Risponde lo psicologo – Adesso basta!
Un bambino di tre anni che si ribella a tutti e mette in difficoltà i genitori. Dietro il suo comportamento c’è un problema di regole, da dare con fermezza e da far rispettare… I consigli della psicologa Manuela Arenella.
DOMANDA
Sono mamma di un bambino di tre anni molto vivace ma anche molto intelligente. Premetto che mio figlio, essendo nato di otto mesi dopo una gravidanza non delle migliori, è stato sempre viziato da tutti, nonni e zii compresi. Ora però penso che mi sia sfuggita la situazione di mano.
Mio figlio non mi ascolta mai, parla sempre urlando e non riesco più a gestirlo. Non ci fa fare mai un discorso, neanche tra me e suo padre, perché ripete tutto ciò che diciamo. Per non parlare di quando usciamo: non sta mai fermo, corre dappertutto, se lo chiamo non mi sente proprio oppure inizia a correre sempre più forte gridando e dicendo che noi siamo cattivi.
Non so proprio più cosa fare!
RISPONDE LA PSICOLOGA MANUELA ARENELLA
Da ciò che racconta sembra che il suo bimbo, pur dimostrando di avere molte risorse e notevoli capacità intellettive, manifesti delle difficoltà nell’ambito dell’accettare regole e limiti.
Com’è andato l’inserimento alla materna? Come va il rapporto di suo figlio con gli altri bambini? Riesce a mediare per accedere ad un gioco condiviso, oppure tende a “dirigere” il gioco o ad imporsi? Manifesta le sue paure o tristezze? Chiede aiuto a voi genitori in questi casi?
Quello che posso supporre, leggendo ciò che mi scrive, è che il suo bimbo sia ancora all’interno di un’onnipotenza volitiva, che lo porta a mal tollerare le attese, l’essere messo in secondo piano, tutto ciò che ostacola la realizzazione di un suo desiderio del momento.
I bambini nascono onnipotenti ma il percorso di crescita e una serie di regole e limiti dati progressivamente dai genitori fanno in modo che questa onnipotenza si riduca, a favore di una sempre maggiore individuazione, tolleranza delle frustrazioni e capacità di capire che esistono anche gli altri.
È un percorso che ha origine fin dagli 8-9 mesi, epoca in cui il bambino comincia a gattonare, e il limite è dato dal genitore che fisicamente porta via il bambino da fonti di pericolo.
Dopo l’anno e mezzo gli “occhiacci brutti”, lo sguardo arrabbiato dei genitori dovrebbe fermarlo e portarlo a fare ciò che il genitore chiede.
Le regole
Man mano che il bambino cresce si stabiliscono delle piccole regole (legate alla propria igiene, agli orari , ai compiti, ecc..), che risultano efficaci se sono:
- CHIARE, cioè esplicitate al bambino;
- COSTANTI, cioè valide sempre;
- COERENTI, cioè portate avanti da entrambi i genitori.
I sensi di colpa
L’autorevolezza di un genitore si basa sulla fermezza e sulla piena adesione emotiva alle cose che dice e che decide.
Ciò che può inficiare o indebolire la fermezza con cui un genitore dice un “No” sono i sensi di colpa.
È possibile che la gravidanza difficile e la preoccupazione per lo stato di salute del vostro bambino abbiano attivato delle ansie e dei sensi di colpa che vi rendono cedevoli, poco fermi nello stoppare comportamenti poco adeguati.
In questi casi si sviluppa un atteggiamento di iper-protezione che può avere delle serie ripercussioni sulla crescita del bambino che, trovandosi sempre la strada spianata, non prende mai coscienza delle sue effettive risorse e viene lasciato in un’onnipotenza che però lo condanna a non riuscire a relazionarsi con gli altri.
L’importanza delle regole per lo sviluppo del bambino
Spesso noi adulti viviamo le regole come una sorta di “cattiveria” che facciamo ai figli, e non ci rendiamo conto dell’enorme importanza che hanno a livello dello sviluppo psicologico.
I bambini ne hanno un profondo bisogno, perché le regole orientano, ci permettono di interiorizzare ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ci fanno sentire protetti e ci aiutano ad arginare gli aspetti pulsionali che a volte invadono in modo incontenibile.
I bambini CHIEDONO ai genitori di essere fermati, aumentano la sfida, alzano il tiro finché non trovano qualcuno che finalmente mette un ALT, li contiene.
Dare dei limiti
Gli atteggiamenti di sfida e provocazione sembrano una richiesta estrema di ricevere un “alt” fermo, che aiuti il suo bimbo a contenere la sua rabbia e gli faccia sentire che ci sono adulti forti, autorevoli, che possano costituire per lui dei veri punti di riferimento.
Dare un limite a un bambino significa aiutarlo ad incanalare l’energia aggressiva in modo costruttivo e non distruttivo; significa dare indicazioni chiare su ciò che si può o non si può fare; significa fargli sentire che c’è qualcuno che si occupa di lui e lo ama al punto da ingaggiare una sfida faticosissima pur di trasmettergli dei valori. Se un bambino ha dei genitori che non sanno tenergli testa, come farà a sentirsi protetto?
Regole e conseguenze
È necessario chiarire che ci sono dei comportamenti accettati ed altri che non sono consentiti, sia a casa che a scuola, ed è necessario stabilire sia le regole che le conseguenze, qualora queste non vengano rispettate.
Non bastano i discorsi o gli inviti a mettersi nei panni degli altri, è necessario sperimentare che un certo comportamento ha delle conseguenze (non si guarda il programma preferito, non si esce, o altre cose che sapete essere importanti peri la vostro bimbo).
All’inizio ovviamente questo aumenterà la rabbia, e quindi l’opposizione, ma poi potrà permettere al vostro bimbo di sperimentare modalità diverse (che non prevedano provocazioni e sfide) di entrare in relazionee la possibilità di affidarsi ai suoi adulti di riferimento.