Risponde lo psicologo – Se il conflitto è uno stile
Va bene la naturale crisi di opposizione, ma bisogna stare attenti che quello che pensiamo sia “crisi di opposizione” non sia invece richiesta di attenzioni e di amore. Il parere della psicologa Manuela Arenella.
DOMANDA
Mio figlio, di 7 anni, mi sfida continuamente e vuole suscitare le mie reazioni negative. Io gli dico continuamente che “è l’unico bambino al mondo che vuole essere sempre ripreso e rimproverato” e continuamente lo riprendo per ogni dispetto che combina…
Sebbene rivendichi autonomia, mi pare che sia molto dipendente da me e dal mio giudizio. Che danno mai avrò combinato nell’educarlo? Come posso rimediare per garantirgli un’autonomia autentica?
RISPONDE LA DOTTORESSA MANUELA ARENELLA
Gentile Signora, di solito la rabbia e l’opposizione celano in realtà una richiesta, un bisogno di amore.
Molte volte si innescano circoli viziosi per cui si scambiano le naturali opposizioni dei bambini come provocazioni, e spesso ciò genera nell’adulto pregiudizi che portano a entrare in conflitto e a rispondere alla rabbia del bambino con altrettanta rabbia.
Il tutto, nel tempo, tende a connotare il rapporto di un tono di sfida continua dalla quale però tutti, sia i genitori che il bambino, escono sconfitti.
Talvolta noi adulti diamo per scontato che i bambini debbano ubbidirci e basta, e non teniamo conto del fatto che un bambino che si oppone sta cercando in qualche modo di “dire la sua”, di affermarsi, e che forse avrebbe bisogno di mediazioni, di atteggiamenti non umilianti che riconoscano la rabbia, ma sostengano l’importanza di fare ciò che si chiede, non “per accontentare mamma e papà”, ma per il bene del bambino stesso.
“Vestiti da solo”, ad esempio, non deve voler dire “lo devi fare così mi libero di un peso”, ma il “sei capace di farlo e mi dà gioia vedere che diventi grande”.
Non esiste bambino al mondo che voglia essere sempre rimproverato, ma a volte i meccanismi che si instaurano fanno sì che i bambini si sentano visti solo “a l negativo”, cioè i genitori prestano loro attenzione solo se combinano qualcosa o se si rifiutano di fare da soli. E dato che per un bambino la cosa più importante è lo sguardo dei genitori, meglio essere visti come delle pesti, piuttosto che non essere visti per niente!
Bambini provocatori sicuramente attivano rabbia e rifiuto, anche perché questa è la modalità relazionale che conoscono e che tentano di riprodurre anche con altri adulti (ad esempio a scuola).
Sarebbe importante andare oltre l’atteggiamento e riconoscere che, dietro la sfida, c’è un bambino che ci sta chiedendo qualcosa, forse di esserci in modo diverso, più costruttivo, e di dimostrare che lo desideriamo comunque.
È importante aiutarlo a costruirsi un’identità al positivo, valorizzando gli aspetti di risorsa, i lati positivi, invece che rimarcare sempre quelli negativi.
Si può spiazzare il bambino provando ad aprire un dialogo franco: “la mamma vede che sei molto arrabbiato, ma non riesco a capire come aiutarti. Mi dici dove sbaglio, cosa faccio che, pur non volendo, ti ferisce?”.
Ovviamente ognuno trovi le parole più adatte a sé e i tempi giusti, ma è importante provare a parlare sinceramente, per interrompere un braccio di ferro che lascia nell’adulto impotenza e sensi di colpa e nel bambino la sensazione di essere solo, non capito.
Questo vissuto di rabbia e attenzione continua alle reazioni dell’adulto, ovviamente non permette al bambino di avere energie mentali libere e disponibili per lo studio e i processi legati ad una crescita sana ed armonica.
Finché sono impegnato a recriminare e cercare di ottenere un riconoscimento dai genitori, non posso pensare di iniziare a camminare sulle mie gambe e a crescere.
L’autonomia vera deriva da una dipendenza pienamente soddisfatta.
È necessario, pertanto, fare qualche passo indietro, riprendere le fila del rapporto, per colmare quei bisogni di coccole, riconoscimento, approvazione e accettazione piena che sono rimasti inascoltati.
MANUELA ARENELLA, psicologa psicoterapeuta, specializzata in psicoterapia dell’infanzia e dell’adolescenza a Bologna, già da alcuni anni tiene corsi di formazione per educatori di asili nido e personale docente, ma anche per genitori, in varie località della Romagna e a San Marino.
Svolge attività libero-professionale presso proprio studio a Bellaria (via Conti 37) e a Bologna.
Ha rapporti di collaborazione consolidati con i Servizi Educativi di San Marino e con il Centro per le Famiglie di Rimini, organizzando serate a tema su diverse tematiche, in particolare sui bisogni dei bambini, le relazioni interfamiliari e il valore delle regole.