Risponde lo psicologo – Ancora sul dito in bocca
Questa settimana la dottoressa Manuela Arenella, psicologa e psicoterapeura, torna su un tema di cui si è già occupata in passato.
Lo fa in seguito alle tante domande in merito arrivate dai nostri lettori. In particolare, oggi risponde a quelle della mamma di una bimba di due mesi e di un adolescente.
Trovi altri articoli su questo tema ai seguenti link:
Il dito in bocca
A proposito del dito in bocca
DOMANDE
Prima domanda
Salve! Sono mamma di una bimba de due mesi e dieci giorni che da una settimana si succhia il pollice. Non ha voluto il ciuccio (ne abbiamo comprati parecchi) e la allatto esclusivamente al seno. Che cosa starà succedendo? Aiuto! Siamo genitori per la prima volta, non sappiamo come agire. Grazie mille!
Seconda domanda
Ho 17 e ho anch’io il problema del dito in bocca, non riesco a dormire senza succhiarmi il dito. Mi potete dare qualche consiglio per togliermi questo bruttissimo vizio? Spero che mi aiutiate!
RISPONDE LA DOTTORESSA MANUELA ARENELLA
Non mi soffermerò sugli elementi teorici che spiegano il significato del dito in bocca ed eventuali modalità d’azione, da parte dei genitori( per quello potete consultare l’articolo correlato), ma proverò a dare risposte brevi e mirate.
Per quanto riguarda la prima domanda mi sentirei di tranquillizzare questi neo genitori, comprensibilmente preoccupati e attenti a tutto: a due mesi il dito in bocca non è un problema, è un diritto!!!!
Mi permetto di scherzare, ma in realtà il bisogno orale del bambino di pochi mesi di vita è una cosa seria. A quell’età tutte le sensazioni passano attraverso il corpo, e le rassicurazioni passano soprattutto attraverso la bocca, attraverso un succhiare che rassicura, che “coccola” e ci permette di acquietarci. Perciò, continuate pure ad allattare al seno la vostra bimba, e non preoccupatevi se si succhia il dito (probabilmente il ciuccio lo userà più avanti), perché sta facendo scorta di gratificazione orale, ha bisogno di succhiare liberamente e il più possibile, per poter soddisfare questo bisogno, e passare poi alla fase successiva.
Diametralmente opposto è il secondo caso. Trovo molto bello che una ragazza di 17 anni si faccia certe domande, e abbia il coraggio di ammettere un bisogno così intimo. Sarebbe importante sapere se l’addormentarsi col dito in bocca sia l’unico “segnale” dissonante. Ci sono altri aspetti di inibizione? Ci sono difficoltà nel rapporto con gli altri? Timidezza eccessiva? Difficoltà con i ragazzi? Eccessivo attaccamento alla famiglia? Qualche forma di dipendenza?
Chiedo questo perché se la necessità del dito in bocca persiste in modo così prepotente fino a 17 anni, può essere indice di un bisogno rimasto da colmare, di un vuoto che cerca nutrimento.
Sono diverse le strategie che si possono suggerire, dai liquidi aspri e repellenti da cospargere sulle dita, agli orribili guantini, ma non credo che si otterrebbero risultati duraturi.
Sarebbe, a mio avviso, più utile ed interessante, qualora ci fossero anche altri aspetti di difficoltà, intraprendere un percorso con uno psicoterapeuta, per comprendere i bisogni che persistono, alla base di questo gesto. Per chi ha la capacità di autosservarsi e la curiosità di conoscersi, un percorso del genere può risultare un viaggio meraviglioso.
MANUELA ARENELLA, psicologa psicoterapeuta, specializzata in psicoterapia dell’infanzia e dell’adolescenza a Bologna, già da alcuni anni tiene corsi di formazione per educatori di asili nido e personale docente, ma anche per genitori, in varie località della Romagna e a San Marino.
Svolge attività libero-professionale presso proprio studio a Bellaria (via Conti 37) e a Bologna. Ha rapporti di collaborazione consolidati con i Servizi Educativi di San Marino e con il Centro per le Famiglie di Rimini, organizzando serate a tema su diverse tematiche, in particolare sui bisogni dei bambini, le relazioni interfamiliari e il valore delle regole.