La storia del quarto Re Magio

Una bellissima storia che ci manda Maria Domenica, una nonna che ci segue sul sito. Eccola, per leggerla a tutti i nostri nipotini.

 

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…Ma quando i dromedari dei tre Re Magi scomparvero dietro le montagne, quando il tintinnio delle loro bardature si spense sulla strada di Gerusalemme, entrò in scena il quarto Re.
La sua patria era un paese bagnato dal mare e di là aveva portato tre perle preziose per donarle al Re nato in Occidente e di cui aveva visto la stella, la sera, nel roseto. 
Si era alzato e aveva lasciato tutto. Il Re del quarto regno aveva preso il suo tesoro più raro, le tre perle bianche grandi come uova di piccione, le aveva messe nella cintura e aveva deciso di cercare il posto sul quale brillava la stella.
Lo trovò, ma arrivò troppo tardi. I tre Re erano venuti ed erano già ripartiti. Arrivava troppo tardi, e con le mani vuote… Non aveva più le perle.
Aprì piano piano la porta della stalla dove c’erano il figlio di Dio, la madre di Dio e Giuseppe. Il giorno si spegneva e la stalla diventava scura; un leggero profumo d’incenso era lì sospeso, come in una chiesa dopo i vespri.
 San Giuseppe rivoltava la paglia della stalla per la notte. Il Bambino Gesù era sulle ginocchia di sua madre. Ella lo cullava dolcemente e a mezza voce cantava una di quelle ninna-nanne che si odono di sera quando si passeggia per le strade di Betlemme.
Lentamente, esitando, il quarto Re Magio si fece avanti e si gettò ai piedi del bambino e di sua madre.
 Lentamente, esitando, cominciò a parlare.

“Signore” disse,  “io non vengo insieme agli altri santi Re che ti hanno reso omaggio e di cui tu hai ricevuto i doni. Anch’io avevo un dono per te: tre perle preziose, grandi come un uovo di piccione, tre vere perle del mare. Ora non le ho più.
 Sono rimasto indietro e mi sono fermato in un alberghetto lungo la strada.
 Ho avuto torto. Il cibo e il vino mi tentavano, un usignolo cantava e decisi di passare lì la notte.
Quando entrai nella sala degli ospiti, vidi un vecchio tremante di febbre. Nessuno sapeva chi fosse, la sua borsa era vuota: non aveva più soldi per pagare il dottore e le cure che gli erano necessarie.
 Signore, era un uomo molto vecchio, scuro e secco, con una barba bianca inselvatichita. Allora presi una perla dalla cintura e la diedi all’albergatore, perché procurasse un medico e gli assicurasse le cure, o se moriva, una tomba in terra benedetta.

L’indomani ripresi il viaggio. Spinsi il mio asino il più possibile per raggiungere i tre Re. I loro dromedari avanzavano lentamente e speravo di farcela.
La strada percorreva una vallata deserta dove enormi rocce si ergevano sparse tra siepi di terebinti e ginestre dai fiori d’oro.
 All’improvviso udii delle grida che provenivano da un vallone. Saltai giù dall’asino e trovai dei ladroni che si erano impadroniti delle cose che si trovavano nella casa di una giovane e povera donna.
 Erano in parecchi e non potevo pensare di battermi con loro.
 O Signore, perdonami ancora una volta! Misi mano alla cintura, presi la seconda perla e pagai i ladroni perché liberassero la giovane donna. 
Lei mi baciò e fuggì sulle montagne con la rapidità di un capretto.

Adesso non mi restava che una perla sola, la più bella e la più grossa. Almeno quella volevo portartela, o Signore!
Era passato il mezzogiorno: prima di sera potevo essere a Betlemme, ai tuoi piedi.
 Fu allora che vidi un paesino al quale i predoni avevano dato fuoco e che era, ormai, tutto in fiamme.
 In quel povero villaggio, stavano distruggendo ogni cosa.
 Vicino a una casa in fiamme un uomo grande e grosso, quasi un gigante tutto vestito di nero, faceva roteare un gran cesto di pane per gettarlo nel fuoco. Signore, perdonami, presi la mia ultima perla, la più bella e la più grossa, e la diedi al predone in cambio della cesta di pane che era tutto quello che in quel villaggio avevano per sfamarsi. La consegnai alla moglie del capo villaggio, che corse a metterla al sicuro per tutta la sua gente.
Signore, ecco perché ho le mani vuote. Perdonami, io ti chiedo perdono!”

Quando il quarto Re ebbe terminata la sua confessione, nella stalla ci fu un grande silenzio. Egli stette per un po’ chino, con la fronte appoggiata per terra.
 San Giuseppe si era avvicinato. Maria guardava suo figlio tenendolo stretto a sé. Stava dormendo? No! Il Bambino Gesù non dormiva.
 Lentamente si girò verso il quarto Re. Il suo volto era raggiante. Maria gli fece un cenno di avvicinarsi. Lui si fece avanti imbarazzato. Maria depose dolcemente il bambino tra le braccia del quarto Re: ora, ora non aveva più le mani vuote.

 

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