravigliosa sorpresa: l’isola non era più deserta, ma vi s’innalzava una grande città, circondata da bianche mura merlate.
coronaIl principino e la madre si avviarono verso la città. Andò loro incontro un vecchio che disse: – Vogliamo incoronarti nostro principe, fanciullo.
Gli posò sul capo biondo una corona e soggiunse: – D’ora innanzi sarai il nostro amato sovrano, con il nome di principe Guidone.
La folla che si era radunata si strinse in festa attorno al fanciullo. Poi la zarina e il fanciullo furono accompagnati nel palazzo reale, dove ebbero luogo grandi festeggiamenti.

Una nave correva veloce sulle onde, le grandi vele spiegate. Il nocchiero, dall’alto, scrutava l’orizzonte. A un tratto, un grido: – Terra in vista!
I marinai si affollarono sul ponte.
– È l’isola deserta! L’isola della quercia! – gridò uno.
– E ora vi sorge una città, con torri e le mura merlate! Che strano prodigio è mai questo?
– Sentite? I cannoni sparano a salve per invitarci ad approdare. Presto, accostate! Gettate l’ancora!
I marinai scesero a terra e il principe Guidone mandò ambasciatori per invitarli a palazzo.
– In cosa commerciate, ospiti? – chiese il principe.
– In pellicce e pietre preziose. Abbiamo viaggiato in lontane contrade, e ora stiamo tornando in patria, nella terra del glorioso zar Saltan.
A queste parole il principe Guidone trasalì.
– Che il mare vi trasporti quietamente e il vento vi possa sospingere fino in patria, naviganti – disse – E là giunti recate il mio saluto allo zar Saltan.

Lo-zar-Saltan

I marinai risalirono sulla nave e ripartirono, mentre sulla riva il principe Guidone guardava sospirando le vele che si allontanavano sul mare. Un guizzo sull’acqua, uno scintillio di bollicine d’argento, una cascatella di candida spuma, ed ecco che la dolce principessa Cigno apparve.
– Salute a te, mio principe – disse. – Perché mai sei così triste e malinconico?
– La nostalgia della mia terra e il desiderio di rivedere mio padre mi opprimono, cigno gentile.
– Io posso aiutarti, principe. Non vorresti volare dietro alla nave fino alla tua terra e a tuo padre? Ebbene, farò in modo che il tuo desiderio venga esaudito: che tu sia trasformato in una zanzara!
Il cigno scosse le ali e spruzzò il principe di mille goccioline d’argento. Egli si trasformò in uno zanzarino e volò ronzando dietro la nave.

Finalmente, ecco la terra! I marinai, seguiti dal principe zanzarino, approdarono. Ad accoglierli c’erano anche i messaggeri dello zar, che li invitarono a palazzo.
Nella sala delle udienze lo zar Saltan sedeva sul trono con il volto malinconico. Le due invidiose cognate e la comare Barbarica gli sedevano accanto. Lo zanzarino fece un volo attorno al capo dello zar, poi si posò sulla sua manica sinistra.
– Da quali paesi venite? – chiese lo zar. – Quali meraviglie avete visto nel grande mondo?
– Molte cose straordinarie abbiamo viste. Ma la cosa più meravigliosa è stata questa: dove un tempo sorgeva un’isola deserta, è sbocciata d’un tratto una bellissima città. Vi regna il principe Guidone, che ti manda i suoi saluti.
– Questa strana isola mi incuriosisce molto – esclamò lo zar Saltan. – Voglio andare a vederla e a rendere visita al principe Guidone.
Le donne si guardarono. Chi era mai questo principe Guidone?
scoiattolo– Ma che cosa c’è di tanto straordinario in quest’isola? – saltò su allora la sorella cuoca. – Io sì che conosco un posto dove succedono cose stupefacenti… In un bosco c’è un abete, sotto l’abete c’è uno scoiattolo, lo scoiattolo canta canzoncine e sgranocchia continuamente noccioline. Le noccioline hanno il guscio d’oro e la mandorla di smeraldo.
Lo zar, pieno di stupore, dimenticò la strana isola con la città sorta all’improvviso. Allora lo zanzarino andò a pungere la cuoca sopra l’occhio. Si scatenò un parapigliae tutti cercarono di afferrare lo zanzarino, ma questi fuggì via dalla finestra e se ne tornò alla sua terra.

Alcune sere dopo il principe, che aveva ripreso il suo aspetto umano, passeggiava sulla riva del mare, sospirando. Apparve di nuovo il cigno.
– Salve, mio principe! – mormorò dolcemente la principessa Cigno – Perché passeggi triste e pensieroso sulle rive del mare?
– Un desiderio irrealizzabile mi tormenta, cigno gentile. Laggiù, nella reggia di mio padre, ho udito parlare di un bosco dove vive uno scoiattolo che, cantando una canzoncina, sgranocchia noccioline d’oro che hanno l’interno di smeraldo. Io vorrei possedere questo scoiattolo, ma purtroppo ciò non può avverarsi.
– Non rattristarti, mio principe. Ciò che desideri non è impossibile. Torna a casa e vedrai…
Il principe Guidone ritornò a casa e, appena entrato in giardino, vide lo scoiattolo fatato che sgranocchiava noccioline e faceva tanti mucchietti dei gusci d’oro e dei frutti di smeraldo!
Il principe ringraziò dentro di sé il cigno e fece costruire per lo scoiattolo una bellissima casetta di cristallo, con la vaschetta per fare il bagno, la spazzolina per pettinarsi la coda e un’altalena per cullarsi.

naveDopo qualche tempo la nave approdò di nuovo nell’isola e di nuovo il principe Guidone invitò i marinai alla reggia.
– Che nuove mi portate, ospiti? – chiese il principe.
– Siamo andati in lontani paesi e abbiamo commerciato in cavalli; ora stiamo navigando verso la terra di Saltan, nostro zar.
– Vi auguro che la vostra nave giunga felicemente in porto. E, quando sarete in patria, dite allo zar Saltan che il principe Guidone gli manda i suoi saluti.
Gli ospiti ripartirono sulla loro nave. Guidone andò a passeggiare sulla riva del mare, fissando lo sguardo sulle bianche vele che si allontanavano. Il cigno si avvicinò al giovane e gli disse:
– Che hai, mio principe? Perché te ne stai qui solo soletto e sospiri? Che cosa ti affligge questa volta?
– Una grande nostalgia mi punge il cuore. Vorrei volare via come quella nave, sulla cresta dell’onda, verso la mia patria e mio padre.
Il principe non aveva ancora finito di parlare che già la principessa Cigno aveva scosso le ali ed egli si era trasformato in un moscone.
– Addio, cigno gentile! E grazie! – e il principe moscone andò a posarsi sull’albero maestro.

La nave ben presto entrò nel porto. I naviganti furono invitati a reggia dallo zar Saltan e il nostro moscone volò dentro con loro. Lo zar era seduto su un trono tutto d’oro, aveva una corona risplendente di pietre preziose, ma il suo sguardo era triste. Accanto a lui, come sempre, erano sedute le due cognate e la comare Barbarica.
– Da dove venite, naviganti? – chiese lo zar Saltan. – Che novità vi sono nel mondo?
– Abbiamo visto cose meravigliose, sire, ma la più meravigliosa di tutte è stata questa: in mezzo al mare vi è un’isola in cui è sorta all’improvviso una città dalle cupole risplendenti. nocciolineNel giardino della reggia cresce un abete: sotto l’abete c’è uno scoiattolo che canta una canzoncina e sgranocchia noccioline i cui gusci sono d’oro e i cui frutti sono di smeraldo. Lo scoiattolo vive in una casetta di cristallo. Con i gusci gli isolani fanno monete e gli smeraldi vengono distribuiti agli abitanti. Signore di quest’isola è il principe Guidone, che ti manda il suo saluto e ti invita nella sua terra.
Lo zar esclamò: – Allestitemi una flotta. Voglio andare a vedere quest’isola incantata e a far visita al principe Guidone.
Ma le due sorelle e la comare Barbarica si guardarono sospettose. Chi era mai questo principe Guidone?
– Che gran cose raccontate! – esclamò con voce rauca la tessitrice. – Ma che cosa c’è di tanto strano nel fatto che uno scoiattolo sgranocchi noccioline d’oro? Vi racconterò io un fatto molto più strabiliante. Sulle rive di un mare lontano si dice che succeda questo: percorso da un vento di tempesta, il mare ribolle, si gonfia e dalle sue acque sorgono trentatre guerrieri alti e forti e armati fino ai denti, ricoperti di squame lucenti. E alla loro testa c’è l’antico eroe Tcernomor. Questo sì che è un prodigio unico al mondo!
Tutti ammutolirono per la meraviglia e lo zar Saltan si dimenticò dell’isola della quercia. Il moscone allora s’infuriò e punse la tessitrice sotto l’occhio sinistro. Poi fuggì via attraverso la finestra e se ne tornò alla sua terra.

La sera, dopo il tramonto, il principe Guidone andò sulle rive del mare. Gli si accostò ancora una volta la dolce principessa Cigno.
– Che hai, mio principe? – mormorò. – Perché passeggi triste e pensieroso sulla riva del mare?
guerriero– Un grande desiderio mi riempie il cuore. Ho sentito dire che vi è un luogo nel mondo in cui il mare ribolle, schiumeggia e infine dalle sue acque escono trentatré guerrieri alti e forti armati fino ai denti, ricoperti di squame lucenti. E alla loro testa c’è l’antico eroe Tcernomor. Come vorrei poter vedere con i miei occhi questo strano prodigio!
– Non rattristarti, mio principe. Io posso aiutarti a realizzare il tuo desiderio. Quei guerrieri del mare sono miei fratelli. Torna a casa e attendi…
Il principe tornò a casa e salì in cima alla torre, fissando lo sguardo sul mare. A un tratto un soffio di tempesta sconvolse il mare, che ribollì, schiumeggiò e lasciò sulla sabbia trentatré fortissimi guerrieri, rivestiti di squame lucenti. I guerrieri avanzarono in fila, le armi in pugno, e davanti a tutti andava l’eroe Tcernomor.
Guidone corse incontro agli ospiti. Le guardie spalancarono i cancelli della città per fare entrare i trentatré guerrieri. I guerrieri entrarono e il capo, Tcernomor, si presentò al principe Guidone.
– La principessa Cigno, nostra sorella, ci ha mandato da te affinché sorvegliamo la tua gloriosa città. Tutti i giorni, alla stessa ora, noi emergeremo dalle acque e monteremo la guardia alle mura. Così voi potete riposare tranquilli.
E i guerrieri scomparvero nuovamente nel mare.

Poco tempo dopo la nave approdò ancora una volta all’isola del principe Guidone, che invitò nuovamente i mercanti nel suo palazzo.
– Da dove venite, ospiti, e dove state andando? In cosa avete commerciato?
– In corazze, principe, e in oro zecchino. E ora stiamo tornando nella nostra patria, dove regna lo zar Saltan.
– Che un vento amico sospinga la vostra nave e che possiate giungere in patria sani e salvi. Porgete, vi prego, i miei saluti allo zar Saltan.
I marinai tornarono sulla nave e ripartirono e il principe Guidone rimase sul lido, con lo sguardo fisso alle bianche vele che s’allontanavano. Ancora una volta il cigno apparve sulle onde.
– Che hai, mio principe, che te ne stai qui tutto solo soletto a sospirare?
– Una pena infinita mi opprime, cigno gentile. La mia anima vorrebbe volar via …
Un breve batter d’ali, uno spruzzo di argentee goccioline e il principe, trasformato in calabrone, volò via ronzando sulla scia della nave.

La nave entrò nel porto e i naviganti furono scortati alla reggia. Dietro di loro volava il calabrone. Lo zar Saltan sedeva sul trono d’oro lucente, ma un pensiero tormentoso gli oscurava il volto. Egli ricevette con tutti gli onori i naviganti, li invitò alla sua tavola, poi prese a interrogarli:
– Ditemi, ospiti, quali meraviglie avete visto nel vasto mondo?
– Abbiamo visto molte meraviglie, sire, ma la meraviglia più grande è stata questa: su un’isola un tempo deserta sorge ora una città in cui ogni giorno accede uno strano prodigio. Il mare ribolle e schiumeggia e dalla spuma delle onde emergono trentatré guerrieri alti, forti e ben armati, guidati dall’eroe Tcernomor. Essi montano la guardia all’isola, rimanendo dritti e immobili fino al calare del sole. Solo allora rientrano nel mare. Signore di quest’isola è il principe Guidone, che ti manda i suoi saluti.
Lo zar Saltan esclamò: – Presto allestitemi una flotta! Voglio recarmi nell’isola misteriosa a fare visita al principe Guidone.
Ma le due invidiose sorelle e la comare Barbarica si guardarono bieche in volto. Chi era dunque questo misterioso principe Guidone? E se fosse stato? … No, lo zar non doveva assolutamente andare a fargli visita!
– Non stare ad ascoltare questa gente, mio zar! – esclamò allora la vecchia comare Barbarica. cigno– Che cosa c’è di tanto strano se i guerrieri escono dal mare e montano la guardia a una città? Ora ti racconterò io un fatto molto più straordinario. Al di là dei mari, in una terra sconosciuta, dicono che viva una principessa bellissima. Tanta è la sua grazia nel camminare che pare un cigno che scivoli sull’acqua, e la sua voce sembra il canto della sorgente.
Tutti ascoltavano incantati. Ma a un tratto si udì un grido: il calabrone aveva punto il naso della comare Barbarica, poi era volato via in gran fretta.

La sera era scesa sul mare e sulla terra. Pensieroso, il principe Guidone s’aggirava sulla spiaggia.
– Che hai, mio principe, per aggirarti così triste e malinconico? – mormorò il cigno avvicinandosi.
– Un desiderio ancora più grande degli altri, mio cigno, ma ancora più difficile da realizzare. Laggiù, nella reggia di mio padre, ho sentito parlare di una fanciulla di meraviglia bellezza. Vorrei che quella fanciulla diventasse mia sposa… ma questo non è che un sogno.
Un lungo silenzio seguì queste parole. Non si sentiva che il mormorio delle onde e il fruscio del vento. Infine la dolce principessa Cigno rispose esitante.
– La fanciulla che cerchi esiste veramente, mio principe, ma sei proprio sicuro di volerla sposare? Pensaci bene, per non doverti pentire in seguito.
– Ci ho pensato abbastanza e ormai ho deciso. Stanotte stessa partirò per andare alla sua ricerca.
cuori– Non c’è bisogno che tu parta, mio principe – sussurrò allora il cigno. – Attendi e vedrai …
Il cigno aprì le ali come per volare via, tese il lungo collo; una nube di spuma lo nascose agli occhi del principe, poi… una fanciulla di meravigliosa bellezza apparve al suo posto.
– Sono io la fanciulla che cercavi – ella disse. – E, se tu vuoi, sarò la tua sposa.
Il principe la prese per mano e la condusse da sua madre. I due giovani s’inginocchiarono davanti a lei e Guidone disse: – Questa è la sposa che ho scelto, mamma. Dacci il tuo consenso e la tua benedizione, perché possiamo vivere nella gioia e nell’amore.
La zarina benedisse i due giovani e la sera stessa si celebrarono le nozze.

Ancora una volta la nave approdò all’isola. I naviganti furono introdotti nella sala del trono. Accanto al principe Guidone sedeva la principessa Cigno.
– In che cosa commerciate, miei ospiti? – s’informò il principe. – Verso quale terra siete diretti?
– Ci siamo recati in terre lontane, principe, e abbiamo commerciato in spezie. Ora stiamo facendo ritorno in patria, la terra dello zar Saltan.
– Che il mare vi sia propizio, miei ospiti. Quando giungerete in patria, recate il mio saluto allo zar Saltan e ricordategli la sua promessa di venirmi a trovare.
I naviganti ripartirono, ma questa volta il principe Guidone restò felice nella reggia, accanto alla sua sposa luminosa.
Il veliero giunse nel porto e i naviganti furono invitati a corte dallo zar. Egli sedeva sul suo trono d’oro lucente e un pensiero tormentoso gli oscurava il volto. Le tre donne gli sedevano accanto sospettose.
Saltan invitò gli ospiti a banchetto e poi prese a interrogarli: – Ditemi, naviganti, quali nuove meraviglie avete visto?
– Abbiamo visto molte meraviglie, sire. Ma la meraviglia più grande è stata questa: in un’isola una volta deserta è sorta una grande città dalle cupole risplendenti al sole. Nel giardino della reggia c’è uno scoiattolo che sgranocchia noccioline d’oro con la mandorla di smeraldo. Attorno alle mura ci sono trentatré guerrieri che escono ogni giorno dal mare per andare a custodire la città. E nella sala delle udienze c’è una fanciulla di straordinaria bellezza. Quando cammina pare un cigno che scivoli sull’acqua e quando parla sembra una sorgente che mormori il suo canto. Ella è la sposa del principe Guidone, che ti saluta e ti rinnova il suo invito.
Allora lo zar prese la decisione: fece allestire la flotta e si preparò al viaggio. Invano, questa volta, le due invidiose sorelle e la vecchia comare Barbarica tentarono di trattenerlo.

velieroSu una torre del castello il principe Guidone scrutava il mare in lontananza. Laggiù, lontano lontano, apparve un puntino che s’ingrandiva via via che s’avvicinava… Sì, era il veliero dello zar Saltan!
Quando la nave approdò nel porto, Guidone si recò incontro al padre e lo scortò verso la reggia. Schierati ai cancelli c’erano i trentatré guerrieri e l’eroe Tcernomor, che presentarono le armi allo zar. Nel giardino, lo scoiattolo fatato sgranocchiava noccioline d’oro. E sulla soglia della sala del trono una bellissima fanciulla attendeva lo zar. Teneva per mano la zarina e sorrideva.
Lo zar guardò la zarina e trasalì. “La mia dolce sposa perduta da anni …” pensò e, scoppiando a piangere, abbracciò la moglie, il figlio e la giovane principessa.

Le due malvagie sorelle e la comare Barbarica, che avevano seguito lo zar, si nascosero negli angoli più bui del castello. Ma Guidone mandò i servi a cercarle e le cacciò dal regno. Una grande gioia scese nel cuore di tutti.
I trentatré guerrieri intanto montavano la guardia perché nessuno disturbasse il banchetto regale, mentre lo scoiattolo sgranocchiava noccioline vere sulla tavola del principe Guidone.

(adattamento da Aleksandr Sergeevič Puškin – illustrazioni di Paola Minelli)

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