Quelle dediche ai nonni dei nostri campioni olimpionici…

Olimpiadi che non dimenticheremo, quelle di quest’anno. E non solo perché sono le Olimpiadi dell’”anno del Covid”, né per le meravigliose medaglie che i nostri atleti ci hanno regalato. Ma perché anche noi nonni abbiamo avuto il nostro riconoscimento, in momenti carichi di commozione.
Ci siamo commossi quando Antonio Dell’Aquila, questo meraviglioso ragazzo pugliese di Mesagne, la prima medaglia d’oro italiani in una specialità che forse molti di noi non avevano mai sentito nominare, il taekwondo, ha dedicato la sua vittoria al nonno, scomparso appena un anno prima. «Nonno è mancato un mese fa. Lui era sicuro che avrei vinto ed è a lui che dedico questa medaglia. L’altro giorno guardavo le sue foto e mi mancava troppo, mi pesa tantissimo la sua assenza, mi ha seguito passo dopo passo e si è purtroppo perso il momento più bello», ha detto il giovanissimo atleta dopo la vittoria.

Ci siamo identificati nelle parole pronunciate da Odette Giuffrida, l’atleta romana bronzo nel judo nella categoria -52 kg: «…ogni volta che mi sono trovata in situazioni difficili, quando ero stanca, sfiduciata, che non ce la facevo più, ho pensato a mia nonna che era un sole, sempre positiva, se n’è andata nel 2011 e ho portato il suo rosario con me, come avevo fatto a Rio. E grazie anche a mio nonno che c’è ancora e che invece di mettermi pressione prima che io partissi mi ha detto: tranquilla, non importa di che colore sarà la medaglia: portamela, e io te la dipingo d’oro».

E ci siamo emozionati nel vedere  il video di Mirko Zanni, l’atleta di Pordenone medaglia di bronzo nel sollevamento pesi della categoria 67 kg, che dedica la vittoria «oltre che agli allenatori, a mio nonno che purtroppo non c’è più, ma era con me in gara».

Tre ragazzi con storie diverse, che vengono da regioni diverse, ma accomunati da questo sentimento: il ringraziamento ai nonni, che hanno seguito la loro crescita, li hanno incoraggiati nella loro passione sportiva, hanno creduto in loro… Dediche tanto più significative in questo periodo storico in cui il Covid ha allontanato, almeno fisicamente, nonni e nipoti, costringendoli a quel “distanziamento sociale” che tanto ci è pesato. Ma che proprio per questo sono una testimonianza forte del legame profondo che si crea tra le generazioni, e di come le figure dei nonni possano lasciare un segno profondo e duraturo nei nipoti, in un ideale passaggio di testimone. Che è quello che desideriamo tutti!

 

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