Risponde lo psicologo – La nostalgia del passato
Un cambio di casa, un cambio di scuola… Una bambina di 9 anni che anche dopo mesi continua a soffrire di nostalgia. Come è possibile aiutarla? La risposta della psicologa Manuela Arenella.
DOMANDA
Sono un po’ preoccupata per la mia primogenita di quasi 9 anni. Più di un anno fa abbiamo traslocato in un altro paese, a 25 chilometri da quello in cui lei ha abitato dalla nascita e in cui ha lasciato nonni, zii e cugino (con cui i rapporti non sono buoni) e ovviamente ha cambiato scuola.
Tante volte le ho spiegato il cambiamento, sia qualche mese prima del trasloco sia a trasloco avvenuto, e non ha avuto problemi a inserirsi nella nuova scuola e a farsi nuovi amici. Ma stasera è scoppiata in un pianto incontenibile di un’ora dicendo che vuole tornare nella vecchia casa. Anche se le ho spiegato che non è possibile e le ho illustrato le cose positive dello stare qui, non sono riuscita a calmarla e mi sono sentita impotente. Capisco la sua sofferenza e in questi mesi abbiamo anche cercato di farle vedere ogni tanto le sue ‘vecchie’ amiche, e non so cos’altro fare.
La situazione familiare nella casa vecchia era diventata insostenibile a causa dell’eccessiva vicinanza, sono ancora convinta della scelta, ma speravo che dopo un anno Giulia avesse accettato il cambiamento…
RISPONDE LA DOTTORESSA MANUELA ARENELLA
Gentile Signora, capisco lo sconforto e il senso di impotenza che ci assale quando le nostre parole o azioni non sortiscono nessun effetto sulla sofferenza dei nostri figli, ma la realtà è che in certi casi la fatica e la sofferenza non hanno bisogno di soluzioni, ma semplicemente di ascolto e di accoglienza.
La tendenza dei genitori è fornire soluzioni che facciano sparire la fatica dei figli, ma spesso quelle fatiche sono evolutive, aiutano i figli a scoprire di avere risorse per affrontarle, e li mettono in contatto con il proprio mondo interno, in ascolto del proprio cuore, delle proprie emozioni.
In più la sua bimba si affaccia alla pre-adolescenza, un’età caratterizzata da profondi cambiamenti che comportano, da un lato, l’entusiasmo per il diventare grandi, dall’altro la sofferenza per la perdita del “bambino”che siamo stati.
È una sensazione di nostalgia non ben definita, che talvolta ha bisogno di “appoggiarsi” a elementi di realtà (ad esempio, può capitare che certi pre-adolescenti piangano per un nonno morto quando erano piccoli).
Forse nella sofferenza che la sua bimba esprime, e che collega al trasferimento, c’è anche questo aspetto, legato alla fatica del cambiamento, fisico e psichico, a cui si prepara.
Ad ogni modo, a volte serve “soltanto” stare, rimanere presenti, accanto a qualcuno che esprime una sofferenza, accogliendola, riconoscendola e legittimandola.
A questa età, più che dare risposte e soluzioni, comincia a diventare importante fare domande, interessarsi alla sua bimba chiedendo a lei, ad esempio, cosa le manca di più, come si immagina che sarebbe stato, se foste restati lì, se non c’è proprio niente di buono in questo nuovo paese, eccetera
È importante tollerare e accompagnare la sofferenza della sua bimba, fiduciosa che sarà una fatica evolutiva, che la renderà più forte e sicura.
MANUELA ARENELLA, psicologa psicoterapeuta, specializzata in psicoterapia dell’infanzia e dell’adolescenza a Bologna, già da alcuni anni tiene corsi di formazione per educatori di asili nido e personale docente, ma anche per genitori, in varie località della Romagna e a San Marino.
Svolge attività libero-professionale presso proprio studio a Bellaria (via Conti 37) e a Bologna. Ha rapporti di collaborazione consolidati con i Servizi Educativi di San Marino e con il Centro per le Famiglie di Rimini, organizzando serate a tema su diverse tematiche, in particolare sui bisogni dei bambini, le relazioni interfamiliari e il valore delle regole.