Svezzamento tradizionale oppure autosvezzamento?

bambina-mangia-seggiolone-©-Kicsiicsi-_-Dreamstime.com---Baby-Eating-Carrot-PhotoSvezzamento e autosvezzamento: due “filosofie” contrapposte? Non esattamente questo. E, come sempre, il segreto sta nello scegliere con serenità e senza forzature, in base alle proprie esigenze ma, soprattutto, alle esigenze dei bambini.

Sì, lo sappiamo bene: quando si parla si svezzamento, alimentazione eccetera, a “guidare” sono le mamme e i pediatri, e noi nonni (o più spesso, nonne) è meglio che non facciamo di testa nostra (vedi a questo proposito l’articolo Lo svezzamento… dalla parte dei nonni!). Però, niente di vieta di essere informati, quindi… eccoci qui!

L’autosvezzamento

Oggi si fa un gran parlare di autosvezzamento o, più pomposamente, di “alimentazione complementare a richiesta”: ma che cos’è esattamente? Ebbene, si tratta della scelta, che molte famiglie fanno, di non dare ai proprio bambini, quando cominciano a introdurre alimenti diversi dal latte, il cosiddetto “baby food”, cioè i tradizionali omogeneizzati e il cibo specifico per i neonati, ma di lascare il piccolo libero di sperimentare, a tavola con i genitori e i fratelli, nuovi sapori e nuove consistenze. Quindi si tratta di uno svezzamento “complementare”, perché associato il latte, che per tutto il primo anno di vita rimane l’alimento principe, e “a richiesta”, perché segue le esigenze e le curiosità del bambino, che è libero di chiedere e di assaggiare quello che compare sulla tavola della famiglia.

È un sistema indubbiamente comodo, perché non obbliga a fare troppe cucine (pensate solo all’onnipresente brodo di verdura dei primi mesi); presuppone però che tutta la famiglia adotti un’alimentazione sana e adatta al più piccino, con cibi freschi, metodi di cottura privi di grassi, olio e crudo, con pochissimo sale o, meglio ancora, senza sale (i grandi potranno poi aggiungerlo a parte). Insomma, genitori e fratelli dovranno avere una dieta adatta anche all’ultimo arrivato.

I sostenitori dell’autosvezzamento dicono che in questo modo il bambino avrà meno difficoltà a conoscere i diversi alimenti, con i loro sapori ben distinti, e a inserirli nella sua dieta, anche in seguito; inoltre si abitua alle diverse consistenze e a cibo da masticare e non da succhiare, come invece avviene con gli omogeneizzati, tutti più o meno cremosi.

Lo svezzamento tradizionale

E lo svezzamento tradizionale, con il cosiddetto baby food? Il vantaggio è quello di dare ai bambini alimenti ben bilanciati dal punto di vista nutrizionale e più controllati di quelli in genere presenti nell’alimentazione degli adulti. Perché certo, l’autosvezzamento è un modo naturale per abituare i bambini a ogni tipo di cibo e di sapore, ma non sempre quello che portiamo a tavola per noi, anche quando siamo più che attenti nel fare una spesa “sana”, è esente da rischi. Basta pensare ai metalli pesanti contenuti in certi tipi di pesce, ai pesticidi spesso presenti in frutta e verdura, alle tracce di antibiotici che si trovano nel latte vaccino…

Anche quando la scelta cade sul baby food, però, bisogna stare attenti a non forzare i tempi: non è che sia possibile dare la mela a un bambino di tre mesi, anche se è omogeneizzata, perché il suo organismo non è ancora pronto ad assimilarla!

Integrare le sue strade?

Quindi, qualunque sia il tipo di alimentazione che si sceglie, è importante garantire ai bambini un’alimentazione che rispetti alcuni principi: non iniziare troppo precocemente, ma seguire i tempi dei bambini; introdurre gli alimenti in maniera graduale; stare attenti a fornire ai bambini i giusti nutrienti (importante in particolare il ferro e le proteine); evitare il sale e lo zucchero.

E si può anche decidere di integrare le due strade, adattandole allo stile di vita della famiglia. Perché il momento del pasto è anche quello in cui si sta tutti insieme, a tavola, con mamma, papà, fratelli e sorelle. Ed è bene che anche i più piccini partecipino a questo momento conviviale, che fa parte della nostra cultura. Quindi magari iniziare con lo svezzamento tradizionale, ma lasciando che il bambino “curiosi” nella tavola della famiglia, e sostituendo pian piano, con la sua crescita, alle pappe le pietanze che prepariamo per tutti.

 

Disclaimer  
Le informazioni riportate rappresentano indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il  parere medico.

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