Il topolino e l’elefante

© Dannyphoto80 | Dreamstime.com
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Attraverso la favola di un topolino e del suo amico elefante, una “morale” valida per tutti: inutile invidiare gli altri!

C’erano una volta un elefante e un topolino che dovevano fare un lungo viaggio.
 Decisero perciò di viaggiare insieme.
Il topolino prese un tovagliolo, ci mise dentro un po’ di pane e un po’ di formaggio, ne fece un involto e se lo appese al braccio.
 L’elefante invece si procurò due grosse ceste, le riempì bene di foglie e di frutta appetitosa e se le posò sul dorso. 
Quindi partirono.

L’elefante camminava rapido sulle quattro grosse zampe, si muoveva come se il mondo fosse suo e sventagliava qua e là la lunga proboscide.
Il topolino, per tenere il passo, doveva muovere freneticamente le zampine e inciampava nel tovagliolo, rotolava tra i sassi e era coperto di sudore!
Affannato, cominciò a lamentarsi.
– Perché? Perché la natura infame mi ha creato così piccolo? Non poteva farmi essere un elefante? Maledetta! Poteva almeno farmi essere una giraffa! Mi sarei accontentato pure di essere un cavallo. Maledetta!
Proprio in quel momento l’elefante soffiò con la proboscide e il topolino fu scaraventato contro un albero, dove rimase appeso a un ramo al quale si era impigliato il tovagliolo con pane e formaggio si impigliò.
L’elefante non se ne accorse neanche, ma il topolino era fuori di sé. Continuava a lamentarsi contro la natura mentre agitava le zampine cercando di liberarsi.

La natura, chiamata tante volte in causa, decise di presentarsi.
– Che hai da sbraitare? Sono la natura: eccomi qua! Dimmi presto che cosa desideri, perché devo andare via!
– La… la… la natura? Sei veramente la natura?
– Si! Sono veramente la natura! Forza, dimmi che cosa vuoi. Anzi… aspetta, ho già capito: vuoi diventare un elefante?
La natura si mise subito a contare e alla fine disse: 
- Tu sarai elefante e l’elefante sarà topolino: non posso fare altrimenti, perché i conti devono tornare!
pane-e-formaggioDetto questo, la natura sparì. Subito dopo il ramo dell’albero si spezzò e il topolino, diventato un elefante, si ritrovò a terra. Per prima cosa ebbe fame. Si guardò intorno e trovò solo un bocconcino di pane e formaggio; lo ingoiò ma non successe nulla, perché il suo grande stomaco non lo sentì neanche.
L’elefante invece, che era un po’ più avanti, si ritrovò topolino. Perciò s sentì all’improvviso schiacciato dalle ceste di foglie e sbraitò:
- Maledetta la natura! Perché non sono un elefante o una giraffa!? Però… però, non fa niente, sono un topolino. Me la caverò!
E così dicendo uscì da sotto e ceste.

Dopo un po’ i due amici ripresero il cammino.
L’elefante aveva tanta fame e girava gli occhi in giro per trovare un filo d’erba e l’erba non c’era, perché quella era una zona brulla e piena di pietre.
melaIl topolino trovò per caso una mela, ne rosicchiò la metà e si saziò. Offrì l’altra metà all’elefante che la ingoiò in un boccone, ma rimase affamato perché con uno stomaco così grande non poteva certo bastargli mezza mela!
Poi venne la sete! Il topolino vide una pozzanghera, bevve un po’ d’acqua e si dissetò. Poi chiamò l’elefante, che però non riuscì in nessun modo a tirare su la poca acqua che c’era.
E faceva anche un gran caldo: il sole splendeva e non c’era neanche un filo d’ombra! L’elefante era sfinito! Il topolino invece trovò un’ombra a forma di elefante e se ne stette al fresco. Poi chiamò l’elefante per dargliene un po’ ma, chissà perché, l’ombra non stava mai ferma!

vermeQuando si fece notte, i due amici si fermarono a dormire. La mattina dopo il topolino trovò due vermi e se li mangiò tutto contento, mentre l’elefante si sentiva debolissimo. A stento riuscì a rimettersi in piedi e a riprendere il cammino. Ma ecco comparire dei cacciatori, che cominciarono a inseguirlo e il povero elefante dovette sudare sette camicie per riuscire a sfuggire loro, mentre al topolino bastò nascondersi in una buca del terreno.

Quando finalmente il pericolo fu passato, l’elefante e il topolino si rimisero in cammino. E mentre camminava l’elefante cominciò a lamentarsi e a invocare la natura dicendo: – Natura, ti prego, ho capito che ho sbagliato. È vero che gli elefanti sono grandi, ma anche loro hanno i loro problemi. Ogni essere vivente li ha, ma io sono nato topolino e non so come cavarmela con questo grosso corpo. Il topolino, che era nato elefante, invece saprebbe benissimo come fare! Ti prego, ti prego, vieni di nuovo qui e rimetti le cose a posto!

Ed ecco allora che la natura ricomparve e, dopo qualche altro calcolo, disse: – Va bene, anche questa volta ti accontento, ma sappi che è l’ultima! Spero proprio che tu abbia imparato la lezione!
E quando corse via, ecco che l’elefante era tornato topolino e il topolino elefante. E insieme ripresero il viaggio.

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