Risponde lo psicologo – Qui comando io!
Questa settimana la dottoressa Manuela Arenella, psicologa e psicoterapeuta, affronta un tema molto interessante per i nonni e per tutti coloro che si occupano di educazione: come reagire quando un bambino si rifiuta di obbedire e fa capricci plateali, soprattutto se ci si trova insieme ad altre persone?
DOMANDA
Mio figlio ha 5 anni e non so assolutamente che cosa posso fare quando mi parla male, ad alta voce, in modo che anche altre persone possano sentirlo. Ad esempio quando non gli piace qualcosa, arriva ad usare frasi come: ‘non ti voglio’, ‘ti odio’, ‘non mi dire cosa devo fare’, ‘non sei il mio capo’. Che cosa si può rispondere in questa situazione, soprattutto quando non siamo da soli?
RISPONDE LA DOTTORESSA MANUELA ARENELLA
Tutti sappiamo che non è facile sentirsi dire “No”. Se rifiutiamo al bambino qualcosa che desidera, dobbiamo essere pronti ad affrontare la sua reazione.
Il bambino, soprattutto in età prescolare, tende ad avere eccessi di rabbia fortissimi, buttandosi per terra, agitandosi furiosamente e urlando qualsiasi cosa gli passa per la mente.
A volte questo atteggiamento ci imbarazza, soprattutto quando siamo in luoghi pubblici, ed è proprio per questo che il bambino porta la sua sfida proprio mentre siamo alla presenza di altri.
Per rispondere alla domanda, però, sarebbe utile sapere cosa succede quando il bambino le risponde male “in privato”, tra le mura domestiche. In quel caso si riesce ad arginarlo?
Molto spesso i bambini portano la loro sfida in luoghi pubblici, per verificare se le regole che ci sono a casa valgono anche in mezzo agli altri. Certe provocazioni del bambino fatte nei luoghi pubblici hanno quindi l’obiettivo di verificare la coerenza e l’attendibilità di chi si occupa di lui dandogli anche delle regole di comprtamento. È come se dicesse: “vediamo se il rispetto di questa regola è così importante da rischiare una figuraccia, pur di fermarmi e farmela rispettare anche in pubblico!”. Ebbene, dovrebbe essere proprio così! Ed è per questo che diventa fondamentale mettere in secondo piano il giudizio degli altri, per ribadire al bambino la nostra coerenza educativa: è più importante far capire al bambino che “comandiamo noi” (e quindi possiamo essere dei riferimenti forti e affidabili), che siamo coerenti, o l’opinione degli estranei?
Tutte le volte che non siamo coerenti con le regole che abbiamo dato, che ci “limitiamo” per la presenza degli altri, perdiamo di autorevolezza agli occhi di nostro figlio: è come se lui pensasse che “la mamma non comanda, ma comandano loro!”.
Un altro aspetto che mette in difficoltà le mamme (o le nonne, o chi si contrapone al bambino) è sentirsi dire frasi come “ti odio”, “sei una strega”, ecc… Per far fronte a questo comportamento è importante sapere che il bambino tende a scindere, psicologicamente, gli aspetti buoni da quelli cattivi, per cui nel momento in cui attacca la mamma (o la nonna), in realtà è come se scindesse la mamma o la nonna “buona” da “quella strega che non vuole fargli fare quello che vuole”. La capacità di gestire l’ambivalenza dei sentimenti (cioè la possibilità di capire che una stessa persona può essere al contempo buona e cattiva, e che le si vuole comunqu bene, anche quando siamo arrabbiati con lei) è un’acquisizione successiva.
È importante sapere questo per riuscire a gestire i momenti di conflitto con più chiarezza ed evitare di prendere quelle famose frasi dette in momenti di rabbia in modo troppo personale.
Se riuscite a pensare che state facendo la cosa giusta per il bene di vostro figlio, risulterete più fermi ed agirete con più convinzione. Un bambino, per quanto protesti, per sentirsi rassicurato ha bisogno di sentire che “comandate voi!”. Finché è piccolo deve fare quello che dicono la mamma, il papà o i nonni, e se gli vietano qualcosa è per il suo bene!
Quindi, quello che la mamma che ci ha scritto dovrebbe rispondere in queste situazioni è che non le interessa chi la guarda o l’ascolta: se la mamma dice una cosa deve essere quella. ”Pazienza, ti è capitata una mamma cattiva, però si fa come dico io” (un pizzico di ironia non guasta mai, anche perché fa capire al bambino che non può usare quest’arma per farci sentire in colpa). Può anche ribadire che vede che è molto arrabbiato, ma è importante che faccia quello che dice lei. Ovviamente, se il bambino non smette, è importante far seguire alle parole i fatti. Solo così il bimbo potrà rendersi conto che la sua mamma è di parola, se dice una cosa poi la fa, e di conseguenza è affidabile.
MANUELA ARENELLA, psicologa psicoterapeuta, specializzata in psicoterapia dell’infanzia e dell’adolescenza a Bologna, già da alcuni anni tiene corsi di formazione per educatori di asili nido e personale docente, ma anche per genitori, in varie località della Romagna e a San Marino.
Svolge attività libero-professionale presso proprio studio a Bellaria (via Conti 37) e a Bologna. Ha rapporti di collaborazione consolidati con i Servizi Educativi di San Marino e con il Centro per le Famiglie di Rimini, organizzando serate a tema su diverse tematiche, in particolare sui bisogni dei bambini, le relazioni interfamiliari e il valore delle regole.