Risponde lo psicologo – Essere nonna di un bambino iperattivo
A chiedere un parere alla psicologa è la nonna di un bambino iperattivo che ha seguito per un anno nel suo percorso scolastico. Ora però è stanca e non ce la fa più. Come fare ad aiutare ugualmente i figli e a stare vicina al nipote? Risponde la psicologa Monica Accordini (Servizio di Psicologia Clinica per la coppia e la famiglia – Università Cattolica di Milano).
DOMANDA
Vi racconto brevemente la mia esperienza: ho seguito il mio nipotino lo scorso anno in prima elementare. Essendo un iperattivo, ho fatto molta fatica, anche se ho ottenuto buoni risultati. Notando però che i genitori contavano troppo su di me, ho parlato con loro per cercare di avere un po’ più di respiro. Così loro hanno deciso di far frequentare al bambino il doposcuola. Io penso che sarebbe stato meglio sentire il parere di un esperto, ma è una decisione che spetta a loro.
I genitori ci sono rimasti male e io mi sento un po’ in colpa, ma se penso alla tensione e alla responsabilità dell’anno scorso, che mi aveva fatto entrare in crisi, mi dico che ho fatto la cosa giusta, anche se nel caso in cui il rendimento scolastico peggiorasse sono disposta a rimettermi in gioco. Vorrei sapere, però, come comportarsi con un bambino iperattivo.
RISPONDE LA PSICOLOGA MONICA ACCORDINI
Cara nonna,
prima di risponderle circa il comportamento da tenere con il piccolo, mi preme soffermarmi sulle sue parole. Leggo e più leggo più mi sembra di stare su un campo di battaglia: sento la fatica dei genitori, che si sono trovati forse poco preparati di fronte ad un avvio turbolento del percorso scolastico del piccolo, sento la loro tensione nel vostro rapporto e mi domando se e quanto questa sia legata alla relazione e non, piuttosto, al sentirsi sguarniti e privati di riferimenti. Sento la sua di fatica, quella che l’ha fatta andare in crisi, sento forte il peso della responsabilità che aveva deciso di caricarsi sulle spalle e che ha, coraggiosamente, provato a condividere. E infine sento la fatica del piccolo, che forse sta stretto tra tutte quelle teste che pensano per lui, che forse sta stretto anche nell’etichetta che già si trova sulle spalle – iperattivo- e che dice così poco di quanto possa essere il suo mondo e di cosa gli piaccia o non piaccia fare.
In questo groviglio di tensioni, mi sento di dirle due cose (che poi in realtà è una sola, ma vista da due angolazioni differenti): se e prima di “rimettersi in gioco” parli con i genitori, non tanto di diagnosi e esperti da coinvolgere, ma di quello che vede in suo nipote, delle sue caratteristiche, partendo dai punti forti, da quelle cose che lo rendono speciale ai suoi occhi e ascolti quello che loro hanno da dire, potreste scoprire forse di vedere bambini diversi? In secondo luogo, l’andamento scolastico del bambino, così come la sua capacità di restare concentrato, non sono una sua responsabilità. So che, da nonna, lei desidera il meglio per suo nipote, ma il meglio, in questo caso, coincide con il fatto che lei faccia la nonna e i nonni hanno il grande vantaggio di poter fare un passo indietro rispetto alle responsabilità educative e di essere un luogo sicuro di affetti e di occasionali sgarri alle regole. Del resto, questa stessa cosa lei l’ha sentita “di pancia” lo scorso anno, quando, a fronte di un iperinvestimento da parte dei genitori, ha sentito il bisogno non già di fare un passo indietro, ma di ridefinire dei confini.
A questo punto, che fare con il suo nipotino? Essere quel luogo sicuro e confortevole di cui, in un mondo pieno di richieste (“stai seduto”, “stai fermo”, “ascolta”), ha probabilmente bisogno: non si dia obiettivi didattici, ma si metta all’ascolto, giochi con lui, lo coinvolga in attività all’aperto quando possibile e lo aiuti a leggere le emozioni che prova nominandole.
Un caloroso in bocca al lupo a tutti voi!
Dott. Monica Accordini, psicologa
Servizio di Psicologia clinica: persona, coppia, famiglia
Via Nirone, 15 – 20123 Milano MI
Tel. 02.7234.5961
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