Risponde lo psicologo – Separati in casa
Due genitori che vivono sotto lo stesso tetto, ma sono “separati in casa”. E un bambino difficile da gestire. Che tra le due cose ci sia un nesso? È possibile: i bambini capiscono perfettamente le situazioni dell’ambiente in cui vivono, ne risentono e rispondono a modo loro. Il parere della psicologa Manuela Arenella.
DOMANDA
Io e mia moglie viviamo sotto lo stesso tetto ma in realtà siamo separati in casa, però nelle decisioni andiamo di pari passo e non influenziamo il nostro bambino, che ha quasi sette anni.
Sin da piccolino abbiamo cercato di insegnargli che a casa come nella vita in generale esistono delle regole e vanno rispettate. È sempre stato un bambino capriccioso, ma da un anno abbondante le cose sono andate piano piano a peggiorare. A volte (fortunatamente non sempre) quando è con altri bambini a giocare, viene investito da un’euforia secondo me fastidiosa ed esagerata, che finisce col degenerare. Inoltre quando viene richiamato da noi, oltre a non obbedire o a ridere in faccia, alza le mani o dà calci!
Sì, è vero, a volte gli abbiamo dato delle sculacciate, e magari il bambino copia il gesto, ma chi di noi da bambino non ha preso delle sculacciate? Eppure non mi sarei mai azzardato ad alzare le mani sui miei genitori!
Sembra avere difficoltà nel gestire le proprie emozioni
Inoltre cerchiamo sempre di spiegargli le cose con calma, cercando di fargli capire l’atteggiamento sbagliato, ma sembra andare in tilt, come se non riesca a gestire le proprie emozioni. A volte gli diciamo: ora calmati un po’, rimani da solo e poi, una volta calmato, ne riparliamo tranquillamente, ma lui cerca sempre il contratto fisico standoci addosso. Gesti quotidiani come far colazione, lavare i denti oppure andare a letto, sono ormai oggetto di continui”NO” !
Eppure non gliele diamo vinte, diamo delle punizioni, e con le buone o con le cattive fa sempre tutto quello che gli diciamo. In casa però si è creato un clima teso e negativo per nostro figlio.
RISPONDE LA DOTTORESSA MANUELA ARENELLA
Gentile Signore, dalla situazione che lei mi descrive si può ipotizzare, nel vostro bambino, una tensione interna che si manifesta talvolta con comportamenti sopra le righe, altre volte con accessi di rabbia che vengono agiti fisicamente (botte).
È come se, come giustamente avete ipotizzato, ci fosse una fatica a gestire le emozioni, sia la forte eccitazione, sia la rabbia, che perciò si traducono in attivazione fisica, con un bisogno di essere scaricate attraverso il movimento.
Da ciò che racconta sembra che vostro figlio sia “intrappolato” tra il bisogno di voi, del vostro contatto, del vostro sguardo, e il bisogno, altrettanto forte, di prendere distanza da voi, portandovi la sua rabbia. È come se fosse abitato continuamente da un “stammi vicino/vai via”, dove il conflitto diventa l’unico modo per stare in relazione, per garantirsi il legame.
I bambini, con i loro atteggiamenti e le loro difficoltà, sono sempre lo specchio del contesto in cui vivono. Immagino abbiate già riflettuto sull’aspetto legato alle regole, sulla necessità di coerenza e chiarezza, per poter ricoprire il ruolo di genitori autorevoli.
La tensione che si può ipotizzare nel vostro bimbo può fare riferimento a un contesto poco chiaro o incoerente. Cosa è successo un anno fa (periodo che indicate come inizio del “peggioramento”)?
Avete col vostro bimbo un “dialogo emotivo”, uno scambio basato sul verbalizzare ciò che prova, quello che sente? Tutto ciò che si riesce a “mentalizzare”, a rendere oggetto di dialogo, non attiva il corpo.
L’ipotesi che posso avanzare ha a che fare con la vostra situazione di separati in casa; a volte si è costretti da motivi di realtà o economici, e ognuno è libero di scegliere come vivere la fine di un rapporto di coppia, ma sicuramente è una situazione poco chiara e coerente di per sé.
Probabilmente, per quanto ci si sforzi, come genitori, di mantenere una coerenza educativa, ci sono comunque tensioni, sofferenze, conflitti sotterranei che sfuggono alla consapevolezza, ma che vengono respirati dal bambino, che si trova, perciò, ad agire fisicamente.
Ovviamente questa è solo un’ipotesi, come lei stesso dice sarebbe importante analizzare la situazione con un esperto che possa incontrare voi e il vostro bambino, in modo da impedire che si strutturi o si consolidi ulteriormente una dinamica conflittuale e rabbiosa, che fa soffrire tutti voi.
In bocca al lupo!
MANUELA ARENELLA, psicologa psicoterapeuta, specializzata in psicoterapia dell’infanzia e dell’adolescenza a Bologna, già da alcuni anni tiene corsi di formazione per educatori di asili nido e personale docente, ma anche per genitori, in varie località della Romagna e a San Marino.
Svolge attività libero-professionale presso proprio studio a Bellaria (via Conti 37) e a Bologna. Ha rapporti di collaborazione consolidati con i Servizi Educativi di San Marino e con il Centro per le Famiglie di Rimini, organizzando serate a tema su diverse tematiche, in particolare sui bisogni dei bambini, le relazioni interfamiliari e il valore delle regole.