Risponde lo psicologo – Una nonna e i “terribili 2” (anni)!
La domanda di una nonna sconcertata dall’improvviso cambiamento del suo nipotino di due anni: da che cosa potrà dipendere? Niente di preoccupante, dice la psicologa Monica Accordini: è il periodo dei “terribili 2” (anni), che tutti i bambini attraversano. Ecco la sua risposta.
La psicologa Monica Accordini collabora con il Servizio di Psicologia Clinica per la coppia e la famiglia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano (Tel. 02.7234.5961 –www.unicatt.it/serviziocoppiafamiglia)
DOMANDA
Sono una nonna che, pur avendo avuto tre figli, non riesce a comprendere il mio nipotino di due anni e mezzo.
È iniziato tutto quando il piccolo è entrato all’asilo nido. Il piccolo fin da quando aveva pochi giorni è stato molto a contatto con noi nonni, anche di notte, per motivi di lavoro di entrambi i genitori. Il bimbo era affettuosissimo con noi nonni e il resto della famiglia, portato in vacanza senza i suoi genitori tranquillamente. È andato tutto liscio finché a ottobre ha iniziato l’inserimentoal nido. Poi ha fatto una vacanza con i suoi genitori, quindi è tornato di nuovo al nido e da lì ha iniziato a fare capricci prima ancora di salire in casa. E non si immagina cosa sia quando me lo lasciano per andare al lavoro! Non vuole più coccole, anzi mi morde e tira calci; non vuole che io lo cambi… Viene a casa mia se c’è la mamma o il padre e non vuole restare da solo, mentre prima li mandava via per poter dormire da noi.
Sono morificata perchè non so come comportarmi con lui, questa situazione mi fa stare molto male.Se gentilmente mi può dare un consiglio ne sarei molto grata.
RISPONDE LA PSICOLOGA MONICA ACCORDINI
Gentilissima signora,
il comportamento che descrive mi sembra una classica espressione di quel periodo dello sviluppo infantile che viene convenzionalmente chiamato “terribili 2”. Questo periodo, caratterizzato da un’esplosione incontrollata e spesso incontrollabile di capricci e atteggiamenti violenti o pericolosi, ha inizio proprio attorno ai due anni di età (l’inizio, naturalmente, varia a seconda dei bambini e può andare dai 18 mesi ai due anni e mezzo). Sebbene lei faccia coincidere l’inizio dell’inserimento al nido con l’esplosione di questi atteggiamenti ingestibili, con tutta probabilità questi atteggiamenti si sarebbero comunque verificati, anche se non è impossibile che essi siano stati esacerbati da un momento denso di cambiamenti e di nuove figure di riferimento cui doversi affidare.
I cosiddetti “terribili 2” sanciscono in realtà un momento maturativo molto importante e significativo nella vita di un bambino: è proprio attorno a quest’età, infatti, che il bambino sperimenta una serie di cambiamenti e di tappe evolutive importanti e con cui deve imparare a fare i conti.
Queste tappe evolutive riguardano tendenzialmente almeno tre aree dello sviluppo:
- Linguistico: il bambino inizia ad avere una comunicazione più articolata, il linguaggio si fa più complesso e organizzato e le parole iniziano a essere inserite in semplici frasi. Anche la capacità di comprensione aumenta significativamente, il bambino è ora in grado di comprendere concetti complessi come il divieto o il rifiuto.
- Motorio: anche la motilità diventa più fine e coordinata; il bambino corre e si arrampica, è curioso e ha voglia di esplorare il mondo di cui, però, fatica a percepire i rischi e i pericoli.
- Della consapevolezza di sé: è proprio attorno a questa fase che i bambini acquisiscono una maggior consapevolezza di se stessi e dei propri desideri così come del fatto che questi ultimi non sono sempre coincidenti con quelli delle persone che si prendono cura di loro. Questa nuova consapevolezza, unita al desiderio di esplorazione, porta spesso i bambini a testare i limiti, a mettere alla prova le regole. Per quanto stressante possa sembrare, questa fase di test continui è una prova di indipendenza che condurrà il bambino a una conoscenza maggiore di se stesso e del mondo che lo circonda, limiti compresi.
Ora, lei si starà giustamente chiedendo come gestire questo improvviso terremoto e come far fronte allo stress e alla frustrazione che comportamenti di questo genere inevitabilmente scatenano.
Ecco dunque alcuni piccoli consigli che spero possano tornarle utili:
- Mantenere la calma e dire dei “no”. Quando il bambino mette in atto comportamenti violenti, come quelli da lei descritti, è importante rimanere calmi ma imporsi con fermezza e far capire che certi comportamenti non sono accettabili. In questi casi offra un contenimento al bambino (gli prenda entrambe le braccia saldamente), si metta al suo livello in modo da poterlo guardare e gli dica un “No, non si picchiano/mordono le persone” in modo calmo ma risoluto.
- Time-out. Un altro metodo efficace per far fronte a dei capricci o a dei comportamenti violenti è dare ai bambini un time-out, ovvero invitarli a restare fermi in un luogo tranquillo per un intervallo di tempo proporzionale alla loro età (in genere si consiglia un minuto per anno).
- Offrire distrazioni. Un altro modo per far fronte a dei capricci (nel caso in cui essi non consistano in atti di violenza verso i quali, al contrario, è importante opporre un atteggiamento più fermo e risoluto) è quello di provare a offrire una distrazione al bambino, ad esempio mettendosi vicino a lui, iniziando un’attività che potrebbe divertirlo o incuriosirlo e accompagnando i propri gesti da delle descrizioni di cosa si sta facendo.
- Togliere dei giochi o degli stimoli. Se, ad esempio, il bambino fa un uso improprio di un giocattolo con l’intenzione di romperlo oppure getta a terra del cibo che poco prima aveva detto di desiderare, è importante togliere questo stimolo e far capire al bambino che non ne avrà un altro dal momento che lo sta usando in maniera non corretta.
- Offrire un’alternativa. Se, come nell’esempio fatto prima, il bambino sta usando un giocattolo, per esempio un blocco da costruzione, in maniera impropria e lo sta lanciando a terra, proviamo a offrirgli un’alternativa valida dicendo: “Vedo che hai voglia di lanciare qualcosa, perché non giochiamo a palla?”.
- Dare un nome alle emozioni. Uno tra i motivi dietro ai cosiddetti capricci e agli eccessi dei bambini di questa età è la loro limitata capacità di riconoscere e gestire le emozioni, soprattutto la rabbia e la tristezza. In questo caso l’adulto dovrebbe fungere da interprete di questi stati emotivi, cercando di non far sentire il bambino in colpa o sbagliato ma, al contrario, nominando l’emozione che sta dietro al comportamento.
- Rimanere calmi. Sebbene sia l’ultima “tecnica” in elenco, rimanere calmi è la cosa fondamentale da fare davanti ad un bambino in piena “crisi”, non solo perché un atteggiamento calmo favorisce la risoluzione più rapida di questa crisi ma anche perché rimanda al bambino il messaggio che esiste un adulto a cui lui può affidarsi, un adulto che non andrà a propria volta in crisi ma che potrà offrigli contenimento e accogliere le sue emozioni e infine, rimanderà il messaggio che tutte le emozioni, anche quelle negative, hanno diritto di cittadinanza e possono trovare un luogo sicuro in cui essere espresse.
In bocca al lupo!
Monica Accordini
Servizio di Psicologia Clinica per la coppia e la famiglia
Università Cattolica del Sacro Cuore (UCSC)
Via Nirone, 15 – 20123 Milano MI
Tel. 02.7234.5961
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