La lunga quarantena dei nonni

Per noi nonni, non è ancora finita. Anzi, in qualche modo questa lunga quarantena, che ci ha costretto a casa per difenderci da un virus giunto all’improvviso a squassare le nostre vite, continua con uno strazio particolare: quello di non poter rivedere e riabbracciare in nostri cari, e soprattutto quello di dover stare lontano dai nostri nipoti. Un dolore che è quasi fisico: doverli vedere da lontano, doverli fermare quando ci vengono incontro con le braccine aperte, dover dire loro: “Facciamo un gioco: mandiamoci un bacino da lontano, come se ci fosse ancora lo smartphone a separarci…”. Per non parlare dei nonni che abitano in regioni diverse da quelle in cui vivono i loro figli, e che non possono neanche vederli, per quanto a “distanza di sicurezza”, ma sono costretti a continuare a contare solo sulle videochiamate…
La quarantena  infatti non solo ha modificato le nostre giornate, il nostro modo di rapportarci con gli altri, di stare insieme, di muoverci, di lavorare, ma ha lasciato degli strascichi anche nelle nostre famiglie, rivoluzionando i già complicati equilibri dell’organizzazione familiare anche ora anche ora che cominciamo a sperare che presto possa diventare un po’ meno rigida.

Per noi nonni, il rammarico è doppio: a quello di vederci sottrarre il calore “fisico” dei nostri affetti si somma infatti anche quello di non poter dare un aiuto concreto ai nostri figli che ora, con la ripresa delle attività lavorative mentre la scuola continua a essere chiusa, hanno il problema di trovare qualcuno che possa prendersi cura dei bambini.

Certo, capiamo che queste misure restrittive sono necessarie per noi della “terza età”: come ormai ci sentiamo ripetere da tempo, siamo la “classe” anagrafica che il Covid-19 colpisce con più spietatezza, e nessuno di noi vorrebbe correre il rischio di contrarre il virus dai nostri nipoti, che magari non presentano sintomi ma possono trasmettere l’infezione, né tanto meno di contagiarli.
Dall’altra parte, però, mordiamo il freno: alla paura e alla consapevolezza della nostra oggettiva vulnerabilità si mescola anche l’amarezza di non poter essere di aiuto alle famiglie dei nostri figli che avrebbero un grande bisogno di noi, e la voglia di metterci a disposizione. E poi, c’è quel senso di vuoto che avvertono tutti i nonni abituati a condividere almeno una parte del loro tempo con i nipoti e che ancora adesso, dopo oltre un mese di separazione forzata, devono accontentarsi di una telefonata, di una videochiamata, senza poter sentire il calore di quelle braccine che si stringono al nostro collo, senza poter accarezzare quelle testoline irrequiete e piene di vita. Ma dobbiamo resistere e imparare a inventarci nuove modalità per stare insieme ai nostri cari, sicuri che l’affetto resiste e resta immutato, a dispetto della distanza.

1 commento su “La lunga quarantena dei nonni

  1. Condividiamo pienamente l’articolo, ma per nonni come noi da lunedì 4 maggio i problemi aumentano in quanto nostra nipote, con genitori separati e che riprendono il lavoro, dovrà venire da noi oppure noi andare da lei. Per fortuna lo potrà fare a piedi perché la distanza è di soli 500 metri. Necessariamente dovrà venire a pranzo e dovremo tenere tutte le distanze, le mascherine e i guanti… Speriamo che almeno non ci vengano creati problemi nel percorso per l’autodichiarazione. Crediamo sia un problema generalizzato, che nessuno si è guardato dal risolvere e che perdurerà per alcuni mesi.

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