Anziani e felici! I risultati di uno studio

Avere una terza età serena. È quello che ci auguriamo tutti. Ma esiste una “ricetta” che ci permetta davvero di affrontare con serenità questa fase della vita? Beh, naturalmente una “ricetta” non c’è, ma c’è uno studio molto ampio e interessante condotto negli Stati Uniti e in grado di darci, pur nelle differenze di tradizioni e di cultura, alcuni elementi su cui riflettere.

Ma cominciamo dal principio. La ricerca parte più di 80 anni fa, nel lontano 1938, ed è condotta dall’Università statunitense di Harward. La scommessa è davvero ambiziosa: seguire un gruppo di quelli che allora erano ragazzi nel corso degli anni, per “misurare” non le loro carriere o il successo professionale e sociale, ma la loro “felicità”, cioè il grado di soddisfazione e di serenità con cui guardano alla vita, e alla propria vita.
La ricerca è iniziata con 268 studenti all’interno dell’Università, ma poi si è estesa e ha finito col riguardare 729 persone di diversa estrazione sociale, intervistate non telefonicamente o attraverso questionari, ma di persona, con domande sulla salute, il lavoro e la famiglia. Insomma, un campione notevole, seguito per un lasso di tempo lunghissimo da diverse generazioni di ricercatori!

Ebbene, quali sono i risultati di questa ricerca? Li sintetizza bene Robert Waldinger, il direttore dell’Harvard Study on Adult Development dell’università di Harvard. E non fanno che confermare, in chiave diversa, quello che tante scuole filosofiche, ma anche insegnamenti religiosi, ci ripetono da millenni: a darci serenità non sono i soldi e il successo, ma le relazioni, la rete di affetti che abbiamo saputo costruire intorno a noi.
Non si tratta solo della famiglia, anche se la famiglia, in una società come quella italiana, ha sicuramente un peso maggiore rispetto alla società statunitense. Però anche qui i figli vanno via di casa, spesso a vivere altrove, com’è giusto che sia, e i legami si allentano. E non si tratta neanche solo del rapporto con il coniuge, che certo è importante e andrebbe “reinventato” in ogni fase della vita. A dare ricchezza e spessore alla vita sono invece le amicizie, quei “fratelli elettivi” che ci siamo scelti e creati nel corso del tempo e che ci hanno accompagnato lungo il cammino. Gli amici dell’adolescenza, certo, che spesso sono quelli che rimangono al nostro fianco nel corso di tutta la vita; ma anche le nuove relazioni, quelle per esempio che siamo stati capaci di costruirci sul luogo di lavoro o attraverso i nostri figli.
È tutta questa rete di fili invisibili che ci aiuta a essere sereni, a guardare al futuro con serenità (o a contenere la paura, che è la stessa cosa), a uscire di casa, coltivare i nostri interessi, confrontarci. E, insomma, ci aiuta a restare attivi, aperti al mondo, pronti a tendere la mano se qualcuno ha bisogno del nostro aiuto, ma anche a chiedere aiuto (cosa non sempre scontata!), e quindi protegge anche la nostra salute.

Se volete saperne di più, guardate questo video di Robert Waldinger (è in inglese, ma potete anche attivare l’opzione di sottotitoli in italiano):

robert_waldinger_what_makes_a_good_life_lessons_from_the_longest_study_on_happiness

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