Diventare nonna: cuore in subbuglio per l’annuncio

Ci scrive una “futura nonna” per raccontarci tutte le emozioni dell’annuncio e dei primi giorni, dopo aver saputo che avrebbe avuto un nipotino. Accogliamo e pubblichiamo volentieri la sua testimonianza.

E così, mi sono ritrovata in lacrime anch’io. Dopo aver visto tante mie amiche, aver raccolto le loro confidenze con quella tenerezza mista però anche a un po’ di scetticismo di chi “non ci è passata”, quella frase sperata, ma nonostante questo inaspettata, “mamma, volevamo dirti una cosa: aspettiamo un bambino!” mi è arrivata dritta al cuore: ho realizzato ancora prima di capire, ancora prima che il mio cervello avesse modo di mettere in fila le parole, che la mia vita era cambiata. E sono stata travolta dall’emozione.

Certo, non immaginavo che sarebbe successo così: a distanza, al telefono, senza potermi neanche precipitare a stringermi al cuore questi due ragazzi così giovani, così colmi di amore e di entusiasmo. Questi ragazzi che a breve saranno genitori, il cui amore è tanto grande da espandersi in una nuova vita, da abbracciarla, da farla crescere in loro.
Il Covid ha fatto anche questo: pur abitando abbastanza vicini, siamo sul territorio di due comuni diversi e qualche tempo fa, quando mia figlia mi ha messo a parte di questa bellissima notizie, non potevamo incontrarci. E anche se non me lo avessero imposto i divieti, avrei avuto il terrore di poter essere proprio io a trasmetterle inconsapevolmente il virus.
Un virus tiranno, tanto che neanche il futuro papà ha potuto essere presente alla prima ecografia. E sapere la “mia bambina” sola su quel lettino, immaginare l’emozione di vedere per la prima volta quel cuoricino che batte, mi riempie di una doppia tenerezza. Ricordo me stessa, ricordo com’ero quasi sopraffatta dalle stesse emozioni, e mi sembra quasi di riviverle nel suo racconto.

Certo, ora ho finalmente potuto vederli e abbracciarli, questi due neo-futuri genitori, parlare “dal vivo” con loro di questa vita che accolgono, che c’è già anche se ancora non possiamo vederla, ma intorno alla quale si intreccia un tessuto di sogni e di amore.
Emozioni diverse, quelle che mi assalgono. C’è la gioia, la tenerezza per mia figlia, la riconoscenza perché la vita mi ha riservato questa gioia. Ma c’è anche la preoccupazione, quella preoccupazione che non ho mai avuto, quando ad aspettare un bimbo ero io. È l’antico istinto di protezione delle mamme, che vorrebbero anche ora, anche qui, tenere al riparo i loro bambini da ogni inciampo. Una preoccupazione che, lo so, ogni tanto si insinuerà nel mio cuore, che mi taglierà il fiato. È una preoccupazione che nasce anche dai tanti anni vissuti, dall’esperienza, dalla paura tipica dei vecchi, quale sono, che si sono accorti che il corpo può tradire, che il proprio corpo li ha traditi già qualche volta.
Ma su tutto c’è la gioia, quella che permette di gettare il cuore oltre l’ostacolo, di alzare gli occhi e di vedere il proprio orizzonte allargarsi e illuminarsi, per guardare al futuro con speranza.

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