Come leggere l’etichetta del cibo per i nostri amici animali?

Come orientarsi nel vasto mondo del Petfood, il cibo per i nostri amici animali? Ormai l’offerta è così ampia a diffusa, che è davvero difficile capire quali sono i criteri di valutazione per una scelta equilibrata, che garantisca la salute dell’animale… ma con un occhio anche al nostro portafoglio! Ecco i consigli della nostra consulente, la veterinaria Arianna Del Treste, che ci guida nella lettura dell’etichetta, uno strumento indispensabile per fare la scelta più adeguata.

Per una scelta ottimale, è sempre opportuno chiedere consiglio al veterinario, che saprà senz’altro aiutarvi a scegliere, tenendo conto di tutte le numerose variabili da considerare. Inoltre, solo il veterinario potrà tenere conto dell’eventuale presenza di patologie e della prescrizione ad hoc di un mangime “dietetico”, studiato appositamente e mirato al problema.
In ogni caso, è importante saper leggere l’etichetta del mangime, visto che essa rappresenta non solo lo strumento necessario ad applicare le normative vigenti, nel rispetto della tracciabilità e dei controlli di filiera, ma anche la “carta d’identità” del prodotto.

Quante parole… Facciamo chiarezza!

Un mangime si definisce complementare quando non è sufficiente a garantire i fabbisogni nutrizionali dell’animale (ad esempio, lo sono i “chews”), mentre quelli “completi” sono in grado di assicurarli in toto.

La destinazione si riferisce alla specie (ad esempio, cane, gatto) e alla fase di vita (cane cucciolo, ovvero “puppy”; gattino, oppure “kitten”; adulto, o “adult”; anziano, “senior”).

Gli ingredienti, nel petfood, possono essere elencati sia in ordine decrescente che per categoria.

Per leggere correttamente la composizione, è necessario valutare in quale forma siano state inserite le materie prime: la carne, ad esempio, potrebbe essere fresca (ottimo ingrediente, ricco di proteine nobili e biodisponibili), disidratata, o come farina di carne.
Tra le categorie, è possibile trovare la dicitura “carne e derivati animali”. Cosa significa? Sta ad indicare semplicemente la presenza di “parti pulite diverse oltre a carne”, come fegato, reni, milza, ecc.

Gli additivi sono elencati a parte e possono essere “tecnologici” o “nutrizionali”.
Qualche esempio? Tra questi ultimi, la taurina (aminoacido essenziale) è molto importante nel gatto, visto che non riesce a sintetizzarla e deve quindi assumerla con la dieta per non incorrere in problematiche quali cardiopatie e danni alla retina: sincerarsi quindi che sia sempre integrata adeguatamente nel cibo prescelto.
Anche la presenza degli acidi grassi essenziali è molto importante e qualora non siano in equilibrio nella dieta, ne risentirà innanzitutto la lucentezza del pelo.
La vitamina A (di cui è molto ricco il fegato) nel gatto ha dei limiti molto precisi, che vanno assolutamente rispettati nella formulazione del cibo industriale.

L’etichetta deve contenere anche tenori analitici, data di scadenza, nome del produttore e del responsabile dell’etichettatura, indicazioni per l’assunzione.

Qual è il quantitativo giusto? Per evitare di esagerare con porzioni extra o troppo mini, basterà attenersi alle tabelle riportate sulle confezioni, che indicheranno le giuste grammature da somministrare in base ai chilogrammi di peso del pet.

Secco o umido?

In entrambi i casi, la differenza la fanno la materie prime, che è bene che siano le migliori possibile. Da un punto di vista tecnico, i mangimi secchi (croccantini) hanno un tasso di umidità inferiore al 14%, che in quelli umidi (lo dice anche il nome!) è decisamente più alto.

Quale scegliere? Da un punto di vista della gratificazione alimentare, l’umido è solitamente più soddisfacente e soprattutto nel caso del gatto, che tende a bere poco, implementa il consumo d’acqua. Di contro, mangiare crocchette attiva il fisiologico processo della masticazione, che è molto importante perché rappresenta la prima fase della digestione, e contribuisce al massaggio gengivale e alla pulizia meccanica dei denti. L’ideale sarebbe impiegarli entrambi, alternandoli adeguatamente o, ad esempio, “appetizzando” il secco con una piccola quantità di cibo umido.

In ogni caso, l’importante è non esagerare con le quantità, né in un senso né nell’altro… Le crocchette di un cibo secco completo rappresentano un vero e proprio alimento, non sono dei semplici biscottini da dare come “premietti”!

Componenti analitici

A cosa corrispondono? I regolamenti vigenti richiedono l’inserimento in etichetta di un’analisi quantitativa certificata dei nutrienti (proteine, grassi, fibre, ecc.) espressa “su tal quale”, ovvero in percentuale e inclusa l’acqua. Per valutare invece l’effettivo valore nutritivo di un mangime, bisogna riferirsi alla sostanza secca equivalente (senza l’acqua), anch’essa indicata in etichetta.

Cosa sono le “ceneri”? Questo valore si riferisce alle sostanze inorganiche, cioè i minerali che residuano dall’incenerimento della sostanza organica: in quest’ottica, sarebbe meglio che non fossero troppo elevate (non oltre il 7%).

Materie prime? Di qualità!

Sono ormai noti gli effetti negativi dei residui farmacologici nelle carni: quelli di alcune classi di antibiotici, ad esempio, possono indurre allergie o intolleranze alimentari nel cane che se ne ciba.

Per questo, è preferibile che la carne all’interno del prodotto non provenga da allevamenti intensivi, in modo che sia meno a rischio di residui; per quanto riguarda il pesce, il più pulito d’Europa e a minor concentrazione di sostanze inquinanti e metalli pesanti è quello proveniente dai mari del Nord.

Per questo, è importante considerare globalmente il prodotto dopo aver accertato l’origine delle materie prime, affidandosi alle indicazioni del veterinario.

 

Dr.ssa Arianna Del Treste, Medico Veterinario

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