Bambini con Disturbi Specifici dell’Appredimento

In base ai dati del MIUR (il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) in Italia oltre 250.000 bambini (il 2,6% del totale degli alunni) hanno Disturbi Specifici dell’Appredimento. E ci sono altrettante famiglie preoccupate, che non sanno bene come affrontare questo problema.

Prima di tutto, però, sfatiamo un mito: i bambini DSA, come vengono chiamati in linguaggio tecnico, sono nella maggior parte dei casi bimbi intelligenti, socievoli, capaci di avere una visione d’insieme, di cogliere gli elementi più importanti di un discorso e di ragionare in modo logico, stabilendo nessi tra le cose.
Di qui anche lo sconcerto delle famiglie, che spesso non riescono a spiegarsi come bambini svegli e vivaci si trovino poi ad avere difficoltà a scuola. Difficoltà che per lo più sono segnalate dalle maestre e che all’inizio nella maggior parte dei casi vengono attribuite a svogliatezza, eccessiva vivacità, scarso impegno e disinteresse. Ma che poi col tempo si delineano sempre meglio, fino ad arrivare a una diagnosi vera e propria.

Che cosa sono i Disturbi Specifici dell’Appredimento?

Ma esattamente che cosa sono i Disturbi Specifici dell’Appredimento? Prima di tutto, diciamo che ce ne sono diversi. In generale si distingue tra:

  • dislessia, il disturbo più conosciuto, che consiste nella difficoltà di leggere in modo corretto (vedi in proposito gli articoli a questi link: La dislessia: che cos’è e come affrontarla; La dislessia: come riconoscerla);
  • disortografia, che consiste nella difficoltà a scrivere in modo corretto dal punto di vista ortografico;
  • disgrafia, che consiste nella difficoltà di scrivere in modo leggibile (i bambini scrivono molto lentamente e distircendo le lettere, che così risultano poco leggibili);
  • discalculia, che consiste nella difficoltà ad apprendere i numeri e il calcolo.

La diagnosi naturalmente deve essere fatta da uno specialista – un neuropsichiatra infantile eventualmente affiancato da un logopedista, da uno psicologo e da altri professionisti – e non può essere effettuata prima della fine della seconda classe della scuola primaria, quando cioè le abilità di lettura e di scrittura dovrebbero essere già abbastanza affinate.
Una volta fatta la diagnosi, la famiglia sarà affiancata da figure specifiche di riferimento che potranno supportare il bambino e fornire a chi lo segue consigli per sostenerlo e guidarlo.

Che cosa fare? I problemi psicologici

A quel punto, certo, le famiglie devono fronteggiare un problema, prima di tutto sostenendo il bambino. Ma un periodo problematico è anche quello che precede la diagnosi, quando ci si ritrova disorientati di fronte alle difficoltà scolastiche di bambini dai quali non ce lo saremmo mai aspettati.
Come reagire? Tipicamente, nonni e genitori in genere reagiscono rimproverando il bambino e invitandolo a impegnarsi di più, oppure cercando di mostrare pazienza in attesa che il tempo sistemi le cose (aspettiamo che cresca, che maturi…).
Nel frattempo, però, può accadere che le cose peggiorino: il bambino si sente frustrato per le sue difficoltà, si sente inadeguato, perde fiducia in se stesso, e proprio per questo capita che cominci ad avere difficoltà anche nel rapporto con i compagni. Si sente in colpa perché non risponde alle aspettative delle sue figure di riferimento e reagisce a suo modo (un modo ovviamente diverso per ogni bambino!) sviluppando in alcuni casi atteggiamenti di rabbia.
È importante quindi che fin da subito genitori e nonni, come gli insegnanti, non puntino il dito sulle difficoltà, ma incoraggino il bambino e lo affianchino nel modo giusto, tenendo conto non solo del successo scolastico, ma anche dei suoi bisogni emotivi.

A che cosa prestare attenzione

Ma a cosa bisogna prestare attenzione, prima della diagnosi? Quali sono i segnali che possono farci sospettare un Disturbo Specifico dell’Appredimento? In estrema sintesi, sono questi:

  • la difficoltà a imparare a leggere e scrivere;
  • la sostituzione e l’inversione di alcune lettere dalla grafia simile (m/n; v/f; b/d, a/e) nella lettura e nella scrittura;
  • la difficoltà a scrivere brevi testi;
  • la difficoltà (molti errori o grande lentezza) nell’imparare le tabelline, nell’eseguire calcoli orali e scritti, nel risolvere i problemi;
  • impiegare molto tempo a studiare, facendo fatica a memorizzare;
  • la difficoltà a scrivere, con lettere poco riconoscibili tracciate molto lentamente;
  • la difficoltà a esprimere a parole o per iscritto le proprie idee.

Anche se il bambino incontra queste difficoltà, però, dobbiamo fargli sentire che siamo “dalla sua parte”, che lo aiutiamo e abbiamo fiducia in lui, senza rimproverarlo, per non scoraggiarlo e non fargli perdere fiducia in se stesso.

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