Culle vuote e nidi

Ormai ci siamo abituati e non ci stupiamo nemmeno, ma i numeri sono sempre più allarmanti: in Italia assistiamo a una drammatica diminuzione del numero delle nascite, che si abbassa ogni anno di più. Non siamo più solo a “crescita zero”; siamo in piena decrescita demografica, ben al di sotto delle quote che permetterebbero anche solo di mantenere la popolazione al livello attuale, e con un drammatico squilibrio nel rapporto anziani/bambini (in base agli ultimi dati, in Italia c’è un solo bambino ogni cinque “nonni”). E calcoli recenti ci dicono che nel 2050 saremo 5 milioni in meno!

Nonostante questo, l’iscrizione al nido dei bambini continua a essere per le famiglie un percorso a ostacoli frustrante, spesso destinato a fallire. I nidi sono pochi, con posti limitati (ancora più ridotti per i bambini sotto l’anno di età), con orari che non riescono a coprire l’effettivo orario di lavoro dei genitori (che, nelle grandi città, devono mettere in conto anche i tempi per gli spostamenti), costosi (anche quelli comunali; quelli privati, poi, raggiungono cifre difficili da sostenere per le famiglie, anche quelle di reddito medio). Risultato: in molti casi, sono i nonni a occuparsi dei nipotini nei primi anni di vita, quando le mamme tornano al lavoro.

Tutto bene allora? Certo che no! Con l’età della pensione che aumenta sempre di più, i nonni, anche quelli animati dalle migliori buone intenzioni e che hanno la fortuna di vivere abbastanza vicino ai figli, non sono in condizione di assicurare alle famiglie l’appoggio di cui hanno bisogno. Appoggio che spesso forniscono in termini economici, anche perché oggi, tra lavoro precario e lavoro pagato male e che non garantisce una vita dignitosa, per le famiglie l’aiuto che arriva dallo stipendio o dalla pensione dei nonni è prezioso!
La conseguenza di questa spirale è che con l’aumento dell’età della pensione aumenta anche l’età in cui si mette al mondo il primo figlio – ormai sempre più spesso l’unico.

Una realtà che noi nonni guardiamo con preoccupazione, pensando al carico che i nostri pochi nipoti si troveranno sulle spalle, ma anche con dolore, sentendoci defraudati di quello sguardo lungo e aperto al futuro e alla speranza che sempre, anche nei periodi di crisi e di difficoltà, ci regalano i bambini.

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