I nostri amici animali – I parassiti che non si vedono

Accogliamo volentieri questo approfondito articolo della veterinaria Arianna Del Treste su un tema che spesso anche  i più affettuosi padroni di cani e gatti tendono a sottovalutare: la necessità di combattere i parassiti che non si vedono, cioè i vermi intestinali. Molti di noi infatti ritengono che si tratti di un problema che riguarda solo i cuccioli, mentre è bene sottoporre a controlli periodici e a trattamenti anche gli adulti, tanto più che alcune specie di questi parassiti possono trasmettersi all’uomo (zoonosi).

VERMI TONDI (nematodi)

Gli ascaridi, quelli “a spaghetto” (Toxocara spp.)

Decisamente frequenti nei cuccioli, che li contraggono dalla madre dal 42° giorno di gestazione o nell’allattamento, possono essere presenti anche nell’intestino tenue di cani e gatti adulti. La trasmissione avviene per ingestione accidentale di uova, anche nell’uomo, come anche di ospiti “paratenici” (semplici vettori meccanici del parassita, come i roditori) da parte del pet. Quali, i sintomi? Nel cucciolo i più frequenti sono diarrea e dimagramento, ma con il caratteristico addome dilatato; l’adulto solitamente non è sintomatico. Il veterinario emetterà diagnosi con un semplice esame delle feci “per flottazione” e, se positivo, procederà con il trattamento: nel cucciolo, a partire dalle 2 settimane di età, trattando contemporaneamente anche la madre in lattazione.

Gli ancilostomi hanno l’uncino (Ancylostoma e Uncinaria spp.)

Questi parassiti uncinati sono “ematofagi”, cioè arpionano e traumatizzano la mucosa dell’intestino tenue di cani e gatti, nutrendosi di sangue. Si trasmettono per ingestione o migrazione trans-cutanea delle larve, ma anche attraverso il latte materno nei cuccioli di cane, che possono incorrere in un’anemia addirittura fatale. I sintomi sono diarrea, talora emorragica, con anemia e diminuzione del peso. Alcune specie di Ancylostoma possono colpire anche l’uomo, soprattutto in Paesi sub-tropicali o in condizioni igienico-sanitarie precarie.

I tricocefali, quelli “a frusta”

Il Trichuris vulpis colonizza l’intestino crasso del cane, soprattutto in luoghi affollati (canili, ad esempio) e nelle zone con clima più temperato. La trasmissione avviene con l’ingestione delle uova. Le infestazioni gravi possono indurre diarrea emorragica, con conseguente anemia. Data la lunga persistenza dell’ambiente (anche anni!) è opportuno ricorrere a sverminazioni ripetute, anche in associazione al dissodamento del terreno in cui vivono per poter eliminare la contaminazione ambientale superficiale.

VERMI PIATTI (cestodi o tenie)

L’Echinococcus granulosus, insieme al Dipylidium caninum, sono i cestodi più frequenti del cane, che può essere portatore anche di un altro tipo di Echinococco, il multiocularis, anch’esso potenzialmente trasmissibile all’uomo, ma raro in Europa.

  • L’Echinococcus granulosus abitualmente non comporta sintomi evidenti nel cane, mentre può rivelarsi pericoloso negli ospiti intermedi, compreso l’uomo, con la formazione di cisti “idatidee” negli organi vitali. L’uomo è considerato un ospite “aberrante” che può infettarsi per contatto accidentale con le uova. I canidi, tranne le volpi, sono gli ospiti definitivi mentre altri animali, come ovini e suini, sono quelli intermedi.
  • Il Dipylidium caninum è la tenia di cani e gatti, che possono infestarsi ingerendo pulci e pidocchi masticatori (ospiti intermedi), facendo grooming, cioè leccandosi. I sintomi non sono quasi mai evidenti nel pet, ma la presenza del parassita viene svelata da prurito anale (sfregamento del posteriore a terra, ad esempio) e da “chicchi di riso” biancastri, che si potrebbero notare nella regione perineale dell’animale o nelle feci. L’uomo si può infestare solo raramente, ingerendo pulci o pidocchi infestanti.

Che cosa fare

Tranne alcune eccezioni (come nell’esempio dell’echinococco), nella maggior parte delle infestazioni, i vermi intestinali possono essere diagnosticati con un semplice esame delle feci.

Sono diverse le molecole antielmintiche tra cui il veterinario potrà scegliere per il trattamento. Cosa può fare il proprietario? Rispettare le cadenze consigliate per controlli, anche nell’adulto: secondo le Linee Guida ESCCAP, almeno 4 volte l’anno… quindi, non solo in primavera, come si tende a pensare! E se il pet ha l’abitudine a ingerire feci (coprofagia), è bene riferirlo al veterinario, potrà essere un dettaglio importante! In casa, oltre a rispettare le norme igieniche di base, per una maggior sicurezza sarebbe meglio evitare l’accesso libero a roditori e carcasse, nonché la somministrazione di carne cruda o poco cotta… Ma parlatene con il veterinario, che saprà consigliarvi caso per caso, considerando anche storia clinica e stato nutrizionale del pet, nonché eventuali spostamenti e l’ambiente in cui vive.

Per prevenire il rischio di zoonosi da endoparassiti

  • Rispettate le norme igieniche di base
  • Assicurate al pet il controllo dei parassiti (sia esterni che interni)
  • Raccogliete le feci del cane (per ridurre la contaminazione ambientale)
  • Riducete l’esposizione dei bambini ad aree a rischio
  • Siate consapevoli del pericolo d’infestazione, come delle possibili misure di controllo: fate particolare attenzione se vengono a contatto con gli animali donne incinte, persone che soffrono di immunodepressione o di patologie che le rendano soggetti a rischio, o anche semplicemente se siete nella terza età!

 

 Ma i parassiti interni del pet non sono finiti qui. Esistono anche degli altri nematodi, a localizzazione extra-intestinale. Ne parleremo, insieme ai protozoi, nella prossima puntata…

Dr.ssa Arianna Del Treste
DVM, freelance science writer

 

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