Cani, gatti e COVID-19

Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo puntuale contributo della dottoressa Arianna del Treste, medico veterinario, su un tema oggi purtroppo di scottante attualità.

Ad oggi si riconosce una probabile origine zoonosica all’infezione umana COVID-19 causata dal virus SARS-CoV-2. Questo “nuovo coronavirus”, che è un ceppo diverso rispetto ai coronavirus di interesse veterinario già noti, si sarebbe adattato all’uomo a partire da un serbatoio animale, attraverso un meccanismo biologico detto tecnicamente spillover, o “salto di specie”. Il genoma di questo nuovo ceppo virale è strettamente correlato a coronavirus di pipistrello (gen. Rhinolophus); è stata ipotizzata la presenza di un altro ospite animale intermedio, come il pangolino (Manis javanica). Sebbene occorrano ulteriori evidenze, è emerso da studi recenti che i pipistrelli hanno delle difese immunitarie uniche, che permettono a questi animali di essere serbatoi di diversi virus. Numerosi i fattori favorenti nei confronti del “salto” all’uomo, dalla deforestazione agli ecosistemi alterati, fino al commercio di animali selvatici e al consumo su larga scala di alimenti di origine animale non opportunamente controllati. In effetti, molti pazienti cinesi del focolaio iniziale hanno dichiarato di aver frequentato un mercato ittico di Wuhan, dove si vendevano anche animali selvatici vivi.

Cosa c’entra il nuovo coronavirus con gli animali da compagnia? Facciamo un po’ di chiarezza. In un comunicato stampa del 3 aprile scorso l’Istituto Superiore di Sanità afferma che al momento “non esiste alcuna evidenza che gli animali domestici giochino un ruolo nella diffusione di SARS-CoV-2 che riconosce, invece, nel contagio interumano la via principale di trasmissione”. Nell’evenienza, invece, che i pet possano rappresentare un veicolo passivo del virus, anche se non più di una qualsiasi superficie inanimata, è indicato seguire le prassi igieniche di base, lavandosi le mani dopo essere stati in contatto con animali domestici e oggetti dedicati; dato il particolare frangente, si possono detergere anche le zampe del cane con acqua e sapone neutro dopo la passeggiata, evitando prodotti aggressivi e a base alcolica potenzialmente irritanti.

Secondo la sorveglianza veterinaria e studi sperimentali recenti, i nostri amati pet sarebbero occasionalmente suscettibili all’infezione da nuovo coronavirus. Positivi ai test molecolari, 4 animali domestici che vivevano tutti con persone affette da COVID-19. Quattro casi dunque di cani e gatti positivi al SARS-CoV-2, a fronte di 800 mila casi umani al 2 aprile scorso, che al 12 aprile 2020 hanno superato il milione e mezzo. I primi 3 animali risiedevano a Hong Kong: 1 gatto e 2 cani, positivi ma non sintomatici. A fine marzo si è aggiunta la segnalazione di un altro felino in Belgio, positivo e con sintomatologia gastroenterica e respiratoria; secondo una comunicato dell’OIE (World Organisation for Animal Health) del 31 marzo scorso, per quest’ultimo gatto non si poteva escludere una contaminazione ambientale dei campioni.

In via sperimentale, invece, l’infezione è stata indotta su un numero di animali limitato e con alte cariche virali, ben superiori cioè a quelle che potrebbero passare naturalmente da uomo ad animale domestico: questi risultati suggerirebbero una suscettibilità del cane a contrarre il nuovo coronavirus inferiore a quella di gatto e furetto. Al fine di validare l’estraneità di cani e gatti alla trasmissione di COVID-19 su numeriche significative, è partito uno studio presso l’Università di Torino. Al momento, come ben spiegato nel suddetto comunicato dell’ISS, i 4 pet risultati positivi al nuovo coronavirus sono ritenuti “vittime” incolpevoli dell’infezione, sporadicamente contratta da esseri umani infetti.

Come proteggerli, dunque? Se risulti positivo a COVID-19 o presenti una sintomatologia respiratoria acuta, è consigliabile limitare al massimo il rischio di esposizione al contagio anche per i tuoi animali domestici, proprio come faresti con un qualsiasi membro umano della famiglia; in assenza di altri familiari che possano occuparsi del tuo cane, potrai rivolgerti anche ad associazioni di volontari per portarlo a spasso.

E come andare dal veterinario? Come indicato da FNOVI (Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani) le strutture veterinarie devono ricevere su appuntamento, onde evitare assembramenti; pertanto è opportuno telefonare prima, in modo da razionalizzare gli spostamenti e permettere al professionista di effettuare un triage telefonico, valutando il livello di urgenza. In caso sia reputato necessario recarsi in struttura, l’animale potrà esservi condotto da una sola persona, nel rispetto della distanza interpersonale di almeno 1 metro e dell’utilizzo dei DPI (dispositivi di protezione individuale, come mascherine e guanti).

Mai come in questo isolamento da pandemia i quattrozampe possono rappresentare un importante supporto sociale e, al momento, non ci sono prove che gli animali da compagnia abbiano un ruolo significativo nella trasmissione di COVID-19. Non abbandonateli, gestiteli al meglio!

 

13 aprile 2020
Dr.ssa Arianna Del Treste, Medico Veterinario

 

LINK UTILI (ultimo accesso effettuato il 13 aprile 2020):

http://www.salute.gov.it/portale/nuovocoronavirus/dettaglioFaqNuovoCoronavirus.jsp?lingua=italiano&id=228#5

https://www.iss.it//

https://www.fnovi.it/search/node/covid-19

https://www.oie.int/en/scientific-expertise/specific-information-and-recommendations/questions-and-answers-on-2019novel-coronavirus//

 

 

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