Fiabe per bambini – La danza degli gnomi

Una fiaba da leggere ai bambini. Protagonisti, una bambina buona, una cattiva e tanti gnomi. (adattamento da una fiaba di Guido Gozzano).

C’era una volta un nobile. Quando la moglie morì, lasciandolo solo con una figlia chiamata Serena, il nobile si risposò con una donna che aveva anch’essa una figlia, Gordiana.
La matrigna non amava la figliastra, e invece stravedeva per sua figlia.
La famiglia abitava un castello a tre miglia dal villaggio, e la strada attraversava una radura, in un bosco; nelle notti di plenilunio i piccoli gnomi vi danzavano in tondo e facevano beffe terribili ai viaggiatori notturni.
La matrigna, che lo sapeva, una domenica sera dopo cena chiese a Serena di andare a prenderle il libro di preghiere che aveva dimenticato nella chiesa del villaggio. Serena non voleva andare, ma la matrigna insistette e la costrinse a mettersi in cammino.

La bambina giunse nel bosco e rallentò il passo, intimorita. Ed ecco apparire fra gli alberi la radura, illuminata dalla luna piena, dove gli gnomi danzavano.
Serena li osservò fra i tronchi, trattenendo il respiro. Erano gobbi e sciancati come vecchietti, piccoli come fanciulli, avevano barbe lunghe e rossicce, giubbini buffi, rossi e verdi, e cappucci dalle forme strane. Danzavano in tondo, con una cantilena stridula accompagnata dal grido degli uccelli notturni. Serena aveva paura al pensiero di passare fra loro; eppure non c’era altra via e non poteva ritornare indietro senza il libro della matrigna. Perciò avanzò.
Appena la videro, gli gnomi verdi si separarono da quelli rossi e fecero ala ai lati della strada. E quando la bambina si trovò fra loro la chiusero in cerchio, danzando.
– Bella bimba, danza con noi!
– Volentieri, se questo può farvi piacere…
 E Serena danzò al chiaro della luna, con tanta grazia che gli gnomi si fermarono in cerchio ad ammirarla.
– Oh! Che bella bambina! – disse uno gnomo.
Un secondo disse: – Ch’ella divenga della metà più bella e più graziosa ancora.
Disse un terzo: – Oh! Che bimba buona!
Un quarto disse: – Ch’ella divenga della metà ancora buona ancora!
Disse un quinto: – E che una perla le cada dall’orecchio sinistro a ogni parola della sua bocca.
Un sesto disse: – E che si converta in oro ogni cosa ch’ella vorrà.
– Così sia! Così sia! Così sia!… – gridarono tutti.
Ripresero la danza vertiginosa, tenendosi per mano, poi spezzarono il cerchio e disparvero.

Serena proseguì il cammino, giunse alla chiesa del villaggio, prese il libro della matrigna e ritornò al castello paterno.
La matrigna la guardò stupita. Serena splendeva di una bellezza mai veduta:
– Che cosa ti è capitato, lungo la strada?.
Serena raccontò esattamente ogni cosa. E a ogni parola una perla le cadeva dall’orecchio sinistro.
La matrigna si rodeva d’invidia.
– E il mio libro di preghiere?
– Eccolo!
La logora rilegatura di cuoio e di rame era diventata d’oro e tempestata di brillanti.

La matrigna decise di tentare la stessa sorte per la figlia Gordiana. La domenica dopo, alla stessa ora, disse alla figlia di recarsi a prendere il libro nella chiesa del villaggio.
Gordiana, non abituata a ubbidire, si ribellò, e la madre fu costretta a sgridarla per farla partire.
Quando giunse alla radura i piccoli gnomi che danzavano in tondo si divisero in due schiere ai lati della strada, poi la chiusero in cerchio; e uno la invitò garbatamente a danzare.
– Io danzo con principi e con baroni: non danzo con brutti rospi come voi.
E la bambina tentò di aprire la catena dei piccoli ballerini con pugni e con calci.
– Che bimba brutta e deforme! – disse uno gnomo.
Un secondo disse: – Ch’ella diventi della metà più ancora cattiva e villana.
– E che sia gobba!
– E che sia zoppa!
– E che uno scorpione le esca dall’orecchio sinistro ad ogni parola della sua bocca.
– E che si copra di bava ogni cosa ch’ella toccherà.
– Così sia! Così sia! Così sia!… – gridarono tutti.
Ripresero la danza prendendosi per mano, poi spezzarono la catena e disparvero.
Gordiana scrollò le spalle, giunse alla chiesa, prese il libro e ritornò al castello.

Quando la madre la vide urlò: – Figlia mia! Chi ti ha conciata così?
– Voi, madre snaturata, che mi avete mandato al villaggio! – risposte Gordiana. E ad ogni parola, uno scorpione le scendeva lungo la persona.
Prese il libro e lo diede alla madre; ma questa lo lasciò cadere con un grido d’orrore.
– È tutto sporco di bava!
La madre era disperata per quella figlia zoppa e gobba, più brutta e più cattiva di prima. E la condusse nelle sue stanze, affidandola alle cure di medici che cercarono inutilmente di guarirla.

Si era intanto sparsa la fama della bellezza e della bontà di Serena, e da tutte le parti giungevano richieste di matrimonio di principi e di baroni. Il Re di Persegonia si recò in persona al castello per vedere la bellissima ragazza. Fu così rapito dal fascino di Serena che fece all’istante richiesta della sua mano.
La matrigna soffocava dalla bile, ma si mostrò ossequiosa al re e lieta di quella fortuna. Ma già cercava il modo di sostituire a Serena la figlia Gordiana.
Le nozze furono fissate per la settimana seguente e il Re mandò alla fidanzata orecchini e gioielli di valore inestimabile.
Quando giunse la carrozza reale per prendere la fidanzata, la matrigna coprì dei gioielli la figlia Gordiana e rinchiuse Serena in un baule di legno.
Il Re scese dalla carrozza e aprì lo sportello per farvi salire la fidanzata. Gordiana aveva il volto coperto con un velo fitto e restava muta alle dolci parole dello sposo.
– Signora mia suocera, perché la sposa non mi risponde?
– È timida, Maestà.
– Eppure l’altro giorno fu così garbata con me…
– La solennità di questo giorno la rende muta…

Il Re cominciava a inquietarsi… Proseguirono verso la chiesa ma, passando vicino a un ruscello, Gordiana, impaziente, disse: – Mamma, ho sete!
Appena ebbe pronunciato queste parole, tre scorpioni neri scesero correndo sulla sua veste di seta candida.
Il Re balzò in piedi, inorridito, e strappò il velo alla sposa. Apparve il volto orribile di Gordiana.
Allora il Re fece fermare il corteo a mezza strada, salì a cavallo e ritornò, solo, al galoppo, al castello della fidanzata. Salì le scale e prese ad aggirarsi per le sale chiamando ad alta voce.
– Serena! Serena! Dove siete?
– Qui, Maestà!
– Dove?
– Nel baule!
Il Re forzò il baule con la punta della spada e sollevò il coperchio. Serena balzò in piedi, pallida e bella. Il re la sollevò fra le braccia, la pose sul suo cavallo e ritornò dove il corteo l’aspettava. Serena prese posto nella berlina reale e furono celebrate le nozze regali.
Della matrigna e della figlia, fuggite attraverso i boschi, non si ebbe più alcuna notizia.

 

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