Essere nonni, oggi

“Nessuna carovana ha mai raggiunto l’utopia, però è l’utopia che fa andare le carovane”. Recita così un proverbio magrebino citato da Serena Zoli nel suo libro La generazione fortunata. E l’utopia, cioè lo sguardo lungo e fiducioso sul futuro, la capacità di non averne paura, ma di guardarlo come una promessa, è non solo ciò che “fa andare avanti” noi, la generazione di “nuovi nonni”, coloro che si affacciano a questa fase della vita accogliendola come una stagione piena di promesse, ma è anche ciò che oggi siamo chiamati a trasmettere ai nostri nipoti. Ed è il regalo più bello e più importante che noi, insieme ai genitori e a tutti coloro che si occupano a vario titolo dei bambini, possiamo fare loro: la capacità di sognare, la libertà di alzare gli occhi al cielo e di volare come frecce sicure con la fiducia di poter costruire il proprio destino e la propria felicità.

Un compito certo non facile e per noi nonni tutto da inventare. Un tempo, diventare nonni era il segno tangibile e quasi il simbolo dell’inizio di una stagione di ripiegamento e di declino; oggi, la “nonnità” è, come scrive Silvia Vegetti Finzi nel libro Nuovi nonni per nuovi nipoti, “un’identità da scoprire, una funzione da creare e, proprio per questo, entusiasmante. (…) Diventare nonni significa aprire un capitolo inedito della propria storia: sostituire il termine ‘fine’ con ‘segue’, abbandonare rimorsi e rimpianti riconoscendo di aver ricevuto dalla vita un dono che comporta un inestimabile supplemento di ‘gioventù’.”

Oggi non è solo cambiato il nostro atteggiamento nei confronti del mondo che ci circonda, ma anche il nostro rapporto con i nipoti, che ci vengono affidati sempre più spesso, soprattutto quando, come accade (o almeno, dovrebbe accadere… purtroppo non possiamo essere troppo ottimisti, vista la difficile crisi economica che stiamo attraversando), entrambi i genitori lavorano.
Stare vicini ai bambini però comporta la capacità di non chiudersi al cambiamento, di non guardare l’oggi attraverso le lenti del passato. Insomma, noi “nuovi nonni” dobbiamo sentirci parte attiva e viva del mondo e della società che ci circonda, senza giudicarli in base a preconcetti, ma con la lucidità e la saggezza che ci vengono anche dalle nostre esperienze e da quanto abbiamo vissuto.
Questi sono i nostri tempi, e noi vogliamo e possiamo viverli da protagonisti, nella nostra vita (con gli amici, gli interessi, le passioni, l’impegno per se stessi e per gli altri…) e accanto ai nostri nipoti, facendo con loro il tratto di strada che abbiamo davanti, interagendo con loro, imparando da loro, ascoltandoli, facendoci ascoltare, educandoli alla vera libertà, quella che nasce dall’espressione delle proprie potenzialità. Perché abbiamo molte cose  per le quali gioire ed emozionarci, da donare e da ricevere, per le quali lottare e sognare… insieme a loro.

2 commenti su “Essere nonni, oggi

  1. Non c’è dubbio che ” la nonnità” sia vissuta e pensata in modo nuovo. Spesso problematico, come mi sono resa conto grazie al mio blog, che sta per compiere il primo anno di vita. Si chiama “noinonne” (wordpress. com) Vi presento molti aspetti della nostra condizione, dalla cura dei nipoti neonati alle difficoltà dell’essere suocera, variamente commentate.

  2. Vorrei lanciare un appello a i nonni con figli separati per imparare a gestire meglio questa nuova realtà che sta aumentando e cambiando le nostre vite di nonni, spesso con la nostra complicità e incapacità di dire dei no anche ai figli.
    Penso che questo sia un grande problema sociale che investe molti di noi, per cui mi domando se non è arrivato il momento di dirci “nonni ribelliamoci”, proprio per amore dei figli!
    Cosa ne pensate? Un grazie comunque.

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