Essere nonni a distanza: l’esperienza di Paola Foti

nonna,-mamma-e-bambino-nel-pancione“Sono una nonna scrittrice e alla festa dei nonni ho voluto regalare un racconto sulla mia esperienza personale: Nonnità. I miei nipoti sono lontani e così ho voluto riflettere sul lungo vagabondaggio sentimentale che ho affrontato per non perdere il fil rouge coi loro.”

Si è presentata così, sulla pagina facebook di noinonni.it, Paola Foti, giornalista e scrittrice milanese. E naturalmente non ho potuto resistere al richiamo: sono corsa a procurarmi il libro (uscito in formato ebook su Amazon) e l’ho letto tutto d’un fiato.
Paola-Foti-nonnita-copertinaSettanta pagina di emozioni, un cuore messo a nudo, il racconto di un’esperienza di “nonnità a distanza” intessuta di sentimenti delicati e forti, di una vita – quella dell’autrice – che si intreccia inestricabilmente prima con quella delle figlie, poi con quella dei nipoti.

“Sì, è proprio così: nel libro ho cercato di raccontare tutto nel modo più preciso possibile, scavando in me e facendo riemergere tutti i ricordi di questi bellissimi anni, da quando mia figlia mi ha annunciato che sarebbe diventata mamma a ora, quando i ragazzi stanno ormai entrando nell’adolescenza e sento che è giunto il momento per me di fare un passo indietro”.

Paola Foti insieme ai suoi due bellissimi nipoti
Paola Foti insieme ai suoi due bellissimi nipoti

Sono parole di Paola Foti, che mi ha accolto nella sua bella casa milanese per parlare di “Nonnità”. Ma naturalmente partiamo parlando di lei, della sua vita movimentata e piena d’amore.

“Mi sono sposata giovanissima, a 17 anni, con un uomo molto più grande di me. Lui ne aveva 33 ed era il socio del fidanzato di mia sorella, che ha diversi anni più di me. Penso che mio padre non gli abbia mai perdonato di avermi portato via – sono stata una figlia molto amata! – ma non ha detto neanche una parola per dissuadermi da questo passo. Ho lasciato la scuola alla fine del secondo liceo classico, e poi ci sono tornata a 33 anni, nella stessa scuola che avevo frequentato da ragazza, e che allora frequentavano le mie figlie, per prendere la maturità e poi laurearmi in filosofia.
Allora però non ci ho pensato su un attimo: mi sono lasciata tutto alle spalle e a 19 anni avevo le due figlie.
Ho sempre avuto una grande passione per la scrittura, e già da ragazza avevo scritto un racconto, di cui parlo nel libro. Ho ripreso subito dopo la nascita di Monica, la mia prima figlia: il primo racconto l’ho scritto sul suo fasciatoio. Ed è stato pubblicato da una rivista. Da allora non ho più smesso di scrivere, per tantissimi giornali.”

Com’è stato il tuo rapporto con le figlie?
“Un rapporto strettissimo: d’altra parte, ero così giovane quando le ho avute! Siamo sempre state molto unite e lo siamo ancora, nonostante la lontananza: Monica ha viaggiato molto per il suo lavoro, anche se vive a breve distanza da me; Patrizia, la più giovane, ha sposato un francese e vive a Parigi. È lei che mi ha regalato i miei due splendidi nipoti e mi ha permesso di vivere la straordinaria esperienza della ‘nonnità’, fidandosi di me, affidandomi i bambini, confidandosi e confidando sul mio aiuto”.

Come racconti nel libro, hai vissuto in prima persona la nascita di tuo nipote.
“Sì, nel libro ho raccontato per filo e per segno quei momenti: le diciotto ore di attesa in corridoio, l’ansia che qualcosa potesse non andare bene, il momento in cui il papà è uscito stringendo tra le braccia quel batuffolo… Un’emozione che, immagino, è di tutte le nonne, ma che è sempre unica e indimenticabile”.

E poi?
“Poi ho continuato a fare la spola tra Milano e Parigi ogni volta che ho potuto. Certo, la lontananza mi pesava: quando ero a Milano mi sembrava di perdermi dei momenti fondamentali della crescita dei bambini. Ma quando andavo a Parigi mi rifacevo: giocavamo e inventavamo giochi(e io mi rotolavo per terra con loro), li portavo ai giardini, li accompagnavo a scuola, andavamo a mangiare al ‘Macdò’ (cosa che loro adorano)… E poi c’erano le vacanze, in una splendida casa che la famiglia di mio genero ha in Normandia. Devo dire che sono stata favorita dall’ordinamento scolastico francese: ogni due mesi i ragazzi hanno due settimane di vacanza, e quello era il mio momento. Insieme a mia figlia, programmavo le visite in modo da essere lì proprio in quei giorni, così mi godevo i nipoti e davo anche una mano a Patrizia.”

Come mai hai deciso di scrivere questo libro proprio ora?
“Ormai i miei nipoti sono entrati nell’adolescenza: Martin ha quindici anni, Remy poco meno. Sento che si è chiusa un’epoca: è finito il tempo de giochi insieme, degli abbracci e dei baci, delle confidenze… Certo, l’affetto rimane, ma ormai loro sono entrati in un’altra fase, e sento che devo rispettare questo cambiamento, fare un passo indietro”.

La guardo, cercando le tracce di un po’ di malinconia. Ma no, Paola è serena: è una donna saggia, e sa che anche la “nonnità” ha le sue stagioni, e che va bene così.

Se volete saperne di più, visitate il sito di Paola: www.nonnita.it

Annalisa Pomilio

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