Risponde lo psicologo – Ci vuole fermezza!
Ancora una lettera sul tema del capricci, che sembra essere il problema principe di molte famiglie.
Come fare a contenere i capricci di un bambino, dimostrando quell’autorevolezza che gli educatori dovrebbero avere? I consigli della psicologa Manuela Arenella, consulente anche del sito www.bimbiarimini.it.
DOMANDA
Ho 29 anni e sono la mamma di un bimbo di quasi 4. Vorrei qualche consiglio su come comportarmi. Quando siamo soli in casa io, lui e il padre, il bambino è piuttosto tranquillo… o meglio, anche se fa capricci sono di breve durata. Solo che appena viene qualcuno a trovarci mi si drizzano i capelli: ne combina di tutti i colori. Sale sul tavolo, lancia giochi per la casa… non le dico.
Lo stesso fa se andiamo noi dalle nonne o dalle zie: mette la loro casa ko. Se ci invitano a cena è così impegnato a fare capricci che nemmeno mangia, mentre a casa la maggior parte delle volte si siede a tavola e mangia solo. Mi fa arrabbiare per lavarsi. Insomma, è molto dura. Ce la metto davvero tutta ma non so come prenderlo. Sia che lo prenda con le buone, sia che lo sgridi, non risolvo niente.
Non va all’asilo perché abitiamo in un piccolo paese dove non c’è la scuola materna: ho provato a portarlo con la macchina ma ho dovuto rinunciare perché non sta nel seggiolino. E comunque all’asilo non gli piaceva stare, per il distacco da me.
La prego mi aiuti perché proprio non ce la faccio più.
RISPONDE LA DOTTORESSA MANUELA ARENELLA
Gentile Signora, è molto faticoso trovarsi a gestire tutti i giorni, per tutto il giorno, un bambino in piena fase di opposizione.
Questa è una fase molto importante, caratterizzata dal tentativo del bambino di affermare la sua volontà, ponendosi costantemente in conflitto e, appunto, in opposizione, rispetto alle sue figure di riferimento.
Il bambino misura la sua possibilità di auto affermarsi, mentre i genitori devono misurare la loro autorevolezza. È importante, soprattutto in questa fase, avere una capacità di tenuta, resistere ai ricatti e alle sfide che il bambino porta, cercando di lasciarle cadere (provando cioè a distrarlo, in modo da non inasprire la tensione) o vincendole.
Ogni volta che un genitore cede di fronte alla sfida di un bambino, rinforza la sua onnipotenza e indebolisce la sua possibilità di affidare a quel genitore, sentendolo come riferimento (se mia madre/padre si lasciano ricattare o addirittura picchiare da me, come farà a proteggermi?).
I capricci diventano sempre più forti e frequenti, quanto più il bambino ottiene ciò che vuole mettendoli in atto. E il non ricevere un alt, un limite, lo porta a dover “alzare il tiro“ ogni volta, pur di ottenere quel NO a cui, paradossalmente, sembra volersi ribellare.
I bambini hanno bisogno di limiti e regole, per essere aiutati a contenere le pulsioni e gli istinti che gi si agitano dentro, e per avere un orientamento rispetto a cosa si può o non si può fare.
È importante dare questi stop senza umiliare e proponendo un’alternativa, ma comunque darli, per stimolare nel bambino la capacità di tollerare le frustrazioni e le attese, utilissima nel rapportarsi con la realtà.
L’arma del ricatto, che spesso introduciamo noi adulti, sperando di far fare ai bambini delle cose, è un’arma a doppio taglio perché funziona solo le prime volte e in realtà svilisce i nostri insegnamenti.
Provo a spiegarmi meglio. Se promettiamo una caramella pur di far mangiare un bimbo, lui mangerà solo le volte in cui vorrà la caramella, viceversa continuerà a rifiutarsi di toccare cibo. Inoltre, con questo atteggiamento, trasmettiamo al bambino che il mangiare non è un valore di per sé, non è qualcosa di importante che il bambino deve fare per il suo bene, ma ha lo stesso valore di una caramella… Stessa cosa vale per ogni altra conquista o dovere (compresi i compiti quando sarà più grande), che dovrebbero essere importanti di per sé.
Tornando alla situazione descritta nella domanda, è molto importante modificare la rotta e la modalità di interazione, ribadendo che chi decide cosa si può o non si può fare è il genitore, e non il ricatto del bambino. “Lo vedo che sei molto arrabbiato, ma è proprio ora di andare a casa”, o di fare qualunque altra cosa lei decida. Se fa capricci è importante che sappia che la prossima volta non si uscirà per niente, e farlo davvero, dimostrando al bambino che se la mamma dice una cosa, è quella!
Ci sarà una fase tosta di “braccio di ferro” in cui il bambino continuerà comunque a portare la sua sfida, ad esempio rifiutandosi di fare una certa cosa se lei non lo accontenta; è qui che è importante tener duro, non cedere, tollerare che per qualche giorno mangi un po’ meno e il capriccio aumenti; ma se il bambino si renderà conto che il genitore resta fermo sulle sue posizioni e non cede, poi smetterà e da lì potrà instaurarsi un rapporto diverso, basato sulla possibilità di fidarsi dei propri genitori e sul rispetto reciproco.
Di solito è il padre che incarna la funzione normativa, che è capace di più autorevolezza e riesce a contenere le ribellioni del bambino. Sarebbe pertanto importante che cercasse di coinvolgere suo marito in questo compito; dovreste essere coerenti su poche regole base, e consapevoli dell’importanza dell’essere fermi e non cedere ai ricatti, per permettere al bambino una crescita sana ed equilibrata.
Buon lavoro!
MANUELA ARENELLA, psicologa psicoterapeuta, specializzata in psicoterapia dell’infanzia e dell’adolescenza a Bologna, già da alcuni anni tiene corsi di formazione per educatori di asili nido e personale docente, ma anche per genitori, in varie località della Romagna e a San Marino.
Svolge attività libero-professionale presso proprio studio a Bellaria (via Conti 37) e a Bologna. Ha rapporti di collaborazione consolidati con i Servizi Educativi di San Marino e con il Centro per le Famiglie di Rimini, organizzando serate a tema su diverse tematiche, in particolare sui bisogni dei bambini, le relazioni interfamiliari e il valore delle regole, e collabora, oltre che con www.noinonni.it, anche con il sito www.bimbiarimini.it