Risponde lo psicologo – Adattarsi ai cambiamenti
Una mamma preoccupata perché la famiglia si è dovuta trasferire in un altro paese e la bambina deve affrontare il cambio di scuola e di amici. Sarà un problema? La risposta della dottoressa Manuela Arenella, psicologa psicoterapeuta, specializzata in psicoterapia dell’infanzia e dell’adolescenza .
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Risponde lo psicologo – I trasferimenti
DOMANDA
Siccome per motivi di lavoro ci siamo trasferiti in un altro paese, la mia bambina di 7 anni deve cominciare la seconda classe in un’altra scuola primaria.
Sono preoccupata perché vedo che lei non ha reagito benissimo al cambiamento. D’altra parte anche l’anno scorso, quando frequentava la prima, le è servito più tempo degli altri bambini per inserirsi bene a scuola. E adesso nuova città, nuova scuola, nuovi compagni di classe… Come posso aiutare la bimba?
RISPONDE LA DOTTORESSA MANUELA ARENELLA
C’è una capacità senza la quale è difficile imparare a vivere, ed è quella di accettare il dolore dei distacchi e delle separazioni, certo soffrendo, prendendosi tutto il tempo che serve per superarlo, ma senza farsene travolgere.
È la capacità di crescere, a qualsiasi età della vita; una capacità vitale, che ci permette di abbandonare un vecchio terreno e di trovare gli adattamenti che ci aiutano a elaborare i continui passaggi della vita.
Un bambino che cresce, proprio perché è vivo, deve superare continuamente dei cambiamenti, e deve imparare a superarli. La capacità di elaborare i passaggi, di accettare il distacco da qualcosa, di cambiare per trovare un nuovo adattamento alla realtà che muta, è quindi un patrimonio essenziale del processo stesso della vita, sia peri bambini che per gli adulti.
Non ci può essere vita mentale senza la capacità di accettare che qualcosa finisca, perché qualcos’altro possa nascere.
È importante aiutare un bambino ad acquisire questa capacità. Ma non serve spingerlo, sarebbe una forzatura spesso inaccettabile per lui, e gli complicherebbe ancor più la vita.
Ed è altrettanto inutile circondarlo di ansie e premure eccessive o, ancor peggio, sentirci in colpa per l’adattamento al cambiamento che gli stiamo chiedendo: servirebbero solo a farlo sentire fragile e insicuro.
Possono essergli più utili altre piccole cose, come ad esempio:
– l’avere delle buone sicurezze di base, che gli permettano di di non fermarsi lì, ma di provare a esplorare anche contesti nuovi;
– il vedere che anche noi adulti abbiamo fatto o facciamo fatica ad accettare i cambiamenti, senza negare il dolore o le difficoltà, anzi vivendoli completamente.
Quindi, per tornare alla domanda, quello che più conta è come i genitori vivono questa esperienza.
Non c’è nessun cambiamento traumatico di per sé; tutto dipende dall’azione di contenimento emotivo che il genitore svolge, dal modo in cui “colora” l’esperienza e, di conseguenza, la presenta al figlio.
Un trasferimento che implica molti cambiamenti può essere “colorato” di entusiasmo, curiosità per quello che succederà, apertura al possibile; oppure può assumere i toni della paura di non sapere cosa ci aspetta e del timore di non riuscire a farcela.
Dipende da noi adulti fornire ai nostri figli e nipoti la chiave di lettura della realtà per permettergli di viverla come un’occasione sempre nuova. Il cambio di classe può essere presentato come “poverina, ora dovrai rifare amicizia e perderai i legami che avevi costruito”, oppure come “che bello, così avrai dei nuovi amici!”.
Questo però non significa negare la sofferenza. Anzi, per aiutare il bambino a elaborare la “fatica” del cambiamento è sempre opportuno esprimere gli stati d’animo e dire apertamente che i cambiamenti sono faticosi perché si sa cosa si lascia, ma non cosa si trova.
Poi è importante dare alla bimba il tempo di adattarsi (almeno il primo quadrimestre), di elaborare l’esperienza a suo modo, attivando le sue strategie.
A noi educatori spetta il compito non di forzare questo processo, ma di osservarlo con attenzione, valutando se ci sono segnali che parlano di una fatica eccessiva (nel qual caso bisogna farsi aiutare), o se, come capita nella maggior parte dei casi, superare questa fase di cambiamento fa sentire la bimba più forte e più sicura.
E quando non troviamo le parole, possiamo sempre farci aiutare dalle fiabe, strumento utilissimo per elaborare, attraverso un linguaggio simbolico, le difficoltà della vita.
Non è un caso se nella maggior parte delle favole il protagonista è un bambino che per qualche motivo si allontana da casa e deve affrontare una serie di peripezie per potervi tornare, ma cresciuto, arricchito dalle esperienze che ha fatto, dall’aver incontrato sì dei pericoli e dei malvagi, ma anche degli aiuti e delle fatine buone… e tutti vissero felici e contenti.
MANUELA ARENELLA, psicologa psicoterapeuta, specializzata in psicoterapia dell’infanzia e dell’adolescenza a Bologna, già da alcuni anni tiene corsi di formazione per educatori di asili nido e personale docente, ma anche per genitori, in varie località della Romagna e a San Marino.
Svolge attività libero-professionale presso proprio studio a Bellaria (via Conti 37) e a Bologna. Ha rapporti di collaborazione consolidati con i Servizi Educativi di San Marino e con il Centro per le Famiglie di Rimini, organizzando serate a tema su diverse tematiche, in particolare sui bisogni dei bambini, le relazioni interfamiliari e il valore delle regole.
Buongiorno Dott.ssa,
sono mamma di due bambine di 13 e 7 anni. Vivo con le mie bambine in una piccola città delle Marche, mentre mio marito da 3 anni lavora a Faenza. Da settembre 2014 mio marito ed io abbiamo pensato di riunire la famiglia. Purtroppo mia figlia maggiore ci sta minacciando ed io sono molto preoccupata, anche se penso che la presenza del padre in questa fase di crescita sia importante quanto la mia.
Grazie per l’attenzione
Francesca.
Gentile Francesca,
grazie per esserti rivolta a noi. Trasmetteremo senz’altro la tua richiesta alla dottoressa Arenella e ti faremo sapere la risposta appena possibile.
Tanti cari auguri per te e per la tua famiglia
Annalisa Pomilio
Redazione di noinonni.it
Salve,
appena riusciremo a vendere la casa che abbiamo dovremmo trasferici anche noi.
Ho un bimbo di quasi 7 anni, e dove viviamo adesso ci sono i nonni e le zie tutti qui vicino.
Abitiamo in una bellissima casa, ma che è troppo grande e siamo “schiavi ” di questa casa.
Così abbiamo deciso di avvicinarci al lavoro di mio marito e prenderne una più piccola.
Io sono sempre nervosa, perchè se vendo chiudo anche la mia attività e poi c’è pure mia suocera che ha l’alzaimer. Quindi problemi su problemi. Abbiamo bisogno di tranquillità.
Ho provato ad accennare la cosa al bimbo, e mi dice assolutamente no. Che lui ama la sua casa.
E’ figlio unico, e l’altro giorno mentre giocava da solo, ho sentito che diceva ” questa è una famiglia che va via con la macchina in vacanza, perchè sono stanchi di stare in quella casa”.
Ho capito che sta cominciando a capire la cosa.
Ho letto sopra che ci sono dei libri ch epossono aiutare attraverso le fiabe il bimbo ad affrontare la cosa.Gentilmente potete dirmi quali sono?
Vi ringrazio.
Gentile Viviana,
grazie per esserti rivolta a noi. Abbiamo inoltrato la tua domanda alla psicologa, chiedendole in particolare, come scrivi, di darci delle indicazioni relative a letture da proporre al bambino. Appena arriva la sua risposta te la inoltriamo.
Intanto, ti faccio tanti cari auguri per questa importante svolta della tua vita.
A presto
Annalisa Pomilio
Redazione di noinonni.it
Ho cambiato scuola a mio figlio, non per necessità ma perché pensavo che la maestra ormai l’aveva preso di mira e si lamentava in continuazione, dava la colpa alla mia situazione familiare visto perché sono divorziata. Mio figlio ha problemi con l’ortografia e dicevano che doveva fare logopedia, insomma volevo vedere se era come dicevano…
Così quest’anno ho cambiato con il suo consenso dopo avergli spiegato i pro e i contro… Lui era felicissimo di farlo! Ma oggi lui ed io ce ne siamo pentiti anche la maestra nuova lo ha detto!!! Mi ha consigliato una terapia familiare… Addirittura!!!! Volevo sprofondare!!! Dovevo proteggerlo ed invece? Gli ho parlato e lui è scoppiato in lacrime dicendo che in classe i bimbi lo lasciano in disparte… La maestra ha detto che è normale perché loro si conoscono da 4 anni, ma cosa devo fare?
Cara Anna,
capiamo perfettamente il tuo sconforto e ti siamo molto vicini. Inoltreremo volentieri la tua lettera alla nostra consulente, la psicologa Manuela Arenella, ma penso che per esprimere un parere lei abbia bisogno di qualche elemento in più. Per esempio, da quanto sei divorziata? come ha reagito il bimbo la divorzio? Com’era il rapporto con i compagni dell’altra classe?…
Se credi, puoi anche scriverci in forma privata, all’indirizzo mail [email protected].
Un abbraccio e tanti cari auguri per il tuo bambino
Annalisa Pomilio
EìRedazione di noinonni.it
Gentile Dottoressa
questo articolo è stupendo e coglie molto bene la mia situazione attuale. Ho una bambina di 7 anni anche io e da poco mi sono trasferito nel mio paese natio dopo 8 anni di residenza in un’altra città. La mia bambina grossi problemi non li sta avendo anche perchè è sempre stato il suo sogno ritornare nel paese dove sono cresciuti mamma e papà. Va a scuola con la cuginetta ed è molto contenta. Io cerco di non farle pesare il trasferimento ma quando le faccio la domanda: Ti manca qualcosa di prima? Lei dice di no è come se abbia rimosso la sua vecchia classe e mi chiedo se il suo è solo un modo per proteggere se stessa dal ricordo o è davvero tanto felice da non riuscire a soffrire per la vecchia vita? Grazie
Cara Anna,
solo tu, con la confidenza e il rapporto quotidiano con la tua bambina, puoi rispondere a questa domanda.
Probabilmente la bambina sta bene ed è serena, visto che non segnali nulla in questo senso e anzi scrivi il suo sogno è sempre stato quello di tornare nel paese in cui tu e il papà siete cresciuti. E poi, una cosa è ricordare, magari con un po’ di nostalgia (anche se questo per la mia esperienza è un sentimento più “da adulto” che “da bambino”), una cosa è sentire che “manca” qualcosa. Immagino che la tua bambina stia bene e sia soddisfatta, come scrivi anche tu, ma che, se tornaste insieme a lei per qualche giorno nella città in cui avete vissuto prima e magari andaste a trovare un’amica della “vecchia vita”, sarebbe contenta di rivederla.
Al tuo posto, non mi porrei tanti problemi e sarei felice di avere una bimba serena e appagata.
Tanti cari auguri!
A presto
Annalisa Pomilio
Redazione di noinonni.it
Buon pomeriggio,
mi piacerebbe che Laura 9 anni, figlia del mio compagno con il quale già vivo da un anno, vivesse con più serenità “le due nuove famiglie” che non vivesse con i sensi di colpa dati dalla mamma o i timori suoi di ferirla in qualche modo e che fosse più serena con se stessa senza problemi ad esprimere le sue emozioni brutte o belle che siano senza paura a dirle al Papà come anche a me.
Secondo il mio punto di vista non vuole far rimanere male nessuno, quindi a volte reprime il suo pensiero piuttosto che dirti come stanno realmente le cose dentro di se e cosa sente.
Il problema è che prima era lineare adesso ha dei picchi in cui comincia a sputare fuori qualche cosa, male a volte ma non abbastanza da sfogare la rabbia che secondo me ha nei confronti di questa “ingiustizia della separazione”.
credo che non si dia pace e che abbia dentro di se un nodo irrisolto, da una parte non ha il coraggio o meglio non vuole chiedere i perché alla madre della separazione, dall’altra la confusione e l’intrusione di tanti cambiamenti, traslochi…
Tutto questo lo soffre … volendo cibo anche quando non ha fame, volendo cibo solo perché ce l’hanno in mano gli altri … una serie di capricci … è golosa si ma nasconde un disagio, secondo la pediatra è già nella fascia dell’obesità e va tenuta sotto controllo …
Laura ama molto leggere se ci fossero delle belle favole che le facciano capire che non c’è nulla di male in tutto ciò che accade e di accogliere ciò che ci fa soffrire non respingendolo ma elaborandolo con serenità e parlare al posto di fuggire o mettere musi che le rubano solo del tempo prezioso per giocare ed essere felice …
Grazie!
Silvia
Quale ruolo e come possono aiutare i nonni ?
Queste letture potrebbe fargliele fare la nonna che non sa come farla sfogare o tranquillizzare a volte
silvia
Salve, io e la mia bambina viviamo coi nonni, ormai siamo arrivati tutti allo stremo della sopportazione, non riusciamo a trovare accordi in nessuna situazione famigliare, loro hanno 70 anni, io 37 e mia figlia 3. Le tregue che cerchiamo di prenderci per soppravvivere a tt i repentini malumori oramai riescono a durare solo qualche giorno. Insomma la convivenza di tre generazioni per noi non è possibile. Considerato che non posso permettermi di pagare un affitto perche lavoro solo 4 mesi all anno, ho iniziato a fare pressione al comune per poter avere una casa popolare, e l ufficio mi ha risposto che qui non ce ne sono e quindi dovremo per forza cambiare paese ed uscire dalla laguna. A quel punto automaticamente perderò il mio lavoro stagionale perche non ho una macchina per spostarmi. Io sono cosi demoralizzata che non so piu cosa fare e pensare che la mia bambina mi vede cosi mi fa male da morire. Non ho piu speranze.
Cara Elisa,
mi dispiace davvero molto per le cose che ci scrivi. Certo, la convivenza è sempre una cosa delicata e talvolta è difficile. Però è difficile anche darti un consiglio, anche perché ci mancano degli elementi: i nonni di cui parli sono genitori tuoi o del papà? E poi, tu non fai cenno al papà: non vorremmo essere indelicati, ma è un elemento importante. Non vive con voi? Lavora? È presente nella vita tua e della bimba?
Comunque il nostro consiglio, alla luce die pochi elementi che abbiamo, è quello di muoversi per gradi: cercare prima un lavoro nel posto in cui presumibilmente potrebbero assegnarti la casa, e solo dopo “uscire dalla laguna” come hai scritto. Il lavoro è importante e penso che dovrebbe essere la prima cosa da cercare.
E poi, cerca di essere positiva e di guardare avanti, per poter stare vicina alla tua bimba nel modo migliore possibile.
Facci sapere!
Tanti cari auguri per la tua vita e la tua bimba
Annalisa Pomilio
Redazione di noinonni.it
Salve dottoressa .
Sono padre di un bellissimo bimbo di due anni . Sono di Napoli ma Lavoro in provincia di siena. Abbiamo deciso io e mia moglie di trasferirci a Siena per un anno cioè la durata di qst cantiere . Nei prossimi anni la città potrebbe variare ancora . Il bimbo a 3 anni andrà all asilo e ci chiedevamo se fosse traumatico per lui cambiare ,nel periodo appunto dell asilo nido ,città e quindi scuola . Grazie
Gentile Aniello,
grazie per averci scritto e auguri per il suo lavoro. Siena è così bella! (Anche Napoli lo è, lo dico da napoletana che ha lasciato il cuore nella sua città, anche se ormai da moltissimi anni vivi al Nord).
Venendo alla sua domanda: non abbia timore per il suo bambino. I trasferimenti sono esperienze forti, ma anche belle e molto formative, e avere la possibilità fin da piccoli di confrontarsi con altre realtà è sempre arricchente. Quindi sono certa che il suo bambino reagirà bene al cambiamento, soprattutto se vedrà lei e sua moglie sereni e convinti di questa scelta. Infatti è questo il nodo cruciale di questa esperienza, anche con bambini piccolissimi. D’altra parte, vedo che lei scrive proprio dopo aver letto l’articolo in cui la dottoressa Arenella si soffermava su questo aspetto.
Sono certa che se il vostro bambino vi sentirà sereni e convinti della scelta non farà fatica ad adattarsi. E non tema neanche per il passaggio dal nido all’asilo, perché quasi sempre, pur continuando a vivere nella stessa città, in questi passaggi cambia tutto.
Noi personalmente – se posso portare modestamente la mia esperienza, ormai di molti anni fa! – ci siamo trasferiti per tre anni in Russia quando le mie figlie erano bambine. La piccola aveva 5 anni, al grande 8, quindi un paese straniero, con una lingua molto diversa, e un percorso scolastico iniziato. Il bilancio? certo, è stato faticoso, ma è stata anche per loro una tappa fondamentale di crescita, che le ha portate a confrontarsi con una realtà difficile, molto differente da quella da cui venivano e a imparare una lingua che fortunatamente parlano ancora e che oggi è anche utile nel loro lavoro. Quindi, a tirare le somme, esperienza positiva.
Cordiali saluti e tanti auguri
Annalisa Pomilio
Salve dottoressa
sono il papà di una bambina di 7 anni. Insieme a lei e a mia moglie, la sua mamma, viviamo in una città che non è la mia di origine, né quella di mia moglie.
Per me questa situazione è provvisoria, sto tentando da anni di andare via dall’Italia, in un posto che possa piacermi di più per il clima (in Italia muoio di freddo) e che allo stesso tempo mi dia una possibilità di avere una carriera lavorativa che qui non avrei e che mi permetterebbe anche di mantenere la famiglia in maniera più agevole.
Mia figlia ha cambiato un paio di volte città, ma aveva meno di due anni e non ricorda questi trasferimenti. Ora siamo qui da 5 anni, lei ha frequentato qui l’asilo e, con gli stessi compagni, ha cominciato la scuola elementare. Quest’anno si è fidanzata con un suo amico a cui vuole bene da tanto tempo (che non frequenta la sua stessa scuola). So che è molto piccola, ma prendo sul serio la sua scelta.
Siamo appena stati in vacanza in un posto in cui a me piacerebbe tanto stabilirmi. A lei la vacanza è piaciuta molto, ma è molto convinta di non volersi trasferire.
Per me e per mia moglie questo trasferimento non sarebbe il primo (ne abbiamo fatti diversi) e, dato che non è la mia città di origine, né la sua, qui non abbiamo parenti e vediamo i pochi che abbiamo tanto raramente che mia figlia ne conosce solo alcuni e li ha visti una o due volte nella vita. I nonni non li ha mai avuti. Tutto questo per sottolineare che in Italia mia figlia non lascerebbe una famiglia, ma degli affetti comunque molto importanti. Anche il fatto di non andare lontanissimo e quindi poter fare una puntata in questa città ogni tanto (anche spesso) non la convince.
Sono alla ricerca di una soluzione, e la vedo difficile. Quanto potrà essere forte, valido, il suo non volersi spostare? Non voglio farla soffrire, e allo stesso tempo sono alla ricerca della mia, di felicità, un equilibrio che non riesco a trovare.
Buongiorno; io e mio marito con le nostre bambine di 5 anni e 2 e mezzo ci stiamo per trasferire a 250 km dal nostro paese- Quello che mi angoscia di più è dare un dolore ai miei genitori (sono figlia unica e loro gli unici nonni per le mie piccole) e vorrei sapere come posso aiutarli ad affrontare e accettare questo cambiamento. Grazie!
Cara Benedetta,
prima di tutto, grazie per aver scritto a noi!
La tua esperienza è simile a quella che oggi (ma anche ieri) fanno purtroppo tante famiglie. Il lavoro ci porta sempre più spesso lontano,e bisogna fare delle scelte. Anche io l’ho fatta, personalmente, ormai una vita fa: sono napoletana, ma vivo da quasi quarant’anni al nord ( a 800 chilometri di distanza dalla mia città!) e qui sono nate e cresciute le mie figlie.
Quello che devi pensare è che oggi, con tutti i sistemi di comunicazione che ci sono, le distanze si sono “ridotte”: il telefono, certo, c’era anche ai miei tempi, ma allora non c’era whatsapp, la possibilità di condividere foto in tempo reale… E poi, 250 chilometri non sono poi molti, e forse ci potranno essere dei periodi in cui i tuoi genitori verranno a trovarvi, come viceversa magari, nei periodi di vacanze scolastiche, potrai pensare di lasciare da loro per qualche giorno le tue bambine, se se la sentono, in modo da permettere di continuare a nutrirsi al legame tra loro. Insomma, i sistemi per restare vicini ci sono, anche se certo non potrà più esserci quel contatto quotidiano che, immagino, c’è ora.
Secondo me, da nonna, molto dipende da te: sono certa che i tuoi genitori, se ti vedranno serena e convinta della scelta, saranno felici per te. Noi nonni (lo capirai anche tu, quando le tue bimbe cresceranno) siamo preparati all’idea che figli debbano volare lontano dal nido, che questo è nell’ordine naturale delle cose, anche se naturalmente a nessuno di noi fa piacere. Ma vedrai che troverete il sistema perché il vostro legame non si allenti!
Tu po aiutarli continuando a coinvolgerli, anche a distanza, nella vostra vita: raccontando loro la vostra quotidianità, i progressi delle bimbe, i piccoli avvenimenti di ogni giorno. In questo modo non si sentiranno tagliati fuori, ma continuerà a esserci quella confidenza che è la base del “fare famiglia”.
Facci sapere!
Tanti cari auguri per tutto
Annalisa Pomilio
noinonni.it
Buongiorno dottoressa
Sono madre di due bimbi di tre e quattro anni. Frequentano la scuola materna gestita da suore di un paese situato ad un quarto d’ora da casa nostra. A breve devo iscriverli all’anno scolastico 2017/2018. Il bimbo piú grande frequenterà il terzo anno di asilo.
Il mio dubbio nasce dal fatto di iscriverli nella scuola materna statale del paese poiché così si integrano con i bambini che poi troveranno alla scuola elementare. In sintesi se frequentano una scuola materna di un altro paese che impatto emotivo creerà l’entrata alla scuola elementare nel nostro paese con bimbi che non conoscono? Grazie e buona giornata.
Gentile Vale,
grazie per averci scritto.
L’impatto emotivo, di cui sembra avete paura, i bimbi ce l’avranno anche se spostati da una scuola materna all’altra… In ogni caso, l’ingresso in una nuova scuola significa cambiare e significa dover imparare a fare i conti con qualcosa di diverso. E questa è sempre una lezione importante, un passaggio che aiuta i bambini a crescere. In generale, poi, penso che i bimbi abbiano delle risorse che noi adulti non immaginiamo, e che spesso noi ci facciamo dei problemi su cose che per loro non lo sono.
Secondo me molto dipende da lei e dal papà: se voi vi sentite più tranquilli a cambiare asilo il prossimo anno perché pensate che in questo modo l’ingresso alla scuola primaria sarà per il bimbo più “soft”, fatelo; l’importante è l’atteggiamento dei genitori,che devono cercare di trasmettere sempre fiducia e serenità… e quindi devono essere prima di tutto sereni loro!
Tanti cari guri per i suoi bimbi!
Annalisa Pomilio
redazione di noinonni.it
Buongiorno, ho una bimba di 4 anni, purtroppo io e suo padre ci stiamo separando e io tornerò con lei ad abitare a casa da mio padre, il problema sta che dovrà cambiare città, asilo, e abitudini e casa….cosa mi consiglia di fare? e suo padre lo vedrebbe una volta a settimana.
Gentile signora,
come dare consigli in questi casi? Penso che per la sua bimba la cosa migliore sia che possa vedere lei e suo marito sereni e convinti della scelta, e che quindi evitaste di discutere in sua presenza. Penso anche che sia importante che entrambi, al di là del motivo che può avervi portato alla decisione di separarvi, facciate di tutto per alimentare nella bambina un’immagine positiva del papà e della mamma, perché sono loro le figure di riferimento e ritengo che non debbano mai essere delegittimate.
Quanto alla sua preoccupazione per il cambiamento di casa e di asilo, penso che se la bambina la vedrà serena e convinta della scelta e saprà di poter avere i genitori sempre “dalla sua parte”, non avrà problemi: i bambini sono spesso molto più adattabili e forti di quello che noi adulti immaginiamo.
Tanti cari auguri per la sua vita e per la sua bambina!
Annalisa Pomilio
Buongiorno dottoressa, sono una mamma di una bimba di 3 anni, sta frequentando la scuola dell’infanzia non nel paese in qui viviamo ma in quello dove stanno i nonni, per questioni di distanza e lavoro.Lei nn ha mai fatto storie è sempre andata volentieri, adesso ho fatto l’iscrizione per il prossimo anno sempre lì,pero secondo lei l’ultimo anno conviene che lo faccia nel nostro paese, in modo d conoscere i bimbi con i quali andrà alle elementari?oppure concludo i tre anni nello stesso posto?secondo lei cos’è meno traumatico per la bimba?grazie …
Cara Lorena,
naturalmente si tratta di decisioni in cui è difficile dare consigli, da lontano e senza conoscere le situazioni concrete. A quanto mi pare di capire, però, la bambina si trova bene nell’asilo che frequenta, quindi forse varrebbe la pena lasciarla lì. Comunque, ripeto, non me la sento di dare consigli specifici: molto dipende, appunto, dalla famiglia, dalla logistica, e anche dalla tranquillità che lei e il papà avete nel lasciarla in una struttura che conoscete e con maestre che, a quanto mi pare di capire, ritenete valide. In ogni caso se voi siete sereni nella scelta che fate, lo sarà sicuramente anche la bambina.
Tanti cari auguri per tutta la sua famiglia
Annalisa Pomilio
Redazione di noinonni.it
Tant cari auguri per tutta la
Buongiorno dottoressa, le scrivo per chiederle consiglio per la mia bambina di quasi 6 anni, figlia unica. Da settembre, per motivi di lavoro, io e mio marito ci siamo trasferiti da Milano a Lugano. I primi mesi non sono stati facili, ma la bambina ha reagito bene e ora abbiamo una situazione più stabile. Purtroppo la scuola materna in cui l’avevamo iscritta si è dimostrata poco valida e, dopo le vacanze di natale, l’abbiamo dovuta -ahimé- spostare in un’altra scuola. La nuova maestra mi sembra molto brava ma, ovviamente, la bambina non ha ancora creato rapporti di amicizia e ora sta manifestando un forte disagio che si manifesta con atteggiamenti di sfida a casa e con grandi crisi di pianto e di chiusura a scuola. Mi dice di avere una grande nostalgia per la vecchia scuola di Milano e i vecchi amici, che pure ogni tanto rivede durante i weekend quanto torniamo a Milano anche per trovare i nonni. Forse questi legami in parte l’aiutano e in parte le rinnovano ogni volta il senso di distacco. Del resto non abbiamo conoscenti con bambini nella nuova città per farle avere compagnia fuori dalle ore scolastiche.
Sto cercando di facilitare le amicizie nella nuova scuola invitando i bambini a casa nostra, ma ho capito che, in un ambiente dove le mamme lavoratrici faticano a trovare tempo e a organizzarsi, ci vorrà del tempo. Come posso nel frattempo aiutare la nostra bambina? Ci sono libri che posso leggerle? (Tra i suoi cartoni preferiti c’è Inside Out.) Sto cercando di giocare la carta della primavera, dicendole di come sarà bello poterla trascorrere in un posto così pieno di natura…
Gentile Anna,
prima di tutto, grazie per averci scritto.
Quanto al suo problema, purtroppo non siamo riusciti a trovare letture specifiche per bambini da suggerirle. In generale, però, è comprensibile che la sua bambina, messa di fronte a un secondo cambiamento nel giro di pochi mesi, si senta un po’ confusa e abbia bisogno di rassicurazione. Rassicurazioni che spettano a voi genitori: siete voi che, mostrandovi sereni e convinti della vostra scelta, potete darle la sicurezza che le permetterà sicuramente di superare questo periodo, e anzi di uscirne più forte.
Il consiglio che posso darle è quello di cercare di favorire il più possibile, come lei stessa ha scritto, l’integrazione della bimba nella nuova classe e nel nuovo ambiente scolastico; certo, è complicato quando si lavora, ma forse potrebbe aiutare iscrivere la bambina a qualche attività extrascolastica – sport o altro – da frequentare insieme ad alcuni compagni della sua classe, in modo da permetterle di vederli e di familiarizzare anche al di fuori della scuola.
Un altro consiglio può essere quello di frequentare qualcuna delle attività per famiglie con bambini in programma a Lugano, magari organizzandosi, se ne ha la possibilità, con altre famiglie, in modo da potervi conoscere, anche tra genitori. In rete per esempio c’è questo bel sito, http://www.ticinoperbambini.ch, con tante proposte; ma immagino che non sia l’unico…
Vedrà che la sua bimba farà presto nuove amicizie e si integrerà perfettamente, e poi… sarà difficile riportarla a Milano!
Un caro saluto e tanti auguri per la sua famiglia
Annalisa Pomilio
redazione di noinonni.it
Buongiorno, voglio portare il nostro caso come esempio che reputo positivo, anche se può sembrare eccessivo. Mio figlio ha fatto la prima elementare in un paese della provincia di Pavia, poi ha fatto la seconda e la terza presso la scuola primaria paritaria italiana di Pointe Noire (Repubblica del Congo) ove mi sono trasferito temporaneamente per lavoro, adesso sta facendo la quarta elementare a Milano zona sud e visto che abbiamo appena comprato un appartamento in zona nord a Milano, l’anno prossimo farà la quinta in un’altra scuola di Milano. Abbiamo sempre affrontato la cosa con serenità, facendo capire a mio figlio che il lavoro comanda e ci si deve adeguare. Ovviamente ogni volta ha affrontato la cosa con un po’ di resistenza, ma poi (una volta ambientatosi) diceva di essere contentissimo. A mio avviso (dato che i programmi didattici sono standardizzati e quindi non ha impattato sul percorso di studi) tutto ciò ha accresciuto enormemente lo spirito di adattamento e cambiamento di mio figlio, a 10 anni parla già tre lingue (italiano, inglese e francese) e sicuramente sarà in grado di affrontare qualsiasi altro cambiamento meno drammaticamente.
Correggetemi se sbaglio…….Simone.
Perfettamemte d’accordo con te, Simone! Quando alle spalle c’è una famiglia solida, i cambiamenti sono solo una fonte di arricchimento.
Un cordiale saluto a te e alla tua famiglia
Annalisa Pomilio
Salve,
io ho una bambina di 7 anni che va in seconda elementare e una di 5 anni che sta ancora alla scuola dell’infanzia.
Lo scorso anno io e mio marito abbiamo deciso di iscrivere la figlia grande in un istituto paritario del paese dove viviamo, ammaliati da una presentazione di un professore.
La bambina ha avuto un sacco di problemi, ripeteva spesso che le insegnanti erano cattive, all’uscita della scuola era nervosa, tanto che al ritorno dalle vacanze di Natale non c’era verso di farla entrare in classe (piangeva e aveva sempre mal di pancia, come ha ntato anche un insegnante nel primo quadrimestre). Inoltre Dprima del rientro a scuola mio marito ha avuto un incidente stradale ed è rimasto allettato per circa due mesi (e ancora non è guarito totalmente).
Allora ho pensato che fosse meglio spostarla nella scuola pubblica; lo faccio e mi confermano che lavrebbero inserita nella classe richiesta da mio marito, ma rimango in attesa della sua decisione.
Nel frattempo la scuola paritaria stava cercando di far integrare la bambina, perciò mio marito ha deciso di lasciarla ancora lì.
Io comunque sono rimanta comunque alla porta a controllare e vedere i cambiamenti di mia figlia, che dopo circa un mese di pianti si tranquillizza.
Per di più la scuola ammette di essere in ritardo con il programma a causa dell’incapacità della maestra (per la prima volta di ruolo in una classe di dodici alunni…) e quindi caricano i bambini di lavoro non svolto in precedenza. A detta loro hanno recuperato, ma mia figlia ha la maggior parte dei libri in bianco, hanno lavorato pochissimo sui quaderni, hanno iniziato le tabelline del due e del tre e le divisioni ma non hanno fatto le operazioni in colonna, non riesce a capire ancora la differenza tra + e x e leggono ancora con difficiltà.
Ovviamente non ho ancora fatto l’iscrizione perché volevo capire i risultati alla fine del secondo quadrimestre, dove la pagella per tutti gli alunni della classe è il famoso 10 politico in ogni materia .
Ora dovremo trasferirci in città l’anno prossimo,quindi nell’anno scolastico 2018/2019, e non so che fare con mia figlia. Vorrei, visti i risultati, trasferirla alla scuola pubblica dove avrei dovuto già integrarla a gennaio di quest’anno, ma ho il timore del cambiamento scolastico in due anni consecutivi possa in qualche modo renderla debole. Lei vorrebbe cambiare perché nell’altra scuola quasi tutti i compagnetti sono quelli del suo asilo, ma mi ferma sempre mio marito che è del parere di dar fiducia nuovamente alla scuola privata, dove tra l’altro ci sarà un’altra maestra di sezione.
Che mi consiglia di fare? Io la vorrei cambiare anche perché il loro metodo di studio non mi è chiaro e mi sembra che facciano di tutto per legarti al loro metodo in modo da proseguire con loro (vedi moltiplicazioni e divisioni in prima elementare dove ancora ha confusione su addizioni e sottrazioni. e non le dico le altre lacune ). Vi ringrazio per la risposta
Cara Michela,
alla situaizone che ci descrive, in modo molto particolareggiate, la nostra sensazione è che per la bimba sarebbe forse un bene cambiare scuola ed essere integrata nella scuola pubblica (dove a quanto ci pare di capire conosce già tanti bimbi); anche a fronte dl fatto che nella scuola privata la maestra cambierà, quindi non ci sarà continuità di insegnamento.
Naturalmente questo è un arere del tutto opinabile; sta a voi genitori, che conoscete la bimba e la realtà della scuola, decidere per il meglio. Qualunque sia la vostra decisione, decidete di comune accordo e fatevi vedere convinti dalla bambina: lei deve sapere che voi siete al suo fianco, ma che avete le conoscenze e l’autorità per decidere per il meglio, anche per lei.
Tanti cari auguri per il nuovo anno scolastico!
Annalisa Pomilio
noinonni.it
Salve, volevo chiedere un consiglio.
Mi chiamo Giuseppe, sono sposato con una ragazza del Costarica, abbiamo un bambino di 4 anni e viviamo in Italia.
Il bimbo è gia’ stato in Costarica per due mesi a trovare la famiglia di mia moglie che vive lì, e mia moglie cerca di parlare con lui in spagnolo. Il bambino capisce lo spagnolo ma si vede che nn ha ancora la padronanza per parlarlo.
Ora lui ha fatto il primo anno di asilo in Italia; mia moglie vorrebbe portarlo in Costarica per 6 mesi per fargli frequentare il secondo anno di asilo lì, cosi che lui possa approfondire lo spagnolo, per poi ritornare in Italia e fargli fare qui l’ultimo anno di asilo e poi le elementari… 6 -7 mesi in Costarica possono veramente fargli apprendere una econda lingua ? Io resterei in Italia a lavorare, e loro starebbero lì. Vale la pena fare questo sacrificio?
Gentile Giuseppe,
francamente, noi riteniamo che per il bambino sia molto importante avere vicino il papà. Pensiamo che avrà comunque modo di imparare bene la lingua, viasto che sua mamma gli parla in spagnolo e che, immaginiamo, farà spesso delle vacanze in Costarica. Però allontanarlo dalla figura paterna per un periodo così lungo ci sembra un “sacrificio” eccessivo, per lei e per il bambino.
naturalmente questo è solo un parare; sarete poi voi, come genitori, a decidere per il meglio.
Tant cari auguri per il bambino
Annalisa Pomilio
noinonni.it
Io e il mio compagno abbiamo vissuto 12 anni a Rimini, la nostra bimba è nata e cresciuta lì per 4 anni; poi mio compagno ha preso decisione ritornare al sud (io non sono mai stata convinta di questa scelta).
La mia bimba aì volte solo a me (cosi sembra) nomina Rimini e mi chiede spesso se la nostra casa è ancora rotta (il papà così le avrebbe detto, che la casa a Rimini è rotta), disegna spesso case… Ma allo stesso tempo qui sembra essersi adattata.
Ma ipotizzando di rivalutare scelta e ritornare su l’anno prossimo, sarebbe un trauma per la bambina? Qui vicino casa ha nonni e zio (anche a Rimini avrebbe zii)
Cara Lory,
a quest’età, non penso che per la bambina sarebbe “traumatico” tornare a Rimini; l’importante è che lei e il papà siate convinti di questa scelta: solo così la bambina acquisirà la sicurezza necessaria per affrontare ogni cambiamento.
Su quest tema, ti consiglio di leggere anche larticolo che trovi a questo lik: http://www.noinonni.it/1_filo-diretto/risponde-lo-psicologo-cambiare-citta/
Tanti cari auguri per la sua piccola!
Annalisa Pomilio
noinonni.it
Ciao a tutti. Il mio problema è questo.
Ho 2 gemelli di 9 anni e per nostra decisione li abbiamo iscritti alla scuola elementare insieme…
Ora a distanza di 3 anni mi sono resa conto di aver fatto l’errore più grande della mia vita…
A settembre vorrei cambiare scuola mettendoli in 2 classi separate e a tempo pieno perché non hanno molta voglia di fare i compiti…
Cosa mi consigliate?
Gentile Stella,
in genere si consiglia sempre di inserire i gemelli in due classi diverse. Non sappiamo qali siano state le ragioni che vi hanno indotto a tenerli uniti, ma in genere è la stessa scuola, a meno di situazioni particolari, a consigliare di dividerli.
Lei non spiega perché questa scelta è stata sbagliata. Forse perché i bambini sono troppo legati e stentano a fare amicizie nella classe? perché entrano in competizione tra loro? perché si “coprono” a vicenda?…
In ogni caso a questo punto, dopo tre anni, quella di dividerli è una scelta che va valutata consigliandosi con le insegnanti, che conoscono bene i bambini anche dal punto di vista scolastico e sapranno certamente indirizzarvi, anche eventualmente nel passaggio a una classe a tempo pieno.
In ogni caso, quando avrete preso la decisione, spiegate bene ai bambini la vostra scelta, motivandola con ragioni oggettive e ben comprensibili per loro, che non sia solo quella di dividerli (il che darebbe l’idea di una punizione), e presentandola come una cosa positiva per loro, una nuova avventura. Trovate voi le parole e sottolineate la positività della nuova esperienza e non la negatività di quella precedente.
La nostra consulente, la psicologa Manuela Arenella, ha risposto a una domanda su un tema analogo. Eccole il link dell’articolo, che forse potrebbe interessarle: http://www.noinonni.it/1_filo-diretto/risponde-lo-psicologo-cambiare-scuola/
Tanti cari auguri
La redazione di noinonni.it
Buonasera. Da 7 mesi mio marito ha avuto un trasferimento per lavoro al nord. Siccome la bimba, che aveva 6 anni, era a metà dell’anno scolastico abbiamo preferito farle finire l’anno rimanendo io giù e lui su. Ad agosto ci siamo trasferiti e mia figlia ha iniziato la seconda elementare qu. Purtroppo i miei timori si stanno avverando: la bambina ha problemi a scuola, nel senso che mentre in prima aveva tutti dieci qui adesso fa un sacco di errori su cose che lei conosceva già benissimo e anche nel leggere sembra che stia imparando adesso mentre leggeva bene. Le maestre mi hanno chiesto un colloquio… La scuola è iniziata solo da un mese e credo sia presto per poter giudicare l’andamento. Non so cosa fare. Nonostante io le stia dietro supportandola e dicendo che piano piano andrà meglio, che è una cosa tutta nuova….ho bisogno di un consiglio su come poterla aiutare.
Gentile Simona,
prima di tutto, grazie per averci accordato la sua fiducia scrivendoci.
Penso che, come giustamente scrive lei, sia presto per valutare l’andamento della bambina, ma che sia giusto parlare con le maestre per trovare insieme a loro il modo migliore per aiutarla.
Certo, un trasferimento comporta sempre un periodo di adattamento, ma è anche una grande ricchezza per i bambini, che imparano a confrontarsi con realtà diverse. È essenziale però che voi genitori per primi lo vivate bene, che vi mostriate convinti di questa scelta e che trasferiate nella bambina la certezza che tutto andrà per il meglio. Certo, ora farà un po’ di fatica, anche perché deve avere il tempo di ambientarsi nella nuova scuola, di stringere amicizia con i nuovi compagni. Un trasferimento non comporta solo una adattamento scolastico, ma anche un adattamento generale, un cambiamento a 360 gradi. Però, ripeto,è sicuramente una ricchezza per i bambini, che hanno capacità di adattamento insospettabili e molto maggiori di quelle di noi adulti.
Penso però che proprio per questo non sia bene assillare la bambina con un’eccessiva ansia per il successo scolastico. Le lasci il tempo di adattarsi, e vedrà che presto si allineerà con i compagni.Le facia sentire il trasferimento come una grande occasione, una cosa bella che le è capitata. La iscriva a un corso pomeridiano frequentato da qualche compagno: l’aiuterà a “sentirsi a casa”.
Tanti cari auguri per la bimba e per la sua famiglia
Annalisa Pomilio
noinonni.it
Buonasera, sono il papà di una bimba di 3 anni, da circa 1 anno frequenta l asilo, per quasi tutto questo tempo la mattina l ho sempre accompagnata io a scuola. Da circa 1 settimana per lavoro mi sono spostato di qualche km e quindi la mattina la accompagna la mamma, preciso che partendo presto non riesco a vederla sveglia, può essere traumatico per lei? E come posso evitarlo? Grazie
Gentile Vincenzo,
grazie per averci scritto. Ecco la risposta della nostra consulente, la psicologa Sara Pelucchi. Mi auguro che possa esserle utile!
Tanti cari auguri a lei e alla sua bimba
Annalisa Pomilio
noinonni.it
Caro Papà,
sicuramente questo cambiamento, come tutti i cambiamenti, sarà un cambiamento che vostra figlia noterà.
I bambini hanno le risorse per gestire i cambiamenti.
In queste fasi, è altresì importante che gli adulti di riferimento li sostengano aiutandoli a dare significato al cambiamento, dei semplici e sinceri perché di quello che accade, mostrandosi in primis essi stessi sereni verso il cambiamento e fiduciosi rispetto alle risorse dei propri figli.
In tal senso potrebbe essere utile comunicare a vostra figlia che purtroppo per motivi di lavoro il papà non riesce più ad accompagnarla a scuola ma che allo stesso tempo questo bella cosa riuscirà a farla la mamma. Contestualmente potrebbe essere utile che riusciate a trovare degli altri piccoli momenti quotidiani di condivisione padre-figlia.
Grazie per l’attenzione
Dott. Sara Pelucchi
Servizio di Psicologia Clinica per la coppia e la famiglia
Università Cattolica del Sacro Cuore (UCSC)
Via Nirone, 15 – 20123 Milano MI
Tel. 02.7234.5961
http://www.unicatt.it/serviziocoppiafamiglia