Risponde lo psicologo – La paura di camminare da soli
Un bambino di quasi due anni che sembra aver paura ancora di camminare da solo, senza sorreggersi a qualcosa o aggrapparsi al dito di un adulto. Come mai? Il parere della psicologa Manuela Arenella.
DOMANDA
Mio figlio, di 22 mesi, cammina solo se conosce il luogo e se si può appoggiare o se lo prendiamo per la manina oppure stringe un nostro dito. Se apriamo il portone di casa e usciamo per la strada deve per forza tenere la nostra mano.
Conosce una cinquantina di parole e dice: ciao ciao mamma, ciao ciao papà o ciao ciao associato ad altri nomi. Se gli diciamo di buttare una carta nella spazzatura lo fa senza problemi e sembra capire tutto (o quasi) ciò che gli diciamo. Usa l’iPhone e prende i giochini che vuole. Ma per il camminare sembra essere pigro e ha paura di farlo.
Gira attorno al tavolo della cucina senza tenersi nemmeno un po’, ma nel corridoio deve tenersi al muro. Nella stanza da letto cammina attorno al letto ma per andare vicino alla porta deve toccare una sedia in mezzo oppure vuole la mano.
Come possiamo aiutarlo? Come possiamo capire da dove viene la sua paura.
Dimenticavo, solo da pochi giorni ha imparato a portarsi il cucchiaio alla bocca e a mangiare da solo. O meglio: un cucchiaio glielo dà la mamma e se lo imbocca lui.
RISPONDE LO PSICOLOGO
Gentile lettrice, posso capire la sua preoccupazione. La prima cosa che mi sento di dirle è che ha ragione quando associa le esitazioni del suo bimbo a delle paure, poiché credo si tratti di questo, e non di pigrizia.
Un bambino è spontaneamente, naturalmente, biologicamente portato a muoversi, esplorare, crescere. Quando questo percorso naturale subisce una battuta d’arresto o, come in questo caso, delle esitazioni, bisogna pensare ad aspetti del contesto che possano, senza volerlo, ostacolare il cammino.
Ci possono essere, da parte di voi genitori, delle ansie o delle preoccupazioni eccessive rispetto al fatto che il vostro bimbo possa farsi male? C’è la tendenza a proteggerlo troppo o ad avere timore nel lasciargli fare delle cose da solo? Che considerazione avete della realtà esterna? È un insieme di pericoli o di occasioni da cogliere?
Le situazioni che descrive mi fanno ipotizzare che atteggiamenti ansiosi o iperprotettivi (che ovviamente non sono una “colpa”, ma derivano dal proprio bagaglio personale) abbiano potuto trasmettere al suo bimbo un senso di pericolo legato al fare da solo, al muoversi sulle proprie gambe, all’incontrare il mondo con apertura e curiosità.
Il suggerimento è quello di dare al suo bimbo maggiore libertà di azione, maggiori autonomie.
La possibilità di fare da solo (mangiare, lavarsi i dentini, dormire nel suo lettino, ecc..), anche e soprattutto sbagliando e riprovando, lo farà sentire capace e farà nascere in lui una fiducia che lo spingerà a tentare nuove esperienze, instaurando un circolo virtuoso che dovrebbe alimentare la voglia di crescere.
Faccia fare al suo bambino esperienze concrete, meno iphone o giochi elettronici e più uscite nei parchi, o in contesti dove ci sia la possibilità di saltare, ruzzolare, sentire il proprio corpo e le proprie energie.
Sono utili, in questi casi, giochi di contatto fisico (la “lotta” col papà, il vola vola, ecc…) e attività di manipolazione (colori a dito, il pongo,ecc..), che permettano di vivere il corpo in modo libero, gioioso e pienamente goduto.
Solitamente i bambini recuperano molto in fretta, ma se tra sei mesi, pur mettendo in atto questa serie di accorgimenti, la situazione restasse invariata, allora le suggerirei un consulto da un neuropsichiatra infantile.
MANUELA ARENELLA, psicologa psicoterapeuta, specializzata in psicoterapia dell’infanzia e dell’adolescenza a Bologna, già da alcuni anni tiene corsi di formazione per educatori di asili nido e personale docente, ma anche per genitori, in varie località della Romagna e a San Marino.
Svolge attività libero-professionale presso proprio studio a Bellaria (via Conti 37) e a Bologna. Ha rapporti di collaborazione consolidati con i Servizi Educativi di San Marino e con il Centro per le Famiglie di Rimini, organizzando serate a tema su diverse tematiche, in particolare sui bisogni dei bambini, le relazioni interfamiliari e il valore delle regole.